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Hercules
stellastella
di Luca Bandirali


L'immaginario Disney contiene una cospicua galleria di personaggi, in parte originali creazioni dei cartoonist americani, in parte derivati dalle fonti più varie (non solo fiabe e leggende, ma anche classici della letteratura europea); negli ultimi anni, grazie a quella che possiamo definire mobilitazione globale, la multinazionale americana ha realizzato con apprezzabile continuità film di successo che puntualmente, dopo il bagno di folla delle sale, hanno monopolizzato il mercato dell'home video.
Di questo nuovo corso John Musker e Ron Clements, gli autori di Hercules, rappresentano il team più collaudato. La loro collaborazione inizia con Red e Toby (1981), mentre l'esordio alla regia vero e proprio avviene con Basil l'investigatopo (1986), cui seguono La sirenetta (1989), il film che segna il rilancio dell'industria cinematografica made in Disney, e Aladdin (1992).

hades

Musker e Clements lavorano senz'altro nel solco di quella tradizione che Oreste De Fornari chiama "dei sempreverdi", ossia dei lungometraggi di animazione più noti e celebrati; tuttavia i loro film mancano inevitabilmente delle qualità che fanno il capolavoro, mentre possiedono tutte le caratteristiche dei film "minori", parzialmente riusciti, parzialmente compiuti.
Tale è la fisionomia di Hercules, rivisitazione del Mito che ripropone anzitutto la passione dei succitati registi per il musical; bisogna riconoscere che la porzione meno evanescente del film è proprio quella che strizza l'occhio a Broadway, con le Muse che si dimenano scatenate su ritmi decisamente Motown.
Il riferimento alla commedia musicale, che aveva già qualificato i momenti migliori della Sirenetta, qui potrebbe assumere consistenza ben maggiore (l'inizio attrae, poi ci si stanca...) se gli autori non optassero per una forma convenzionale, ordinaria. La lettura della mitologia greca vuol essere leggera, ironica e ammiccante; dei personaggi non si vogliono sottolineare che pochi aspetti, i più rappresentabili, e questa semplificazione nuoce in prima istanza ad un disegno troppo spigoloso, fatto di pochi tratti, di pochi colori. L'approccio degli autori al mito di Ercole non è quello di chi ha assorbito una certa cultura e si dispone a



restituirla sotto forma di racconto cinematografico; è invece un approccio pesante, carico di luoghi comuni, soprattutto in quella rappresentazione degli dei dell'Olimpo che non è davvero memorabile.
Posto che questa pesantezza nell'accostamento alla cultura europea infesta il cinema americano di tutte le epoche (tanto da apparire endemica; si pensi, in Titanic di Cameron, al dialogo tra Di Caprio e Kate Winslet sulla pittura di Monet, all'idea stereotipata del maledettismo e del randagismo dell'artista... o ai maldestri e raffazzonati riferimenti letterari di Morgan Freeman in Seven di David Fincher), è indubbio che gli eventuali pregi di Hercules vanno ricercati altrove; per esempio nella magnifica caratterizzazione di Ade, oscuro fratello di Zeus che Musker e Clements trasformano in un diabolico showman dell'oltretomba.
Del resto si può dire che l'Eroe latita, che le emozioni sono ridotte, che l'altro pallino dei registi, l'horror, fa capolino (con gusto) in più di un'occasione.
Insomma Hercules ingrossa le fila dei Disney minori (non certo dei Disney da dimenticare), affiancando il buon Robin Hood, il lieve Pocahontas, o il dimenticato Taron; evidentemente in casa Disney il genio alberga in altre stanze, per esempio quelle occupate da Gary Trousdale e Kirk Wise, gli autori del Gobbo di Notre Dame e della Bella e la Bestia (ovvero il meglio del cinema neobarocco).


hercules

HERCULES
di Ron Clements e John Musker
USA 1997


Produzione: Buena Vista International
Scritto da: Barry Johnson
Durata: 92 min.


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19 gennaio 1998

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