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cinema 1997

5. 1997 cinema natalizio

di Michele Nardecchia


Puntuale come ogni anno l'esercito dei Film Natalizi ha assediato le nostre città. Molte le sorprese, ed anche qualche sorpresa che riguarda soprattutto il cinema italiano. Si tratta ovviamente di Roberto Benigni, che con "La vita è bella" ci ha regalato davvero una grande e sincera emozione, facendoci riflettere (per mezzo di una comicità eterea, lunare e straziata) su uno dei più assurdi eventi della Storia.
Per il resto c'è stata la sarabanda fracassona e pecoreccia di Boldi-De Sica, che con il loro "A spasso nel tempo - L'avventura continua" ci hanno rifilato il loro solito piatto repertorio di rivisitazioni cinematografiche. Silvio Orlando è sceso in campo come interprete del seguito del fortunato film "La scuola", intitolato "Auguri professore"; un abbeccedario, possiamo dire, sul sistema scolastico italiano con qualche tenue spunto di riflessione snocciolato qua e là, svilito da una sceneggiatura che privilegia il macchiettismo sdolcinato.

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Un piccolo film italiano ha saputo battersi molto bene al botteghino contro i suoi connazionali: "Tre uomini e una gamba" di Aldo, Giovanni e Giacomo. L'opera restituisce allo spettatore il piacere di ridere con gusto, senza volgarità, quasi con tenerezza perché permette a tutti di identificarsi con i tre mattatori. È certo un film girato con pochi soldi, ed oltretutto risente di una regia tutto sommato inesistente, ma è pur sempre una boccata d'aria sana in un mondo, quello del genere comico, involgarito e sempre uguale a se stesso.
La controffensiva americana ha avanzato diverse proposte; la seduzione del potere, la vanità e l'ambizione sono i pericoli della società dei '90 che un diabolico Al Pacino ci invita a tenere a bada. ne "L'avvocato del diavolo", un film davvero eccessivo, dalla struttura narrativa che mischia thriller, horror, comicità, melodramma, senza per questo convincere.


Sprecato l'imponente sforzo produttivo di "Sette anni in Tibet", che nelle intenzioni del regista Jean Jacques Annaud doveva ricercare le origini storiche del malessere del Tibet attraverso la rievocazione della spedizione fatta nel 1938 dall'austriaco Heinrich Harrer, impersonato da Brad Pitt. Il film si risolve in una sorta di Touring Club della regione tibetana, con le sue bellezze naturali e le sue usanze.
La Walt Disney, richiamando Ron Clements e John Musker (la fortunata coppia di cartoonist della "Sirenetta"), ha centrato il bersaglio con "Hercules", un film solare che trova il suo motore nel ritorno alla fantasia pura, oscurata nei precedenti film dal tentativo della Disney di attualizzare sempre più le storie narrate. La cattiveria, shakerata con molta comicità, ha reso irresistibile "Il matrimonio del mio migliore amico", favola romantica non così scontata, che in fondo si rifà alla grande tradizione delle commedie sofisticate degli anni '40 come "Scandalo a Philadelphia" di George Cukor o "Susanna" di Howard Hawks.
Un'altra novità ci è arrivata dall'Inghilterra, si tratta di "Wilde", biografia filmata del celebre scrittore. I meriti di quest'opera non vanno ricercati nella sua struttura, troppo didascalica ed estetizzante, ma nel tema stesso dell'omosessualità, inusuale per il cinema natalizio. In fondo questa breve panoramica ci dimostra come il calderone di fine anno sia ricco di film con comici di grido, attori importanti, kolossal ad alto contenuto spettacolare: a questo scenario completamente privo di sostanza sembra sottrarsi il solo Benigni.


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5 febbraio 1998
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