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Fear and loathing in Las Vegas
stellastellastella
di Laura Parigi


Hunter S. Thompson è il principe dei Gonzi. Nei primi anni'70, all'alba della controcultura americana, Thompson si rivelò uno scrittore dal talento e dal sense of humor "lisergici" e fu l'inventore di uno stile giornalistico surreale e allucinato che da lui prese il nome di "gonzo journalism". Fear and Loathing in Las Vegas (Paura e disgusto a Las Vegas, Bompiani, 1996) è il titolo del romanzo semi-autobiografico che Thompson scrisse nel 1971 e che racconta lo strampalato "viaggio" del reporter Raoul Duke e del suo avvocato Dr. Gonzo in rotta verso Las Vegas in compagnia di una scorta virtualmente inesauribile di acidi, mescalina, erba, allucinogeni e droghe di varia qualità. Oggi, Hunter Thompson vive in un eremo a Woody Creek, Colorado, e nel suo lavoro non si stentano a riconoscere gli effetti delle sostanze che gli ispirarono il capolavoro di gioventù. Ma nel frattempo Fear and Loathing in Las Vegas ha cristallizzato la sua fama di piccolo cult e il cinema ha accarezzato a lungo l'idea di trarre un film da uno dei più deliranti trip letterari degli ultimi decenni. Pare che già negli anni '70 Martin Scorsese e Jack Nicholson fossero molto interessati ad un progetto che però non vide mai la luce. Qualche anno più tardi Ridley Scott iniziò addirittura a lavorare ad una sceneggiatura, ma poi la produzione del film fu di nuovo bloccata. Fear and Loathing in Las Vegas è cosė rimasto sospeso nel limbo aspettando che i tempi e il pubblico diventassero maturi per l'umorismo pulp ante-litteram di Thompson e per la sua apologia psichedelica. Oggi, dopo che Tarantino e suoi seguaci ci hanno abituato a ridere con "dis"gusto dei malori della società contemporanea e dopo che il successo planetario di Trainspotting ci ha aperto le porte della percezione cinematografica, le deliranti avventure di Duke e Gonzo, perennemente e consapevolmente "stonati" da una incredibile quantità di stupefacenti, sembrano molto meno scabrose di quanto non lo fossero più di 25 anni fa. Inizialmente Fear and Loathing in Las Vegas avrebbe dovuto essere diretto da Alex Cox, regista con una certa esperienza in tossicofili per aver realizzato Sid & Nancy, il dramma di amore-eroina e morte ispirato alla vita di Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols. Poi è subentrato Terry Gilliam, l'ex-Monty Python reduce dall'Esercito delle 12 scimmie, film che ne ha confermato il talento visionario, indiscutibile anche se opportunamente "addomesticato" ai rigori narrativi del cinema hollywoodiano.



Ma il romanzo di Thompson deve aver risvegliato in Gilliam una certa nostaglia per la follia anarchica dei tempi di Brazil (1985) e Fear and Loathing in Las Vegas è diventato una fiera degli eccessi, visivi e non solo. Un alienante road movie in cui Johnny Depp, il sex-symbol più "disadattato" dello star system americano, presta la faccia a Duke\Thompson e per trasformarsi in un clone dello scrittore americano non esita a diventare calvo. Accanto a lui un Benicio del Toro "scatenato", disposto ad apparire grasso e disfatto pur di risultare fedele alla descrizione che Thompson fornisce di Gonzo. Entrambi sono in viaggio per lavoro:


Duke deve realizzare un reportage su una corsa di moto nel deserto e Gonzo è atteso ad una convention di avvocati. Insieme attraversano il confine desolato del Nevada e arrivano a Las Vegas, affrontando gli orrori della loro immaginazione alterata e della realtà distorta; l'attacco di uno stormo di pipistrelli, la congrega di lucertoloni che organizzano un'orgia sanguinaria nell'hall di un albergo, il pavimento che si liquefa come pantano sotto i piedi. Insieme schivano delle "catastrofi" come una teen ager fuggita da casa (Christina Ricci) che potrebbe costare all'avvocato Gonzo qualche problema con la giustizia, un poliziotto troppo solo (Gary Busey) che attenta alla virilità di Duke, o una bionda giornalista televisiva (Cameron Diaz) inconsapevole "musa" della follia amorosa di Benicio del Toro. Insieme, infaticabili come due maratoneti, ingeriscono droghe dopo droghe senza un attimo di sosta, senza uno sprazzo di lucidità. Infaticabili e spregevoli, Gonzo e Duke non risparmiano nessun dettaglio sugli effetti collaterali della loro abbuffata; sudano, vomitano e affogano in liquami disgustosi. Fear and Loathing in Las Vegas è stato stroncato dalla critica e disertato dal pubblico americano forse proprio a causa di alcune sequenze "crude" al limite dell'imbarazzo. E, per la verità, il film di Gilliam a tratti assomiglia ad una specie incubo kitsch commentato con ampi stralci del romanzo dalla voce strascicata di Depp che improvvisa un accento incomprensibile. Ma Fear and Loathing in Las Vegas è anche un film realista sull'allucinazione, un film corporale a partire dalle metamorfosi fisiche imposte agli attori, fino all'uso degenerato dello "schifo" e della "paura" che hanno il sopravvento sull'umorismo cinico di Thompson. E, malgrado i momenti grotteschi e le esagerazioni gratuite, Gilliam è riuscito ridare a Fear and Loathing in Las Vegas un pò di quella carica trasgressiva e provocatoria che aveva contribuito a ritardare di 25 anni la realizzazione di questo film.

FEAR AND LOATHING IN LAS VEGAS
di Terry Gilliam
USA 1998


Produzione: UNIVERSAL PICTURES Scritto da: Hunter S. Thompson, Alex Cox, Hunter S. Thompson, Terry Gilliam, Tony Grisoni, Tod Davies
Interpreti: Johnny Depp, Benicio del Toro, Christina Ricci, Cameron Diaz
Musica: Ray Cooper, Michael Kamen
Durata: 118 min.


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31 agosto 1998

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