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I miserabili

di Luca Bandirali




La trentacinquesima versione dei "Miserabili" per il grande schermo rilancia le consuete diatribe sul cinema letterario, sul film come traduzione intersemiotica e via dicendo. Tanto per cominciare, sarebbe il caso di aggiornare il dibattito con qualche voce nuova (fa al caso nostro, per dirne uno, "Heterocosmica" di Lubomir Dolezel, fresco di stampa), per tentare di secolarizzare la critica, i lettori e il pubblico delle sale dalla sacralità della pagina scritta. Il romanzo, anche quello dell'800, anche quello di Hugo, è un materiale di partenza che il cinema-cannibale ha il dovere di stravolgere, fagocitare, metabolizzare. Certo, il film in questione, con la regia di un Bille August avvezzo ad altri autori e generi ("Il senso di Smilla per la neve", "La casa degli spiriti"), non osa affatto nella direzione suddetta, optando per una rappresentazione assai canonica, tesa a ricreare le atmosfere attribuite per consuetudine al testo originale. Più che la regia allora, ci interessa l'operazione di riscrittura dello sceneggiatore Rafael Yglesias, il cui lavoro ha fatto da perno centrale all'intera produzione. Trovandosi di fronte ad un romanzo di dimensioni inaudite, egli ha selezionato i materiali narrativi più omogenei, ha messo a fuco i caratteri e le azioni principali, quindi ha eliminato dal testo tutto quanto eccedeva rispetto al gruppo di elementi focalizzati. Il tema portante nella lettura di Yglesias dei "Miserabili" è la redenzione, i due caratteri fondamentali sono Valjeant, il grande peccatore, e Javert, il grande moralista. Il procedimento di sottrazione allora sacrifica per prima cosa le mille e cento pagine di Hugo (rispettivamente 400 e 700) che perdono di vista i nostri eroi; secondariamente tralascia i caratteri minori, e soffoca un poco il respiro storico del romanzo.



Il risultato è un montaggio di incontri oppositivi tra due personaggi dalla psicologia complementare, ben disegnati dalla sceneggiatura, ben interpretati da attori di valore (Liam Neeson e Geoffrey Rush), correttamente disposti nello spazio scenico da una regia educata che indulge al primo piano e al controcampo. La penna di Yglesias è preziosa, raffinata; ne hanno fatto tesoro Polanski ("La morte e la fanciulla") e Peter Weir ("Fearless"). Non così Bille August, professionista senza talento, che dissipa pure le grazie femminili di Uma Thurman, una Fantine da quattro inquadrature memorabili.



I miserabili
di : Bille August
USA 1998


Produzione: Columbia pictures
Scritto da: Victor Hugo (novel), Rafael Yglesias
Interpreti:Liam Neeson, Geoffrey Rush, Uma Thurman, Claire Danes.
Musica: Basil Poledouris
Durata: 159 min.


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21 maggio 1999

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