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La Parola di Vita


gennaio 1998

«Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza»
(Rm 8, 26).


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Non è un caso che con questa Parola si apra il 1998, anno dedicato, per la Chiesa cattolica, allo Spirito Santo, nella preparazione al terzo millennio. Ed è significativo anche il fatto che sia stata scelta come Parola-guida da tutte le Chiese per la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
È lo Spirito Santo, infatti, all'origine di ogni rinnovamento spirituale, di ogni sforzo verso l'unità, di ogni anelito di santità.
Ma come si manifesta, come agisce nella nostra vita e come possiamo metterci al passo con la sua azione?


«Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza»

Guardiamo agli inizi della Chiesa. Dopo la morte di Gesù e anche dopo la sua risurrezione, gli apostoli erano ammutoliti, timidi, impauriti, chiusi in casa. Scende lo Spirito Santo ed eccoli con enorme coraggio, per le strade e le piazze, a parlare con tale fuoco da sembrare ubriachi. S'incamminano per il mondo e affrontano intrepidi ogni persecuzione.
E la forza dello Spirito accompagna poi la comunità cristiana nei suoi venti secoli di vita con miracoli di luce, di grazia, di capovolgimenti, di rinnovamento. Pensiamo al cammino della Chiesa, dai Concili ai vari Movimenti spirituali che sempre così tempestivamente ha suscitato.
Ma la Parola di vita di questo mese ci dice qualcosa di molto profondo e importante per la vita individuale e sociale di ciascuno di noi.


«Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza»

Il passo di Paolo poi continua: «Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili» (Rm 8, 26).
Anche le parole del Padre Nostro, e il nome Abbà, Padre, sulle nostre labbra debbono nascere dallo Spirito Santo. Dice sant'Agostino che senza di Lui (lo Spirito Santo) grida a vuoto Abbà chiunque lo grida.¹
Dunque c'è una relazione strettissima fra lo Spirito Santo e la preghiera sia individuale che collettiva. Quando preghiamo, al di là delle nostre parole, dei nostri sentimenti, dal più profondo del nostro cuore, da Colui che è più intimo a noi di noi stessi, sale una supplica incessante e ineffabile: è la corrente d'Amore, è la comunione fra le persone della SS.Trinità che ci viene così partecipata.


«Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza»

Come vivere questa Parola?
Basta pensare a quante volte nella nostra vita personale constatiamo tutta la debolezza, la fragilità, l'impotenza di fronte a situazioni che appaiono più grandi di noi, a pericoli, a prove e tentazioni che sembra impossibile superare. Ebbene, è proprio in questi momenti in cui anche la preghiera, a volte, può sembrare inefficace e vuota, che «lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza».
E lo fa suscitando in noi una nuova fede nell'amore di Dio, la cui «potenza - riferisce Paolo - si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12,9).
Ma c'è una preghiera in cui l'aiuto dello Spirito e la sua presenza diventano quasi tangibili, anche se sempre in modo misterioso e profondo. È la preghiera che ci ha indicato Gesù quando ha detto: «Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 19-20).
Il segreto dell'efficacia di questa preghiera è tutto in quel «nel mio nome» che significa: in Gesù, nella sua parola vissuta, nei suoi comandi attuati, primo fra tutti quello dell'amore scambievole.
È allora che Gesù si fa presente con il suo Spirito che è l'anima della comunità. E la nostra preghiera è la sua preghiera al Padre, e dal fondo del nostro cuore lo Spirito Santo intercede per noi, per ottenere anche ciò che non avremmo né le forze, né il coraggio di domandare.


«Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza»

C'è un proverbio della saggezza popolare che dice: «Aiutati che Dio ti aiuta». Alla luce del Vangelo sappiamo quale sia l'aiuto che possiamo darci: mantenere fra noi l'amore reciproco pronti sempre al dono, al servizio del fratello e della sorella, chiunque sia.
E allora sperimenteremo una forza nuova, una spinta che viene dall'Alto, una particolare atmosfera che tonifica e mobilita risorse impensate. È l'atmosfera che si crea dove due o più vivono uniti nel nome di Gesù.
Lo Spirito Santo, che è il respiro di Gesù e l'atmosfera del Cielo, è anche respiro del suo Corpo mistico, la Chiesa. Lo Spirito Santo è anche l'anima della Chiesa in quanto «tanto intimamente tutti unisce in Cristo, da essere il principio dell'unità della Chiesa».²
L'esperienza dello Spirito, il suo aiuto nell'illuminarci a vivere in spirito di verità e carità, è il contributo più prezioso che i cristiani possono dare a quell'ecumenismo di popolo che fa pregustare i tempi della piena comunione fra tutte le Chiese. Così questo mese, con tutti i cristiani, preghiamo e viviamo impegnandoci ad essere fedeli allo Spirito Santo per prepararci ad accogliere il dono dell'unità visibile.


Chiara Lubich



¹ Cf Discorso 71, 18, 29 in Opera Omnia XXX/1, Roma 1982, p. 443. ² UR 2.

Il presente commento ad un brano tratto dalla liturgia del mese e proposto per informare la vita quotidiana viene tradotto in 84 lingue e idiomi, e raggiunge oltre 14 milioni di persone in tutto il mondo, attraverso stampa, radio, televisione ed internet. Viene anche pubblicato sul periodico Città Nuova.

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