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La Parola di Vita


febbraio 1998

«Ciò che volete gli uomini facciano a
voi, anche voi fatelo a loro»
(Lc 6, 31).


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Hai mai provato una sete d'infinito? Hai mai sentito nel tuo cuore il desiderio struggente d'abbracciare l'immenso? O forse: hai mai avvertito nel tuo intimo l'insoddisfazione per quello che fai, per quello che sei? Se così è, sarai felice di trovare una formula che ti dia la pienezza che agogni; qualcosa che non lasci rimpianti di giorni che se ne vanno semivuoti...
C'è una parola nel Vangelo che fa pensare e che, compresa appena un po', fa trasalire di gioia. In essa è condensato quanto dobbiamo fare nella vita. Riassume ogni legge impressa da Dio in fondo al cuore di ogni uomo. Sentila:


«Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro»

Tale frase è chiamata "regola d'oro".
L'ha portata Cristo, ma era già conosciuta universalmente. L'Antico Testamento la possedeva ed è patrimonio di tutte le grandi religioni mondiali. Questo dice quanto stia a cuore a Dio: come Egli voglia che tutti gli uomini la facciano norma della loro vita.
È bella a leggersi e suona come uno slogan. Sentila ancora:


«Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro»

Ogni prossimo - uomo o donna - che incontriamo nella giornata, amiamolo così.
Immaginiamo di essere nella sua situazione e trattiamolo come vorremmo essere trattati noi al posto suo.
La voce di Dio che abita dentro di noi ci suggerirà l'espressione d'amore adatta ad ogni circostanza.
Ha fame? Ho fame io - pensiamo. E diamogli da mangiare.
Subisce ingiustizia? Sono io che la subisco!
È nel buio e nel dubbio? Lo sono io. E diciamogli parole di conforto e condividiamo le sue pene e non diamoci pace finché non sarà illuminato e sollevato. Noi vorremmo essere trattati così.
È un portatore o una portatrice di handicap? Voglio amarli fino a sentire quasi nel mio corpo e nel mio cuore quella menomazione e l'amore mi suggerirà l'espediente esatto per farli sentire uguali agli altri, anzi con una grazia in più, perché noi cristiani sappiamo quanto il dolore valga.
E così con tutti e tutte, senza discriminazione alcuna fra simpatico e antipatico, fra giovane e anziano, fra amico e nemico, fra compatriota e straniero, fra bello e brutto, fra quello della tua religione o di un'altra. Il Vangelo vuole si ami tutti e tutte.
Mi pare di udire un brusio generale...
Capisco... forse queste mie parole sembrano semplici, ma quale mutamento richiedono! Quanto sono lontane dal nostro usuale modo di pensare e d'agire!
Ma coraggio! Proviamo.
Una giornata così spesa vale una vita. E alla sera non riconosceremo più noi stessi. Una nuova gioia ci inonderà. Una forza ci investirà. Dio sarà con noi, perché è con coloro che amano.
Le giornate si susseguiranno piene.
A volte forse rallenteremo, saremo tentati di scoraggiarci, di smettere. E vorremmo tornare alla vita di prima...
Ma no! Coraggio! Dio ci dà la grazia.
Ricominciamo sempre.
Perseverando, vedremo lentamente cambiare il mondo attorno a noi.
Capiremo che il Vangelo porta la vita più affascinante, accende la luce nel mondo, dà sapore alla nostra esistenza, ha in sé il principio della risoluzione di tutti i problemi.
E non avremo pace finché non comunicheremo la nostra straordinaria esperienza ad altri: agli amici che ci possono comprendere, ai parenti, a chiunque ci sentiamo spinti a darla.
Rinascerà la speranza


Chiara Lubich



Il presente commento ad un brano tratto dalla liturgia del mese e proposto per informare la vita quotidiana viene tradotto in 84 lingue e idiomi, e raggiunge oltre 14 milioni di persone in tutto il mondo, attraverso stampa, radio, televisione ed internet. Viene anche pubblicato sul periodico Città Nuova.

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