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The rainmaker
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di Luca Bandirali


Ci sono diverse ragioni per cui ritengo Rainmaker un capitolo importante della filmografia di Francis Coppola, e la prima di queste è il ritorno del Maestro al cinema classico, di impianto solidissimo e di ottimi attori. Questo non significa che abbia trovato deludenti le sue ultime prove: il barocchismo rutilante di "Dracula" ha influenzato innumerevoli autori ed è stato un esercizio di grandeur meravigliosamente condotto; "Jack", all'opposto, ha scandagliato il lato più intimo del regista, mai così prossimo alla poetica di Spielberg. Le coordinate di Rainmaker conducono però altrove; e non interessa quanto questo film sia business (ogni film lo è): quello che conta è che si tratta di cinema americano puro, a partire dalla materia narrativa per finire al decoupage.

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Tempo fa si diceva che Coppola avesse intenzione di portare sullo schermo "On the road" di Kerouac; con i tempi che corrono, è tanto che sia riuscito a misurarsi con "The rainmaker" di Grisham. Sull'autore del romanzo vale la pena spendere qualche parola; John Grisham può vantare, dopo solo dieci anni di attività, una carriera di altissimo profilo che ha conosciuto soltanto successi: ex-avvocato di grido, ha elaborato la formula miliardaria del legal thriller, e dai suoi romanzi sono stati tratti altrettanti film. Se è vero che il cinema ha gratificato il conto in banca di Grisham, è pur vero che non gli ha reso gran merito da un punto di vista qualitativo; a tutt'oggi sono sei le pellicole in cui è accreditato come writer: Schumacher ha girato "The client"(1994) con Susan Sarandon e "A time to kill"(1996) con Sandra Bullock, Pollack ha girato "The firm"(1993) con Tom Cruise, James Foley ha fatto "The chamber"(1996) con Gene Hackman, e Pakula si è occupato di "The pelican brief"(1993) con Julia Roberts. Una manciata di film che tutti conoscono, affidati a consumati professionisti che difficilmente hanno saputo cogliere e rendere le peculiarità dello stile Grisham (forse il solo A time to kill, nonostante il cast penoso, ha rappresentato un'operazione interpretativa di qualche interesse).
È inutile dire che il lavoro Coppola sovrasta di molte misure le opere dei colleghi, intanto perché punta in maniera decisa ad un'aderenza al testo pressochè totale; in secondo luogo



perchè la scelta di affidarsi ad una narrazione in prima persona dà compattezza ad un film che rischierebbe altrimenti di segmentarsi, essendo caratterizzato da una serie di vicende collegate; infine perché riesce perfettamente nella costruzione dello scenario: ogni dettaglio contribuisce col giusto peso al definirsi di un'atmosfera cupa, plumbea. È questa la condizione preliminare affinchè l'intera azione risulti (da un punto di vista strettamente drammaturgico, s'intende) credibile, e la macchina delle immagini si metta in moto.
All'interno di questa struttura ben congegnata agiscono personaggi dalla diversa levatura morale ma tutti estremamente consapevoli, ben serviti da attori al meglio (citerei in particolare la performance di Jon Voight); anche quando la parte è di secondo (o addirittura di terzo) piano non ci sono cali di tensione, e credo che i cameos di Rainmaker resteranno nella memoria di molti (ci sono Mickey Rourke nei panni di Bruiser Stone, avvocato di malaffare, e Roy Scheider in quelli del potente assicuratore incriminato).
Coppola, in ultima analisi, esce vincente dalla prova dell'adattamento letterario di un autore che continuo a ritenere difficile per il cinema (trame complesse, stile verboso, largo uso del linguaggio tecnico-processuale), ed indica la strada da percorrere agli immancabili epigoni.


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THE RAINMAKER
di Francis Ford Coppola
USA 1997


Produzione: American Zoetrope, Constellation films, Douglas/Reuther productions
Scritto da: F.F. Coppola, John Grisham, Michael Herr
Interpreti: Matt Damon, Claire Danes, Jon Voight, Danny De Vito, Mickey Rourke
Durata: 135 min.


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19 febbraio 1998

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