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il cinema e l'arte del romanzo

4. Verga o Visconti: riflessi in uno specchio

di Michele Nardecchia


La presenza della letteratura e di una certa letteratura in particolare nei film di Visconti è una costante che domina tutto il cinema di questo autore. Anche il suo cinema solo "pensato", una sua idea di un soggetto, le poche pagine di una sceneggiatura, appena abbozzata, che non avranno mai il loro naturale esito nella realizzazione di un'opera cinematografica, hanno sempre come fonte di ispirazione la letteratura del Decadentismo. Basti pensare all'ipotesi di traduzione di "l'Amante di Gramigna" di Verga, che doveva segnare l'esordio nella regia cinematografica di Visconti, ma che venne bocciata sul nascere dalla censura fascista, e al suo progetto sempre accarezzato, ma mai portato a termine, di un film tratto dalla "RECHERCHE" di Proust. Nell'accostarsi a "I Malavoglia" Visconti compie forse una delle operazioni più esemplari di traduzione dalla letteratura al Cinema. Innanzitutto esiste una fedeltà al testo abbastanza precisa: i luoghi , i personaggi, i paesaggi, che appaiono nel film sono gli stessi descritti da Verga nel suo romanzo. Ma la fedeltà assume anche i caratteri di una vera e propria ricerca filologica, come si può notare in alcuni dialoghi del film; esempio un brano della scena LXXI Visconti: Don Salvatore---Pa'rranu picchi' siti'na bedda carusa! (--parlano perché siete una bella ragazza) ; VERGA: e se don Michele trovava la Lia sola se la guardava negli occhi, tirandosi i mustacchi, berretto gallo nato. Verga -messo alla sgherra, le diceva che bella ragazza che siete-comare Malavoglia. Visconti - Don Salvatore "Ma com'è canun ci pinzati a maritarvi? (--ma come mai no ci pensate a sposarvi?); Verga - Come va che non siete maritata ancora - le diceva anche Don Michele - ella si stringeva nelle spalle e rispondeva che non lo sapeva.
Lucia "ca pi ora--nun m'a' di ttu' a Testa (perché finora non ci ho mai pensato!)
Tale aderenza con il modello originario verghiano non impedisce tuttavia, a Visconti di condurre una propria autonoma rilettura e riscrittura del testo letterario. In altri termini è il film stesso che diventa romanzo. L'attualizzazione della vicenda de "I Malavoglia", incarnata nella famiglia Valastro del film, la lettura in chiave politica dei conflitti sociali e delle contraddizioni esistenti in una certa Italia della fine degli anni quaranta, contribuiscono a rendere esplicita una visione moderna dell'opera del Verga: "una vera e propria rilettura critica, tale da sopravanzare d'un balzo tutta la saggistica sul Verga, facendoci accorgere che dell'artista siciliano mai è stata data un' interpretazione realistica, ma sempre si è rilanciata la sua poesia entro i termini di un romanticismo critico, cui premeva soprattutto la trasfigurazione delle cose e non le cose in sé poetiche perché intatte". L'incontro tra Visconti e Verga non è episodico e legato solamente alla realizzazione di "La terra trema".



La poetica e la visione esistenziale dello scrittore siciliano trovano in Visconti L'autore cinematografico più pronto a tradurle con continuità in tutte le opere successive.
Se volessimo unire sotto un'unico titolo i film di Visconti, potremmo chiamarlo "i vinti", cosi come Verga aveva intitolato il ciclo dei suoi romanzi. Come gli eroi verghiani, i personaggi di Visconti sono degli sconfitti: sconfitti dalla società, dalla storia, dalla vita stessa, che non permette di scegliere liberamente le vie del proprio destino e di poter spezzare -pena la sconfitta, appunto- le catene entro le quali la sorte ha posto ciascuno di loro.
Comunque è da sottolineare come Visconti sia riuscito a ricreare un opera totalmente autonoma, pur ispirandosi ad un testo letterario, per giunta il più importante del nostro Verismo. Certamente le circostanze storiche e ambientali sono favorevoli nel determinare questo passo in avanti importante da parte del Cinema nei confronti della letteratura. C'è l'esigenza ormai non più reprimibile, di un cinema che racconti e testimoni l'Italia del tempo, descritta nelle vicende intellettuali e collettive di un Popolo alla ricerca di un presente e di un futuro migliori. C'è la necessità di un rinnovamento morale che passa anche e soprattutto, attraverso il Cinema diventato il veicolo primario per la circolazione di nuove idee e per l'allargamento delle coscienze politica e civile degli spettatori;
c'è la capacità dei nostri cineasti di far assurgere un cinema povero, come quello italiano di quegli anni, privo di mezzi e senza un industria solida alle spalle, a una vera e propria lezione di stile. E c'è non ultimo un autore, come Luchino Visconti, il quale scopre in quel determinato periodo storico la continuità culturale ideale, tra il nostro Verismo letterario e il neorealismo, una continuità che viene messa in evidenza proprio dalla riscrittura che Visconti fa di Verga, aggiungendo quei motivi politici e sociali, i quali rendono l'opera del regista -ma anche dello scrittore- attuale e in stretta connessione con la realtà italiana di quegli anni.
Con Visconti il Regista diventa a sua volta autore di un altro testo, quello cinematografico, che sta alla base di un altra composizione narrativa, il film che è l'occasione ed il mezzo per esprimere, in piena autonomia creativa, un altro universo, differente da quello dello scrittore. Visconti ha conferito al film la stessa dignità del romanzo, senza subalternità di sorta e timori reverenziali, il film stesso è diventato romanzo.




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15 maggio 1998
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