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Mezzanotte nel giardino del bene e del male
stellastellastella
di Francesca Capobianchi


Esiste un posto, pieno di verde, con una statua che tiene la bilancia del Bene e del Male. Un posto strano che una lunga carrellata ci mostra con una musica angelica. Un posto che allude a qualcosa di molto intrigante. Si chiama Savannah. Ma si legge: mondo intero. Forse America. Forse l'America di Clint Eastwood.
Una America di province grette, perbeniste, ipocrite, sfarzose. Quella stessa America che gli ha permesso di girare un capolavoro come "I ponti di Madison County­: cosė ricca di fascino e di costrizioni. Cosa succede a Savannah di particolare?
Un grosso ricevimento con tutti i personaggi del paese, il più grande ricevimento tenuto da un ricchissimo antiquario. John Kelso, giornalista newyorkese viene inviato per un reportage sull'evento e si trova davanti non solo un mare di invitati falsi e ipocriti, ma la città più stramba del Paese: " Qui girano tutti armati e ubriachi: New York in confronto è pallosa!". Fin qui niente di speciale se non fosse che: il protagonista del ricevimento spara al suo giovane amante; il cronista riceve contemporaneamente le avances di un transessuale nero, spogliarellista e di una fioraia che canta nei night la sera; e poi cani invisibili, pazzi che girano con mosche attaccate ai vestiti, riti voodoo. Sembrano tutti impazziti.
Eppure in quella piccola provincia regna la più serafica indifferenza fino a che non si viene a sapere niente. E qui entra in gioco la maestria del regista a cui non interessa per niente l'apologo alle diversità (sessuali e razziali e di comportamento) che risultano un pò stridenti alla fine del film. Ma quel binomio che campeggia sul titolo e che ben ha inquadrato nelle sequenze iniziali, per poi tornarci alla fine del film: il Bene e il Male.
Quello che si vede e quello che non si vede. "La verità come l'arte è nell'occhio di chi guarda". È questo mostrare che cerca sempre di più negli ultimi suoi lungometraggi, e penso soprattutto a "Potere assoluto" in cui questa ossessione era il tema portante. Qui lo ha mascherato, l'ha travestito. Non riuscendoci sempre, perché la vicenda giudiziaria risulta noiosa e lenta, e qualche personaggio si perde in questa ricerca (per esempio il musicista, innamorato della cantante).


Sì, sembra una ricerca questa mezzanotte, quasi una ricerca del limite tra l'attimo prima, in cui si può operare per il Bene, e l'attimo dopo, in cui si opera per il Male. È una ricerca sul volto di Kevin Spacey che sembra essersi spogliato ormai di ogni caratteristica: è un attore straordinario, anzi è l'attore, impassibile, imperturbabile, mai un segno d'espressione. Da "Seven" a "I soliti sospetti" ha eliminato progressivamente ogni chiaroscuro sul suo viso che è ormai una tabula rasa. Cosa ne fa Clint Eastwood? Ne fa uno che "sa inquadrare bene le persone" . È chiaro che qui non vuole alludere ai gusti sessuali del personaggio, non si vede neanche una scena intima nel film, ma intende forse proprio se stesso alla ricerca del "punto di vista": quello imparziale, quello più ambiguo possibile, quello sul confine, sulla linea di demarcazione maledettamente sottile e impercettibile del Bene e del Male.
Dove si pone una macchina da presa in un paese in cui ognuno ha qualcosa da nascondere, come per esempio una perfetta signorina sculettante, dalla maniere accattivanti, che si rivela in realtà un uomo? E quando sceglie il momento della ripresa di un omicidio se l'orologio a pendolo si rompe e non si sa come sono stati sparati i proiettili? In quel giardino. Un non-luogo
A mezzanotte. Un non-tempo
Alla ricerca del Bene e del Male.


MEZZANOTTE NEL GIARDINO DEL BENE E DEL MALE
di Clint Eastwood
USA 1997


Produzione: Warner Bros.
Scritto da: John Berendt - John Lee Hancock
Interpreti: John Cusack, Kevin Spacey
Musica: Lennie Niehaus
Durata: 91 min.


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30 aprile 1998

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