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 di Luca Bandirali Il remake filologico di "Psycho" ad opera di Gus Van Sant, ex-benemerito della cultura underground americana, in verità meriterebbe l'oblio, in tanto perché manca una ragione forte a giustificare l'appropriazione del modernissimo film di Hitchcock, poi per la dissennata conduzione del rifacimento. 
Primo punto (il perché): "Psycho" è un film universalmente apprezzato, rappresenta un modello di regia, e, un po' come "Shining", gode di un culto assai diffuso sia presso i cinefili (pochi) sia presso il pubblico televisivo (numeroso); dunque Van Sant non recupera un tesoro nascosto da una cineteca dimenticata, né rivitalizza un classico mummificato, ma decide di replicare fedelmente uno stile che (badate bene) ha da tempo trovato epigoni illustri (De Palma su tutti). Secondo punto (il come): Van Sant si diverte a riprodurre fedelmente le tre sequenze più celebrate di "Psycho" ("la doccia", l'omicidio di Arbogast, il travelling iniziale), |
baloccandosi come un fanciullo coi modellini in scala del Bates Motel e della casa gotica di Norman, e limitandosi ad un banale trasferimento temporale della vicenda dai tempi di Hitchcock ai giorni nostri; traduce il bianco e nero sensuale in un colore muto, puramente descrittivo, impoverisce i caratteri in gioco (guardate cosa fa del Bates di Perkins, icona ambigua trasformata nel più vieto stereotipo del pederasta), aggiunge una scena di onanismo che da sola riassume il senso del film. "Psycho" del 1999 non serve davvero a nessuno; e non venga Van Sant a spacciare per citazione integrale, o per prelievo linguistico, quella che è solo la copia di un falsario maldestro. Psycho di : Gus Van Sant USA 1998 Produzione: Universal Pictures Scritto da: Gary Ross Interpreti: : Anne Heche, Julianne Moore, Viggo Mortensen. Musica: Bernard Herrmann (da Psycho 1960) Durata: 109 min. |
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(prime) visioni posto unico incontri ravvicinati amori in corso |
covers credits home |
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30 aprile 1999 |
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