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In fondo al cuore

di Luca Bandirali


Treat Williams è il signor Cappadora, americano di Milwakee, ma di chiare discendenze italiane; è un ristoratore, ha ciglia folte, e sebbene non giri per casa in canottiera e non canti "O' sole mio" ogni mattina, risponde allo stereotipo dell'immigrato "di seconda generazione".



Infatti ama la famiglia numerosa, il clamore allegro dei figli a colazione, e il suo sogno è quello di aprire un locale a Chicago col papà, di cui ha ripreso il mestiere. Il dato saliente di un prodotto commerciale come "In fondo al cuore" sta in questa costruzione di caratteri facilmente riconoscibili. Questo film ripulisce la vena greve di certe farse molto folk ("Stregata dalla luna", per dirne una), per diluirla in una rappresentazione asettica, a contenere il dramma di madre che è il centro del soggetto. Si guardi alla caratterizzazione dei parenti del signor Cappadora: non parlano siciliano stretto, non gesticolano per farsi capire, ma la loro provenienza è suggerita più sottilmente dall'apparato somatico, dal vestito "della festa", da alcuni atteggiamenti rivelatori. Il personaggio di Michelle Pfeiffer è invece l'esponente di una cultura autenticamente americana, che solo in parte accondiscende a questo regionalismo di ritorno: ha perso un figlio, e non si piega alla logica del marito, per cui tutto sommato "se ne può fare un altro"; contesta le manifestazioni d'affetto della suocera, che a Natale reca doni anche al figlio sparito, col sorriso bonario di un ottimismo evidentemente troppo facile. Il dolore del marito s'esprime nel nodo basso della cravatta, nella maniche di camicia arrotolate, nel ciuffo disordinato dei capelli; la donna-madre soffre nel profondo, s'abbandona, dorme tutto il giorno, trascura gli altri figli, smette di lavorare.




La risoluzione del dramma poco c'interessa rispetto alla moltiplicazione dei segni di appartenenza: si guardi ancora all'accumulo semantico che si verifica nella sequenza del ristorante "Cappadora's", il sogno realizzato che compensa (ma non del tutto) il bambino mai ritrovato; un trionfo di pesanti lampadari, colonne lisce d'un rosa salmone, pareti affrescate con scene di celebri opere liriche, orchestrina con fisarmonica e una bella pista da ballo per lanciarsi in infuocate tarantelle. Questo cinema commerciale americano soffre della mancanza, come scrive bene Luca Norcen in Segnocinema 96, "della ragione profonda, del germe capace di contagiare, appassionare, motivare". L'orizzonte culturale di un film come "In fondo al cuore" abbraccia appena la villetta con giardino dei Cappadora, si compone dei segni spenti ereditati da un linguaggio (prettamente televisivo) che si autoalimenta, e trae nutrimento nocivo dalle proprie scorie d'idee.



IN FONDO AL CUORE
di : Ulu Grosbarg
USA 1999


Produzione: COLUMBIA PICTURES
Distribuzione: SONY PICTURES CORPORATION
Scritto da: Jacquelyn Mitchard, Stephen Schiff
Interpreti: : Michelle Pfeiffer, Treat Williams, Whoopi Goldberg
Musica: Elmer Bernstein
Durata: 105 min.


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8 aprile 1999

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