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New Rose Hotel
stellastellastella
di Luca Bandirali


In "New Rose Hotel", ultima fatica di Abel Ferrara, lo spettatore è costretto a lottare contro l'assuefazione al cinema narrativo (poche cose succedono, e confuse), l'abitudine al normale dipanarsi del racconto e a dialoghi realistici tra personaggi verosimili.



Tutto ciò che si perde in termini di identificazione, lo si riguadagna con una ricchezza espressiva che ha pochi eguali nel cinema di oggi. "New Rose Hotel" è un film sul tempo. L'esile trama di spionaggio industriale non merita che un accenno, il fatto è che ci troviamo di fronte a due uomini con un lavoro pericoloso (Walken e Defoe) e ad una donna che è pedina indispensabile del loro gioco (Asia Argento). La società cui i nostri personaggi appartengono è transnazionale, multiculturale, erratica; la vicenda è collocata in un futuro prossimo, la cui differenza con l'oggi si mostra per allusioni: detta vicenda si sviluppa secondo un tempo lineare non vettoriale, dunque il film pur aderendo ad un modello temporale rettilineo (le cose succedono una dopo l'altra) si concede numerose incursioni nel prima, nel dopo, nell'altrove, senza dare troppe spiegazioni a chi guarda. Fino ad un certo punto vediamo i nostri personaggi alle prese con uno strano tipo di rapimento; la vittima è uno scienziato giapponese che viene ripreso di continuo con la videocamera a sua insaputa, e gli inserti video si inseriscono a strappi nel tessuto della pellicola. Quando si compie il disegno criminale, allora il film torna su se stesso e prende a rimacinare le immagini del percorso fino ad allora ultimato. Nella mente di uno dei protagonisti (Willem Defoe) gli accadimenti della prima parte del film tornano ad verificarsi molte volte, come in un racconto di Borges; questo procedimento si chiama "frequenza ripetitiva" e lo si ritrova in diverse occasioni della storia del cinema, da "Ottobre" di Ejzenstein a "Out of sight" di Soderbergh. Un dialogo che si svolge tra Defoe e Walken in una camera d'albergo, si vede nel primo tempo ripreso in plongèe (dall'alto); dopo la svolta narrativa del suicidio di Walken, l'episodio si rivede da un altro angolo di ripresa, alla stessa altezza dei personaggi: ancora quelle parole, ancora quell'abbraccio, e nessun elemento rivelatore a suggerirci i legami tra il fatto e la memoria del fatto.




Anche le parole dette riaffiorano, però, badate bene, secondo un ordine diverso rispetto a quello delle immagini, negando sostanzialmente l'effetto di realtà che il suono in genere contribuisce a costruire; analogo è l'uso della musica, con la riproposizione di frammenti di canzoni, secondo un uso creativo della colonna audio che richiama antenati nobili come i russi firmatari del manifesto del cinema sonoro del 1928. La dignità del frammento è probabilmente una conquista della filosofia del novecento: come scrive Mario Perniola, "la caratteristica del frammento è di non essere mai dove effettivamente è, ma sempre oltre". Un film di frammenti, allora, questo di Ferrara, che preferisce non ricomporre le parti in unità; detto così, potrebbe sembrare un gran lavoro di montaggio e null'altro, mentre invece il regista americano offre qui alcuni straordinari esempi di stile barocco, tra Lynch e Welles, con sagome da indovinare in un bagno di tinte rossonere (la sequenza del locale notturno), o con la ripresa di personaggi dialoganti moltiplicati da una porta a specchio. "New Rose Hotel" è soprattutto Godard trent'anni dopo, per quella capacità di trasformare ogni inquadratura in un problema.



NEW ROSE HOTEL
di : Abel Ferrara
USA 1998


Produzione: QUADRA ENTERTAINMENT, EDWARD R. PRESSMAN
Scritto da: Abel Ferrara, William Gibson, Christ Lois
Interpreti: : Christopher Walken, Willem Dafoe, Asia Argento
Musica: Schoolly D.
Durata: 92 min.


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8 aprile 1999

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