incontri ravvicinati
Home Page


il cinema e l'arte del romanzo

1. parola e immagine

di Francesca Capobianchi


Nel generale e complesso rapporto tra cinema e testo scritto, che sia uno script, che sia un romanzo da cui è tratta una sceneggiatura, ma che sia anche considerata come parola, sottolineo due cose:
1) Non credo che esista un rapporto di sudditanza tra testo scritto e immagine, perché forse nel cinema la parola viene prima, ma non ne è condizione; (Parlo quindi di una specificità cinematografica);
2) Questo perché entrambi sono alla pari espressione delle strutture più profonde del pensiero.
Bisogna fare una preliminare distinzione tra un cinema, è vero, puramente descrittivo, che limita le proprie potenzialità nell'illustrare un testo ("Will Hunting", per esempio), e un cinema che attraverso le immagini mira a esprimere concetti non codificabili attraverso il linguaggio; cioè come indipendente dal testo, per quanto questo preceda, solo cronologicamente (e neanche sempre) e non logicamente lo spazio visivo ("Titanic", per esempio).
Non credo che sia casuale che il cinema nasca solo con il XX secolo, quando già tentativi di ricreare la realtà circostante ci sono sempre stati, dalla scultura alla pittura, alla fotografia. Ma i presupposti per cogliere anche qualcos'altro, che alle altre forme di arte sfuggiva, si hanno solo con la modernità: si sposa con un bisogno tutto contemporaneo, di vedere il movimento.
E allora si cerca di registrare sempre più direttamente l'esistenza, mostrandone lo scorrere attraverso il tempo. Un nuovo principio estetico, importantissimo. Che la letteratura e le altre arti non possono cogliere.
Tarkowski dice che il pubblico si reca al cinema "alla ricerca del tempo (...). L'uomo ci va alla ricerca di un'esperienza vitale, perché il cinema, come nessun'altra forma d'arte, amplia, arricchisce e concentra l'esperienza fattuale dell'uomo ma, ciò facendo, esso non solo l'arricchisce, bensì l'allunga considerevolmente. Nel cinema autentico lo spettatore non è tanto spettatore, quanto un testimone".
Ma non è soltanto nell'essere una scultura del tempo che il cinema si distanzia da tutte le altre arti, ma anche nella forma di cui è costituito: l'immagine.
L'immagine nasce nella mente del regista in genere sulla base di una sceneggiatura, ma questa non è che supporto momentaneo,



di partenza e non è la condizione fondamentale. Quale è l'interazione che pure esiste tra un testo scritto e il cinema? Sicuramente autore e regista hanno a che fare con un materiale offerto dal mondo esterno suscettibile di trasformazione e organizzazione; ma mentre è il linguaggio che permette l'espressione alla letteratura, il cinema si espone in se stesso, senza altra mediazione che non sia ciò che è: l'immagine. Saranno poi le parole a rivestire la struttura cinematografica, quasi un coronamento dell'essenza scarna e difficile da decodificare. Ma quello che scaturisce dai singoli fotogrammi, mini-miniature di tempo e movimento, rimane irriducibile alla parola. Ogni descrizione verbale altera il simbolo-immagine. Allora questa farà parte della sintassi basilare di cui si nutre il cinema, una sorta di cellula base suscettibile di dare vita ad altre combinazioni fertilissime: dall'accostamento, infatti nasce la creatività.
Secondo la nota analogia tra il processo di pensiero della mente umana e la creazione di un film, espressa da Ejzenstejn , le conseguenze sono tante e importantissime per il nostro discorso: se opera come il pensiero, e questo non è un magazzino, ma un processo continuo che elabora e trasforma, allora il cinema si comporta come un meccanismo di ridefinizione continua del nostro mondo, proprio come la mente. E si serve degli stessi strumenti basilari, che sono appunto oltre al simbolo e all'immagine, anche la metafora.
Questi sono proprio modi di funzionamento della mente: la metafora non opera come uno strumento retorico, ma serve alla rielaborazione continua del materiale di cui disponiamo; il simbolo è una idea aperta, ancora non codificata; e l'immagine, il fatto, può assolvere alla funzione di simbolo, perché è indicibile.
Mancherebbe allora una corrispondenza immediata tra gli strumenti di cui si può servire il cinema se considerato fino in fondo (il suo esibire le strutture profonde del pensiero), e la parola (che lo possa esplicitare), costituisce un motivo di fascino incredibile: è tutto ciò che non si può pronunciare.




info@baldas.it (prime) visioni
posto unico
incontri ravvicinati
amori in corso
covers
credits
home


15 maggio 1998
© Copyright 1996-1998, by Baldas & Baldas DIVISION. All rights reserved.
Comments to webmaster.