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Bugiardo bugiardo

di Luca Bandirali


Jim Carrey è un talento naturale. Jim Carrey anzi è una forza della natura. È il comico degli anni '90, è meglio di Jerry Lewis. Questi sono i giudizi lusinghieri sull’attore canadese che si leggono più di frequente. Guardando però le sue prime prove da protagonista come "Ace ventura" o "Scemo e + scemo" si coglie solo l'enorme potenziale del nostro faccia-di-gomma: si tratta di film mediocri, certo, ma non è questo il motivo dell’imperfetta realizzazione del fenomeno Carrey. Queste pellicole non gli hanno reso un buon servizio perché gli hanno accordato una libertà di movimento eccessiva,e si ha sempre l'impressione che la macchina da presa si limiti a registrare il flusso incontrollato di nonsense proveniente da Carrey. Naturalmente qua e là è possibile scoprire frammenti di questa comicità eversiva, sorretta da una grandissima fisicità; tuttavia è solo con "Batman forever" che Jim comincia a fare sul serio, regalandoci una prova d'attore controllata, buona dall'inizio alla fine. Se si prende il successivo "The cable guy" come un errore di percorso (anche per il regista Ben Stiller, autore di "Giovani, carini e disoccupati"), non bisogna però dimenticare quanto di ispirato Carrey lascia di sé: la sequenza della festa a casa di Broderick in cui il nostro canta un’allucinata "Somebody to love" vale comunque la visione di un film non riuscito.



Arriviamo a questo "Bugiardo bugiardo", commedia godibile che permette una volta per tutte di inquadrare il problema, che è quello di gestire il vulcanico Carrey, che sfugge per natura al controllo, alle briglie di una messa in scena tradizionale. Non gli si chiede mai la misura, non gli si chiede mai di servire in minima parte un ruolo: e questo (mi perdoni Vincenzo Cerami, per il quale al comico tutto è concesso) è sbagliato, perché poi la pellicola cattura un decimo di quello che l'attore ha prodotto davanti alla macchina da presa.
Ad esempio trovo che la parte migliore di "Bugiardo bugiardo" sia la coda, che raccoglie alcune scene scartate in cui è possibile vedere il genio al lavoro, il comico che si mette in gioco, improvvisa, tende la pelle alla ricerca esasperata ed incessante dell'espressione: Carrey è attorniato dai colleghi che in taluni momenti non possono astenersi dal ridere a crepapelle, conquistati (anche loro, attori trasformati in spettatori !) da questo funambolo sempre in equilibrio sul filo dell'assurdo.
Il film, che racconta le vicende di un avvocato mentitore, non si mantiene per tutto il tempo sugli stessi livelli, soffre chiaramente di dipendenza dal mattatore canadese, ma è comunque efficace nel parodiare un mondo (quello delle toghe) a cui Hollywood riserva in genere il trattamento serioso dei legal thriller. Colpevole di qualche scadimento nella farsa come di inutili patetismi, "Bugiardo bugiardo" s’illumina improvvisamente alle invenzioni di Carrey: mettetegli di fronte una donna, e saranno sempre scintille, carica animale allo stato puro!
Guardo al futuro di questa maschera vivacissima con stima rinnovata, e credo che la strada intrapresa con questo film discreto sia quella giusta.


BUGIARDO BUGIARDO
(LIAR LIAR)
di Tom Shadyak
USA 1997

Produzione: Universal Pictures, Imagine Entertainment
Regia: Tom Shadyak
Sceneggiatura: Paul Guay, Stephen Mazur
Interpreti: Jim Carrey, Jennifer Tilly, Justin Cooper
Fotografia: Russell Boyd
Musica: John Debney, James Newton Howard
Durata: 87 min.



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20 maggio 1997
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