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La Parola di Vita


settembre 1997

«Se uno vuole essere il primo, sia
l'ultimo di tutti e il servo di tutti»
(Mc 9, 35).


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«Un giorno disse Gesù ai suoi discepoli: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?" Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti"» (cf. Mc 9, 33-35).
L'ambizione di essere il più grande, dice come gli apostoli avessero un concetto ancora terreno del regno instaurato da Cristo.
Invece, con le sue parole, Gesù è chiaro e rivoluzionario:


«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti»

La vera grandezza del discepolo sta nel servire, nel servire a fatti.
In questo passo, la parola «servo» significa servizio concreto, che in origine voleva dire: servizio a tavola.
Gesù, nonostante la sua autorità, non si è mai comportato come coloro che dominavano sugli altri, ma come servo, e così anche con i suoi discepoli.
Il servizio, che Gesù vuole dai suoi, è un amore pronto a dare ogni cosa, anzi a donare anche la propria vita come ha fatto lui. La Chiesa primitiva considerava la passione di Gesù, sopportata fino alla morte, come il supremo servizio che egli ha reso.


«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti»

Con questo suo detto, Gesù non condanna l'aspirare ai posti di responsabilità, ma afferma che, nell'ambito della comunità cristiana, i chiamati a governare devono adempiere il loro mandato con spirito di servizio.
Sin dalle origini, nella Chiesa, questa parola di Gesù è stata applicata ai responsabili della comunità; la tentazione di comandare e di dominare è infatti facile per chi è in posizione di autorità.
Gesù rifiuta ogni tipo di direzione e di governo basato sul dominio, sull'ambizione, sullo sfruttamento. L'autorità non deve diventare potere.


«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti»

Questa parola, nel Vangelo di Marco, ha la forma di una regola generale: essa vale per tutti, non soltanto per chi ha responsabilità.
Il servizio è per ogni persona il modo di impostare la propria vita. Non c'è che questa regola, ed essa esige la conversione e chiama a vivere veramente contro-corrrente.
La Chiesa è servizio all'interno, e nei riguardi dell'umanità.


«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti»

Come viviamo, allora, questa Parola?
Facciamo tutto quanto dobbiamo fare in spirito di servizio, tanto se il nostro lavoro è diretto all'espansione del regno di Dio, quanto se è svolto fra le mura domestiche o rivolto al bene della comunità civile.
Se vediamo Cristo in ogni prossimo con cui trattiamo: dipendenti, superiori, eguali (egli ritiene fatto a sé quanto facciamo agli altri, specie ai più umili), ci sarà più facile quest'atteggiamento.
Serviamo sempre, serviamo tutti, serviamo bene. Che Dio ci dia di sbalordire il mondo inficiato di superbia, affamato di dominio, col nostro atteggiamento cristiano disinteressato, di servizio.
Cristo allora apparirà più comprensibile, e luminose saranno le conseguenze della rivoluzione che porta il Vangelo. La croce perderà quel significato oscurantista, che le si vuole a volte attribuire e si ergerà non solo come prezzo della salvezza, ma anche come simbolo della libertà umana.
Abbiamo un programma radicale ed affascinante. Non lasciamocelo sfuggire!


Chiara Lubich



Il presente commento ad un brano tratto dalla liturgia del mese e proposto per informare la vita quotidiana viene tradotto in 84 lingue e idiomi, e raggiunge oltre 14 milioni di persone in tutto il mondo, attraverso stampa, radio, televisione ed internet.

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