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La cena
di Ettore Scola
con Vittorio Gassman, Fanny Ardant, Stefania Sandrelli, Rolando Ravello.

20 Dicembre 1998


Un tempo il cinema di Scola aveva la capacità di sbucciare con disincantata disinvoltura il frutto marcio dell'italiano medio, soffermandosi nell'attenta analisi delle cause e degli effetti che il quotidiano subiva dal continuo concatenarsi del pubblico con il privato. "La Cena", con la struttura descrittiva di un microcosmo universale, si ricollega ad altri film sugli italiani diretti da Scola, "La Terrazza" e "La Famiglia", ma la satira di costume diventa commedia sociale rinunciando al compito di graffiare e lasciando posto ad un incantata voglia che tutto vada a finir nel modo migliore. L'esplicito di alcuni dialoghi consente un più lineare svolgimento narrativo con il risultato di raccontare situazioni, piuttosto che di rifletterci intorno, facendo prevalere la direzione degli attori sulla multilateralità semantica della sceneggiatura, le due componenti caratteristiche del cinema di Ettore Scola. La scena è dominata dall'agire dei personaggi, immediatamente distinguibili attraverso un' iconografia precostituita, anche se propriamente sfruttata; l'unico tra di questi che non è italiano non fa che fotografarli, anche nei momenti peggiori, ponendosi super partes nell'identificazione sociale ed identificandosi come regista-impressionista della società contemporanea. Il professore interpretato da Vittorio Gassman, riesce a comprendere gli animi dei conviviali e con il suo gaio sbeffeggiare è il loro filo conduttore , ed è lui che nel finale giustifica "Il gioco" con raccomandata serietà, quasi a illustrare didatticamente la scelta di registro con cui l'autore ha voluto colorare il film.

(R.C.)


L'allievo
di Bryan Singer
con Brad Renfro, Ian McKellen.

9 Novembre 1998


Capita davvero spesso di sbagliarsi sul conto di questi (presumibilmente) talentuosi cineasti americani: Singer, l'autore de "I soliti sospetti", delude ogni ragionevole aspettativa con questo film impersonale, dal taglio televisivo. Tratto dall'infinito pastone letterario di Stephen King, "L'allievo" mette insieme un certo numero di situazioni tipiche della clandestinità dei criminali nazisti: un vecchio torturatore di ebrei in incognito viene scovato da un giovanissimo studente suggestionato dai meravigliosi impermeabili neri del Reich. Tra i prossimi progetti di Singer dovrebbe esserci un film sugli X-Men, i personaggi dei fumetti Marvel….

(L.B.)



Elizabeth
di Shekhar Kapur
con Cate Blanchette, Fannj Ardant, john Gielgoud.

31 Ottobre 1998


Di questa biografia ciò che rimane in piedi degno di nota è il nome del titolo perchè il regista indiano Shekhar Kapur realizza un tipico prodotto di confezione. La linearità e l'obbiettività vengono abilmente trascurate in favore di un romanzato racconto del terrore reso tale da una mise en scene spettacolare che avrebbe lo scopo di concettualizzare ed epicizzare gli avvenimenti che precedettero l'incoronazione di Elisabetta I regina d'Inghilterra . Questa mal riuscita operazione ha i suoi cardini di rovinosa distruzione in un clima storico-figurativo ricreato con infinita confusione e cattivo gusto che va a prendere spunto dalla ritrattistica di Hans Holbein con i suoi toni ricchi e luminosi per giungere a descrivere castelli che hanno tutto l'orrore di un film con Boris Karloff . La regia, dopo essersi servita all'inizio del film di un abile percorso rotatorio del dollj che scendeva dall'alto a restituire tutto l'incredibile incubo di fanatismo che permeava l'Inghilterra del diciassettesimo e diciottesimo secolo va in rapida decomposizione lasciando grandi quadri descrittivi a presenze divistiche di attori i quali, per la maggior parte,(Richard Attembourough, Fannj Ardant, Vincent Cassel) non sono aiutati da dialoghi interessanti e costumi curati con serietà.

(M.N.)


Godzilla
di Roland Emmerich
con Matthew Broderick, Jean Reno.

30 Settembre 1998


Un certo genere di critico, che potremmo definire in tailleur, ha preso da qualche hanno a questa parte a sparare alla cieca sul cinema commerciale americano: nel calderone naturalmente finisce anche "Godzilla", film che a onor del vero si astiene dalla pratica corrente dell'intrattenimento sanguinario, per offrire invece soluzioni interessanti, e soprattutto almeno un'ora di buon cinema. La componente effettistica si fonde perfettamente con una scelta di toni cupi, e la mano di un regista più sicuro di sé rispetto al passato conferisce al tutto una misura invidiabile. La differenza tra "Godzilla" e i rumorosi blockbuster americani è lampante, per chi ha buoni occhi.

(L.B.)



Tu ridi
di Paolo e Vittorio Taviani
con Antonio Albanese, Turi Ferro, Sabrina Ferilli.

30 Settembre 1998


Ritroviamo i Taviani sul sentiero della trasposizione letteraria, un percorso intrapreso con rigore e convinzione da tempo, che li porta ad un nuovo incontro con Pirandello. Delle due novelle che costituiscono la struttura del film, la prima è interpretata con mestiere, con una ricerca delle atmosfere e degli ambienti evocati dalla pagina: l'unico appunto si può forse muovere alla prova di Albanese, lento ed enfatico. La seconda novella è ben risolta in un richiamo doloroso alla realtà odierna della guerra di mafia, in un tentativo di linguaggio persino audace rispetto alla produzione attuale dei Taviani; ottimo il lavoro sugli attori che affiancano Turi Ferro.

(L.B.)



L'albero delle pere
di Francesca Archibugi
con Valeria Golino, Stefano Dionisi, Sergio Rubini.

09 Settembre 1998


Giunta al quinto cortometraggio, Archibugi seguita il discorso intorno all'infanzia (e dell'adolescenza) negata, il riferimento più immediato è il precedente "Verso sera", altro ritratto privato (ma in fondo generazionale). I temi del suo cinema sono ormai definiti, conosciuti, opportunamente sviluppati; diversa la sorte dello stile, incerto nell'adesione ad un approccio dinamico, attuale, che forse non le appartiene. Dal basso profilo dell'esordio alla bella calligrafia di "Con gli occhi chiusi", la regista romana ha indubbiamente manifestato una predilezione per il cinema come medium, attitudine che si è tradotta in un sostanziale disinteresse per la materia cinematografica pura. Dunque, nessuna parola nuova in "L'albero delle pere"; nient'altro che qualche buon personaggio (il giovane Siddharta), una storia del nostro tempo, e un fermo-immagine finale che vorrebbe dire tanto. Peccato che sia già stato detto tutto.

(L.B.)



Sex crimes
di John McNaughton
con Mat Dillon, Denise Richards, Neve Campbell.

07 Settembre 1998


Un gioco ad incastri praticamente perfetto. Moltiplicazione del suspence, iterazione del colpo di scena: con questi elementi di base, McNaughton eccelle nel controllo di questo cinema ad orologeria, che ha il proprio dichiarato maestro in Alfred Hitchcock ed il nuovo profeta in David Fincher. "Sex crimes" non raggiunge il grado di astrazione di "The game", mantenendo certe coordinate di genere, eppure flirta con l'ipotesi accattivante dell'elenco come procedimento narrativo. I personaggi del film sono pedine disposte abilmente in campo aperto: ecco la multi-recitazione, il seme del cinema ancora da venire, il cinema-struttura (finalmente). Rivedere per credere, gli ultimi lavori dei signori Craven e Williamson ("So cosa hai fatto").

(L.B.)



The boxer
di Jim Sheridan
con Daniel Day Lewis, Emily Watson, Brian Cox.

29 Aprile 1998


Terzo lungometraggio del fortunato binomio Jim Sheridan (autore e regista)- Daniel Day Lewis (attore). The Boxer è un film di forte presa civile. Un ex terrorista dell' IRA torna dopo il carcere a Belfast. Ritrova la donna amata e sposata ad un terrorista prigioniero di guerra e decide di aprire una palestra dove insegnare la boxe. La boxe, appunto come messaggio di pace tra ragazzi cattolici e protestanti. Lo stesso Lewis nel film sostiene: "bisogna togliere la violenza dalle strade e farla tornare nel luogo naturale. Il Ring". Una regia essenziale, asciutta, che riesce a sposare la seria dignità dell'impegno civile con la viva emozione del Melò. Un intreccio narrativo compatto con qualche tassello fuori posto, soprattutto nel secondo tempo dove un rigido schematismo didattico annebbia il film nel debole sentimentalismo. Due attori perfetti, che lottano per il loro amore non come due eroi da copertina, ma come persone comuni indurite e rassegnate dalla vita.

(M.N.)



Il macellaio
di Aurelio Grimaldi
con Alba Parietti e Miki Manojlovic.

02 Aprile 1998


Dopo averne spiato un amplesso, per Alina il proprio macellaio diventa un'ossessione. Vuole quell'uomo, lo vuole al di sopra di ogni cosa, anche di un matrimonio felice. Di questa interessante traccia narrativa, nel film non lievita nulla, esso diventa anzi, nel suo svolgersi, insopportabile, fino alla desolazione delle sue chiaccherate sequenze erotiche.
Deludente Alba Parietti che non riesce a conferire il minimo spessore ad un personaggio altrimenti complesso.
La sua recitazione si riduce ad una sterile mostra di se e del proprio corpo.

(R.B.)



Qualcosa è cambiato
di James L. Brooks
con Jack Nicholson, Helene Hunt, Greg Kinnear.

9 Marzo 1998


La tranquillità di una piccola provincia americana viene scossa dalla dichiarazione di Cameron Drake alla cerimonia degli Oscar: l'insegnante a cui dedica il premio è omosessuale. Sconvolti sono non solo i genitori, ma anche gli alunni attuali del professore e la futura moglie. Il superficiale democraticismo nulla toglie al divertimento che questo film assicura, sceneggiato molto bene, con uno scontato happy ending e una strizzata d'occhio alla commedia un pò populista "alla Frank Capra".

(M.N.)



In & Out
di Frank Oz
con Kevin Kline, Tom Selleck, Joan Cusack e Matt Dillon.

9 Marzo 1998


Possiamo considerare "Qualcosa è cambiato" come la versione anni '90 di "Voglia di tenerezza" (non a caso il regista è lo stesso). A rinnovare la formula è una presa di distanza da un atteggiamento troppo politycall correct. Jack-Melvin Udall è infatti un concentrato di misantropia, egoismo, nevrosi, ossessioni e razzismo, che il destino prenderà sotto la sua ala protettrice per migliorarlo. Jack Nicholson tanto cattivo, alla fine, non è; anzi, pur mantenendo una sua insopportabilità nel personaggio diviene sempre più simpatico, sembrando addirittura un burbero benefico alla Moliere. L'opera è svaporata da una regia impersonale che la fa assomigliare più ad una SIT COM televisiva, che ad un prodotto cinematografico.

(F.C.)



The jackal
di Michael Caton-Jones
con Bruce Willis, Richard Gere, Mathilda May, Sidney Poitier, Diane Venora

20 febbraio 1998


Il figlio di un capo della mafia russa, viene ucciso in un'operazione congiunta della polizia moscovita e del F.B.I., l'uomo incarica un fantomatico killer di compiere un attentato esemplare sul territorio americano, unico ostacolo al compiersi della tragedia un ex terrorista dell'I.R.A., che conosce la sua vera identità.
Film al cloroformio l'ultimo lavoro di Michael Caton-Jones, che dimostra di non essere assolutamente a suo agio con i film d'azione, anche se come questo, vagamente ispirato ad un cinema di genere del passato. Il film che doveva avere nell'attesa il suo punto di forza, va avanti stancamente per tutta la prima parte imprigionando il tutto, in una struttura, mortalmente noiosa. La seconda parte diventa addirittura irritante, quando il regista cerca di scavare nel passato dei personaggi, i quali perdono totalmente di credibilità, e in alcuni punti si sfiora addirittura la parodia involontaria. Ogni tanto c'è il tentativo di mostrare i muscoli, gonfiati però dalla tecnologia, anabolizzante a cui il cinema ultimamente ricorre sempre più spesso.

(E.C.)



Rien ne va plus
di Claude Chabrol
con Michel Serrault, Isabelle Huppert

5 febbraio 1998


È la storia di una coppia di piccoli truffatori, il vegliardo Victor (Michel Serrault) e la giovane ed intraprendente Betty (Isabelle Huppert), che ripuliscono alcuni polli ricchi, scelti con cura. Tutto procede tranquillamente fino a che lei non si immischia in un giro di denaro sporco e mafia, decisamente troppo per l'anziano "gentiluomo"
Commedia brillante, divertente che si incastra perfettamente, mirabile per la sua leggerezza ed intelligenza.

(F.C.)



L'ospite d'inverno
di Alan Rickman
tratto da un testo teatrale di Sharman MacDonald

5 febbraio 1998


Si costruisce su 4 storie, con uno scenario ghiacciato: i battibecchi continui di una madre (Philidda Law) e di una figlia (Emma Thompson) a cui è morto il marito, che non riesce a dimenticare; il nipote, sedotto da una giovane ragazza; 2 ragazzini che saltano la scuola e che si avventurano in riva a un mare congelato; e vecchie signore che si entusiasmano per i pettegolezzi del paese e addirittura per le morti delle loro amiche. Brutto. Noioso. Interminabile.
Emma Thompson, per quanto brava, irrita violentemente con il suo buonismo.

(F.C.)



A spasso nel tempo
di Carlo Vanzina
con Christian De Sica, Massimo Boldi, Marco Messeri, Mariangela D'Abbraccio

5 febbraio 1998


Cinema ( ?) biecamente "natalizio" per platee dal gusto dubbio(...). Diventa quasi insostenibile scrivere l'ennesima recensione ( ?) esplicitante il (giusto) rivoltarsi ( in tutti i sensi) del malcapitato spettatore-critico ( ! ? !) al cospetto dell' ennesima "vanzinata".
...Verrebbe da dire- per aggiungere un pò di sale.. -meglio loro che Pieraccioni (come si è detto- a torto o a ragione- meglio Tinto Brass che tantissimi non-autori italiani...)....del resto, non ritengo blasfemo affermare che i fratelli (d'Italia) Carlo ed Enrico conoscono il cinema, ma, coerentemente con la loro filosofia, preferiscono propinare le nuove ( ?) peripezie di Boldi-De Sica in uno spazio-tempo riempito solo di battute improponibili e dal solito campionario assortito di seni e sederi
( ecco, alla fine si scrivono sempre queste due righe...).
Non c'è neanche più il gusto del pecoreccio, molto meglio (in questo senso) VIOLA BACIA TUTTI (Califano che rifà Califano, campi nudisti che neanche Marino Girolami, Daniela Poggi ovvero il ritorno di un' erotic-thrash-cult...se non fosse per la presenza di quel fortissimo corpo-cinema che è Asia Argento, sbaraglierebbe qualsiasi fuoco d'artificio...).

(V.F.)



L'avvocato del diavolo
di Taylor Hackford
con Keanu Reeves, Al Pacino, Charlize Theron

5 febbraio 1998


Modesto, modestissimo tentativo di aggiornare il tema del diabolismo al cinema, con un Al Pacino (plays Al Pacino) davvero insopportabile al servizio di un saccheggio inverecondo di anni e anni di orrori cinematografici (Rosemary's Baby,L'Esorcista...). L'idea di base non era male (gli avvocati come demoni contemporanei) i 143 di film no, tantomeno le impennate gore (del tutto fuori luogo).

(V.F.)



Tre uomini e una gamba
di Massimo Venier, Aldo, Giovanni e Giacomo
con Aldo, Giovanni, Giacomo, Marina Massironi, Carlo Croccolo

5 febbraio 1998


Tre uomini e una gamba si candida ad essere una valida risposta allo strapotere del clan Veronesi Pieraccioni, che ha monopolizzato il gradimento del pubblico italiano, nelle ultime stagioni. Il film inizia con Giacomo che guarda la televisione forse un omaggio al mezzo che li ha resi celebri sulle frequenze di Italia Uno.
Poi il film si sviluppa in un doppio viaggio, uno da Milano a Gallipoli per un matrimonio, e un altro parallelo (irriverente, ma mai irrispettoso) nella storia del cinema, partendo dal Neorealismo, passando per i film di genere della Hammer, fino al cinema Neo-postmoderno della Bigelow.
Sequenze di culto: la partita di calcio, dove Aldo spunta letteralmente da sotto la sabbia per effettuare uno spettacolare colpo di testa, e il tentativo di recuperare la gamba mascherati da ex presidenti.

(E.C.)



Punto di non ritorno
di Paul Anderson
con Laurence Fishburne, Sam Neill, Kathleen Quinlan

4 febbraio 1998


Anno 2047, una missione di soccorso, viene inviata sull’orbita di Nettuno, per recuperare l’Event Horizon, nave spaziale scomparsa sette anni prima; però il salvataggio si trasformerà in un incubo per i soccorritori.
Poteva essere un buon film di genere questo Punto di non ritorno, avendo dalla sua Richard Yuricich come supervisore agli effetti speciali, (nome che ricorda capolavori come Blade Runner e Incontri ravvicinati del terzo tipo) e le scenografie di Joseph Bennet ( splendida la sua sala del buco nero, con la sua geometria perfetta e i labirinti di circuiti di Kubrikiana memoria).
Purtroppo il film ha il suo punto debole nella sceneggiatura, che fa del film un oggetto oscuro e poco interessante, con un occhio al Tarkovskvij di Solaris, senza però avvicinarsi alla liricità dell’autore, nel mettere in scena la materializzazione delle paure, delle ossessioni e dei desideri sepolti nel profondo di ogni essere umano, e con l’altro al Carpenter del Signore del male, semplificando la complessità dell'orrore che questo film mostrava, nel descrivere l’eterno s(in)contro tra bene e male.

(E.C.)



Spice world
di Bob Spiers
con Emma Bunton, Melanie Brown,
Geri Halliwell, Melanie Chisolm, Victoria Adams

21 gennaio 1998


Caotico, veloce come un videoclip, colorato, Spiceworld racconta cinque giornate in compagnia delle Spicegirls prima del loro concerto alla Royal Albert Hall.
E mentre il mondo intero attende con trepidazione l'evento, la stampa scandalistica perseguita le cinque cantanti e il loro agente è sull'orlo di una crisi di nervi.
Una serie di equivoci e incidenti rischiano infatti di mandare tutto a monte, ma alla fine le Spicegirls riusciranno ad esibirsi e con successo.
Film il cui clima ricorda quelli di Lester sui Beatles, in cui i piani si moltiplicano: presente e passato, realtà e finzione.
Film che gioca col cinema e con i suoi miti, e a cui banalità e superficialità non si possono rimproverare perché il suo maggior pregio è senza dubbio quello di non prendersi mai sul serio.

(R.B.)



Auguri professore
di Riccardo Milani
con Sivio Orlando e Claudia Pandolfi

12 gennaio 1998


Tratto da un libro per certi versi gradevole, "Solo se interrogato" di Domenico Starnone (che figura come co-sceneggiatore con Rulli e Petraglia), Auguri professore di Riccardo Milani porta sullo schermo quelle memorie d'insegnante, sempre sospese tra l'aneddoto e il raccontino morale.
Il lavoro di Starnone ha conosciuto ben più scaltro interprete in quel Luchetti che dello scrittore, con il fortunato La scuola, prediligeva decisamente il versante ludico e divertito.
Milani, sempre affidandosi al volto di Silvio Orlando, insiste invece sul lato più amaro, più riflessivo e malinconico di queste storie di liceo; nel far ciò, soffre anzitutto il confronto con la verve del film di Luchetti, che talvolta affiora, ma viene prontamente negata da un'immediata pesantezza, quasi che quella verve non fosse nelle corde del regista, il quale poi finisce per confezionare un prodotto di taglio televisivo, sotto tono, che mi convince poco.

(L.B.)



Mr Bean - L'ultima catastrofe
di Mel Smith
con Rowan Atkinson

11 dicembre 1997


MrBean è personaggio noto al grande pubblico grazie alla heavy rotation televisiva di sgangheratissimi sketch; qualcuno lo trova "la versione cattiva di Monsieur Hulot" (la definizione infelice è del buon Roberto Nepoti di Repubblica), ma bisogna dire che la vis comica di questo mostriciattolo è cosa misera.
Il prodotto Bean afferisce alla categoria esecrabile della comicità demenziale, con l'aggravante di uno humour britannico irrimediabilmente datato: l'esordio cinematografico non introduce novità sostanziali, Bean replica le gag balbuzienti che lo hanno reso famoso, senza perdere un grammo della staticità, dell'inconsistenza, dell'inoffensiva volgarità che ne hanno fatto un beniamino del pubblico della televisione.
(La stella di merito va tutta a chi ha curato le locations del film; il museo in cui si svolge, per la maggior parte, la vicenda, é in realtà l'abitazione che l'architetto giapponese Cho Yiu Kwan ha costruito per sè, ed è uno splendido esempio di decostruttivismo west-coast).

(L.B.)



Ragazze (Career Girls)
di Mike Leigh
con Kathrine Cartlidge e Lynda Steadman

9 dicembre 1997


Mike Leigh già da "Secreti e bugie" si é mostrato interessato all'analisi dei rapporti umani, allo studio delle complesse personalità, costruendo delle situazioni attorno ai suoi personaggi, particolarmente precise e stringenti.
Contro ogni naturalismo ora racconta la storia di 2 donne, Hannah e Annie, che si rincontrano dopo sei anni per ricordare la loro amicizia nata ai tempi dell'università.
Come un perfetto orologio a pendolo Leigh architetta la narrazione in un continuo alternarsi di passato e presente, di memoria ed esperienze realmente rivissute con le persone importanti di ieri, tra successi e frustrazioni, con mille sfumature di recitazione.

(F.C.)



Vulcano
di Mick Jackson
con Tommy Lee Jones e Anne Heche

9 dicembre 1997


Un vulcano esplode nel cuore di Los Angeles.
La lava scorre come un fiume lungo le strade della città e nel sottosuolo attraverso le gallerie delle linee metropolitane, seminando panico e distruzione.
Contro la furia della calamità il responsabile dell'unità di crisi é una giovane sismologa prendono in mano la situazione.
Ma il momento esige uno sforzo collettivo e le capacità logistiche delle forze pubbliche americane danno spettacolo.
La popolazione dal canto suo diventa solidale, cadono le barriere razziali. Di fronte al fuoco dell'apocalisse l'uomo dimentica il proprio egoismo. Di qui fino al lieto fine é tutto un susseguirsi di episodi di eroismo a volte esagerati, di scene commoventi enfatizzate fino al patetico, di riflessioni talmente banali e scontate da scadere nel ridicolo.
Ma il film ritrova la sua dimensione nell'immagine finale, una grottesca cartolina di Los Angeles su cui sovrasta l'ormai innocuo ma ancora attivo enorme vulcano, mentre la vita della città, tranquilla, continua.

(R.B.)



Carne tremula
di Pedro Almodovar

21 novembre 1997


Victor nasce a Madrid nel 1970 , il giorno in Francisco Franco proclama lo stato d'emergenza e bandisce, di fatto, la democrazia: è il prologo del nuovo film di Almodòvar, un regista finalmente ritrovato. Evidentemente stanco del ruolo di provocatore stravagante, concluso con "KIKA" il periodo della trasgressione confezionata, il regista spagnolo (dopo l'intimista "Il fiore del mio segreto") riprende saldamente le redini del proprio cinema : i personaggi di questa straordinaria storia hanno la stessa smodata fame d'amore dei primi eroi di Almodòvar, la stessa disperata tenerezza.
E il giovane protagonista possiede la fragilità, il candore inconsapevole di quel Banderas che quasi non ricordiamo più, cinico com'è diventato.

(L.B.)



Tempesta di ghiaccio
di Ang Lee
con Kevin Kline, Sigourney Weaver

21 novembre 1997


Fa sentire freddo l'ultimo film di Ang Lee, Tempesta di Ghiaccio.
Il freddo dei suoi paesaggi, il freddo nel cuore dei suoi protagonisti.
Spaccato impietoso della società americana dei primi anni settanta, esso racconta di come s'incrocino le vite di due ricche famiglie di New Canaan nel Connecticut e di come il male di vivere degli adulti si trasmetta ai giovani, provocando ferite profonde nella fragile sensibilità della loro adolescenza.
Tenero e crudo insieme si mostra nel descrivere il diverso manifestarsi dell'amore in una società in cui i valori si stanno perdendo, cambiano fino a disorientare, fino a far sfociare nella tragedia la disillusione dei sentimenti più innocenti.
Che coviano nei toni, questo film, che Hollywood ha censurato per l'estremo realismo di certe sue delicate sequenze, si chiude con il gelido quadro di un ordine familiare ricomposto a forza.
Immagine inquietante su cui continuano a incombere ambiguità e incertezza.

(R.B.)



The Peacemaker
di Mimi Leder
con George Clooney, Nicole Kidman, Marcel Iures, Armin Mueller-Sthal

21 novembre 1997


Action-movie firmato dalla debuttante Mimi Leder, a cui, con questo film e con altri due (Deep Impact e Sentimental Journey), Steven Spielberg ha affidato le sorti della sua neonata major , Dream Works.
Fiducia ben riposta, vista la dignitosa partenza di The Peacemaker al botteghino: 26 milioni di dollari in due settimane.
Ma il film si congela presto nello stereotipo.
La corsa col tempo, attraverso spazi lontani tra loro, nel tentativo dei due protagonisti di fermare l'esplosione di un ordigno nucleare nel cuore di Manhattan, non lascia infatti che si scenda nello spessore di alcune sue tematiche.
E neanche viene approfondita la figura significativa del "cattivo" in questione,un terrorista serbocroato che rabbia e disperazione spingono ad un gesto estremo, senza condizioni.
Alcune sequenze sono comunque di forte impatto emotivo, ma i sentimenti che da esse scaturiscono sono presto travolti dal ritmo veloce complessivo di questo film.

(R.B.)



Donnie Brasco
di Mike Newell
con Al Pacino, Johnny Depp, Gwyneth Paltrow.

21 novembre 1997


Lefty (Al Pacino) è un mafioso di mezza tacca, piuttosto malconcio e intristito.
Donnie è un agente federale che agisce come infiltrato nella cosca di Lefty, e si serve di quest'ultimo come grimaldello per scardinare l'organizzazione.
Mike Newell (il regista di "4 matrimoni e un funerale") realizza un film che è un florilegio scorsesiano: "Mean street", "Good fellas", "Casino" riecheggiano nella costruzione dei dialoghi e delle scene, nella recitazione, nella scelta dei luoghi.
Il lavoro, per quanto derivativo, non è privo di qualità.
Pacino vola altissimo, come sempre ; chi pensa a questo film come ad una sorta di passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova generazione di attori americani, scoprirà invece che Deep ha ancora molto da imparare.

(L.B.)



Il sapore della ciliegia
di Abbas Kiarostami

17 novembre 1997


In uscita nelle nostre sale alcuni dei titoli più interessanti e attesi della stagione.
È il caso del bellissimo film "Il sapore della ciliegia" (IRAN, 1997) del regista Abbas Kiarostami, già amato per "Close up" e "Sotto gli ulivi".
Quest'ultimo capolavoro, intenso e duro, ha meritato al Festival di Cannes la Palma d'oro ex-aequo con "L'anguilla" del regista giapponese Imamura, ed " stato osteggiato in patria dalla censura.
È la storia di un uomo di mezza età alla ricerca di qualcuno disposto a ricoprirlo di terra o a tirarlo fuori da una fossa già pronta, dopo il suo suicidio.
Non sapremo mai cosa spinge il signor Badii ad un gesto così disperato, e non sapremo mai se lo realizzerà: cause, effetti, motivazioni, azioni, tutto ciò che costruisce una trama manca completamente in questo film.
Rimangono la terra brulla, i suoi colori, lunghissimi primi piani sul volto dell'attore Homayoon Ershadi, attraverso cui conosciamo Teheran e attraverso cui possiamo solo fermarci a guardare e pensare.

(F.C.)



Il quinto elemento
di Luc Besson
con Bruce Willis, Gary Oldman, Milla Jovovich, Ian Holm, Chris Tucker

17 novembre 1997


Il quinto elemento (FRANCIA, 1997) di Luc Besson con Bruce Willis, Gary Oldman, Milla Jovovich, Ian Holm, Chris Tucker (2h 07m).
Sicuramente attesissimo è l'ultimo film del regista francese Luc Besson, spettacolare e curatissimo (come non notare i costumi, disegnati da Jean-Paul Gaultier?).
L'annosa lotta tra il Bene e il Male si risolverebbe, secondo gli esseri supremi venuti dallo spazio per salvare il mondo nell'Egitto del 1914, con l'unione dei quattro elementi di taletiana memoria più un quinto, non ben specificato.
A complicare il tutto il salto in un'epoca futura della nostra società, taxi volanti, cattivi e mostri, pietre da ritrovare, la cui funzione è chiara solo per un mercante, in combutta con non si sa chi.
Insomma la storia è tutt'altro che chiara, la realizzazione fa rimpiangere altri film di fantascienza a cui Besson ammicca, e la sensazione è che si ha di fronte un bel giocattolone in plastica pura, solo un pò pasticciato.
Ma allora quei filmati di storia vera, che fanno piangere l'essere perfetto inviato sulla Terra (la bellissima Milla Jovovich)? Ancora di più rimpiangiamo dello stesso autore "Nikita" e "Leon".

(F.C.)



Face/Off
di John Woo
con John Travolta, Nicholas Cage, Joan Allen, Gina Gershon

17 novembre 1997


Assolutamente da non perdere "Face/Off" (USA, 1997) con John Travolta, Nicholas Cage, Joan Allen, Gina Gershon, dell'incredibile regista John Woo, quello di "The Killer" e "Broken Arrow".
Un poliziotto accetta di scambiare le proprie sembianze con un assassino, autore anni prima dell'omicidio del figlio, per scoprire la data e il luogo di un nuovo colpo che minaccia l'intera città.
Si tratta di un thriller geniale e divertente, spettacolare fino all'eccesso.

(F.C.)



Cop Land
di James Mangold
con Sylvester Stallone, Robert De Niro, Harvey Keitel e Ray Liotta

17 novembre 1997


Cop Land (USA, 1997) di James Mangold con Sylvester Stallone, Robert De Niro, Harvey Keitel e Ray Liotta (1h 45m).
Quattro personaggi in cerca di un regista nella "terra degli sbirri".
Quanto rimpiangiamo questi ottimi attori nei panni dei personaggi scorsesiani, e come non si sente qui la mano dell'anonimo James Mangold.
Si tratta della storia di una cittadina costruita da poliziotti, stanchi della delinquenza delle altre città, ma governata completamente dalla mafia e da "cops" corrotti, che riescono a mettere a tacere qualunque malefatta, con il benestare dello sceriffo.
La disciplinare cerca di fare chiarezza in un caso di finto suicidio, ma avrà le mani legate, fin quando non sarà lo stesso sceriffo ad aprire gli occhi.
Come poliziotti sciolti da qualunque controllo, questi spaesati Harvey Keitel e Ray Liotta (da segnalare un convertito Sylvestre Stallone) si autodirigono per tutto il film.

(F.C.)



Il dolce domani
di Atom Egoyan
con Ian Holm, Caerthan Banks, Sarah Polley, Tom McCamus

17 novembre 1997


Il dolce domani (GB 1997) di Atom Egoyan con Ian Holm, Caerthan Banks, Sarah Polley, Tom McCamus (1h 50m).
Quattro stelle per l'ultimo capolavoro del canadese Atom Egoyan, coinvolto ancora una volta nelle ossessioni del doppio, dei rapporti familiari, della perdita, del dolore, del vedibile e del dicibile.
In un piccolo villaggio coperto dalla neve, un incidente stradale del bus della scuola provoca la morte di oltre 20 bambini.
Un avvocato in crisi con sua figlia, tossicodipendente e malata di AIDS, si interessa della tragedia e cerca di scatenare sospetti nella comunità: vorrebbe convincere gli abitanti che non si tratta di un semplice incidente.
Atmosfere ipnotiche, personaggi ambigui, situazioni morbose, questo film è stato vincitore a Cannes 97 del Gran Premio della Giuria.

(F.C.)



L.A. Confidential
di Curtis Hanson
con Kevin Spacey, Guy Pearce, Russel Crowe, Danny De Vito, Kim Basinger

13 luglio 1996


Los Angeles anni 50 simbolo più alto dell'America che cambia dove gli interessi economici portano il crimine organizzato a contendersi il territorio molto spesso con gli stessi tutori dell'ordine.
Tre uomini, tre poliziotti, il loro essere completamente diversi tra loro, eppure accomunati da un forte senso di giustizia, costituisce il fulcro del film che Hanson ci rappresenta tenendo sempre presente la pericolosità del giocare con i miti del cinema classico hollywoodiano e la facilità di cadere nel commemorativo.
Ne viene fuori un opera asciutta, con buone prove d'attore che parte un pò sonnolenta, ma si riscatta nella convulsa e pirotecnica parte finale.
Impeccabile come al solito la fotografia di Dante Spinotti.

(E.C.)



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