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La Parola di Vita


ottobre 1997

«Chi non accoglie il regno di Dio come
un bambino, non entrerà in esso»
(Mc 10, 15).


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Forse questa frase del Vangelo non t'è mai stata chiara. Forse vorresti sapere il significato della parola "bambino", così importante da decidere per ognuno l'entrata o meno nel regno di Dio, diremmo oggi nel luogo dove la legge di Cristo è vissuta.
Fa' attenzione. Cerco di spiegartela.
Non credere che Gesù voglia fare qui un'apoteosi delle virtù del bambino. Ha altro in mente.
Gesù, portando come modello il bambino, intende mettere in evidenza la sua naturale disposizione di fronte ai grandi, di fronte ai genitori, ad esempio. È una disposizione di assoluta fiducia, di abbandono completo. Il bambino sa che la sua vita è nelle mani di chi è più maturo, più forte, più esperto di lui e non dubita dell'amore.
Ora, chiunque tu sia, anche se sei una persona importante nel mondo, anche se ti senti un maestro, se sei uomo di governo o qualcuno che ha responsabilità su altri; anche se conosci molte lingue e hai viaggiato il mondo; anche se sei uno scienziato, un filosofo, un economista, o uno scrittore, non puoi entrare nel regno dei cieli se non ti poni come un bambino di fronte a Dio.


«Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso»

Gesù dice: «Chi non accoglie...»
Il regno di Dio va dunque "accolto". È un dono che Dio ti fa.
Non c'è infatti nessuno sforzo umano, nessun tentativo ascetico, nessuno studio o ricerca intellettuale, che ti possano far entrare nel regno di Dio. È Dio stesso che ti viene incontro, che si rivela con la sua luce o ti tocca con la sua grazia.
E non c'è nessun merito che tu possa vantare o su cui tu ti possa appoggiare per aver diritto ad un tale dono di Dio. Il regno ti viene offerto gratuitamente.


«Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso»

Saper accogliere un dono è una cosa normale per un bambino, che ha bisogno di tutto, che riceve tutto dagli altri per sopravvivere, per crescere.
Osservi? Egli è piccolo e si comporta come tale.
Anche tu. Non far come gli "adulti" che si credono grandi e importanti, e finiscono per sentirsi così, non solo davanti agli uomini, ma anche di fronte a Dio.
Il bambino sa di non sapere e di avere molte cose da imparare. Così tu. Non essere come gli "adulti", che sono ricchi della propria cultura o della propria esperienza.
Per il bambino è facile credere. Pure tu. Non avere quella corazza di diffidenza che molti uomini si sono costruiti col tempo.
Il bambino è all'inizio della vita, aperto a qualsiasi avventura. Anche tu, non porre ostacolo a cominciare la vita del Vangelo e a continuare durante la tua vita in quella novità.


«Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso»

Gesù ha pronunciato questa frase proprio quando i discepoli impedivano ai bambini di avvicinarsi a lui. Essi condividevano la mentalità comune, secondo cui i bambini sono esseri immaturi, di poco conto, e volevano quindi evitare che disturbassero il Maestro. Gesù invece li chiama, li stringe a sé, stende le mani su di loro, li benedice, li pone come modello ai suoi discepoli dicendo: «A chi è come loro appartiene il regno di Dio».
Il regno di Dio è dei bambini, così come è dei poveri, dei perseguitati, di coloro che hanno fame e sete di giustizia.
I bambini hanno dunque un posto privilegiato nella comunità dei cristiani, anche perché Gesù ci insegna ad amare in modo particolare coloro che sono messi ai margini, o disperati, o bisognosi, o minimi.
Non solo, ma con la loro sola presenza, i bambini ti ricordano che, senza essere "come loro", non puoi né entrare né rimanere nel regno di Dio.


«Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso»


Chiara Lubich



Il presente commento ad un brano tratto dalla liturgia del mese e proposto per informare la vita quotidiana viene tradotto in 84 lingue e idiomi, e raggiunge oltre 14 milioni di persone in tutto il mondo, attraverso stampa, radio, televisione ed internet.

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