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Sette anni in Tibet
stella
di Luca Bandirali


Sette anni in Tibet é un film vuoto, fatto di totali di montagne innevate che si succedono senza soluzione di continuità; Annaud (il regista del Nome della rosa) confeziona senz'arte alcuna un lungo promo turistico che lascia interdetto il pubblico tutto, o perlomeno il pubblico naturale di un film siffatto: freddino per gli amanti del melò, non abbastanza compiacente per le fans di Brad Pitt (ai minimi), deludente persino per i new agers in cerca di illuminazioni a buon mercato.
In Sette anni in Tibet agiscono personaggi inconsistenti, coinvolti in grandi storie senza importanza. Anzi, la vicenda umana si annulla in un paesaggio sconfinato, che tuttavia rimane muto, imperturbabile; un paesaggio di cui la macchina da presa non cattura che la superficie, manifestando uno sguardo incapace di spingersi al di là del folclore più trito (si veda la rappresentazione del popolo tibetano).
Non posso concepire tanta nullità se non quale frutto di un calcolo premeditato, volto alla commercializzazione dell'esotico: le culture lontane, soprattutto se rese inoffensive da un'operazione preventiva di privazione di sostanza, non mancano mai di appeal presso il pubblico occidentale.
Penso a Sette anni in Tibet come ad una sorta di parco tematico himalayano, innocuo e virtuale, in cui si può disporre di Lhasa come di un villaggio vacanze.
Purtroppo (!) il film non é tutto qui: ciò che risulta francamente indigeribile nella "cucina" di Annaud é il suo voler condire amene vicende di scalatori aitanti con una lettura della Storia maldestra, qualunquista, a tratti pericolosa.
Non mi riferisco qui alla presa di posizione politica sui fatti tibetani, che d'altra parte non brilla per incisività, ma alla costruzione di un sistema di valori (fragile come chi l'ha messo in piedi) di generica condanna agli opposti estremismi (Hitler = Mao Tse Tung),



per cui il film si apre e si chiude con la rappresentazione del Male: si parte dall'Austria del 1938, la Cina di Mao chiude il cerchio in una geometria folle, ingiustificata, antistorica e soprattutto fuori luogo in un film di così corto respiro.
Tanto l'inizio, col suo sbandierare di svastiche, tanto il finale incendiario di morti, tradimenti e bandiere rosse, fanno chiaramente parte di un film che non c'è.


tibet



SETTE ANNI IN TIBET
di Jean Jacques Annaud
USA 1997


Produzione: Mandalay Entertainment, Tristar Pictures
Distribuito da: Sony Pictures, Tristar Pictures
Regia: Jean Jacques Annaud
Scritto da: Heinrich Harrer, Becky Johnston
Interpreti: Brad Pitt, David Thewlis, B.D. Wong, Mako
Musica: John Williams (II), Claude Debussy
Durata: 130 min.



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7 gennaio 1998

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