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Segreti e bugie

di Luca Bandirali


" Tutto è preso quello che non potè essere trovato tutto è portato quel che fu lasciato indietro."

GREGORY CORSO "Per Omero"


"Basta con questi segreti e bugie !" tuona il corpulento, umanissimo Maurice nella scena chiave del nuovo film di Mike Leigh. Il suo è un appello accorato in favore della verità, contro tutte le reticenze e le menzogne che rendono la vita uno squallido gioco di maschere, di silenzi colpevoli. La vicenda narrata è fin troppo esemplare: una donna matura, di bassa estrazione sociale e dall’esistenza infelice, condivisa da una figlia ventenne che non ha mai conosciuto il padre e che la donna ha cresciuto da sola, deve confrontarsi suo malgrado con un passato che aveva voluto dimenticare; un’altra figlia, nata 29 anni prima da una gravidanza indesiderata, cresciuta in una famiglia adottiva, vuole conoscerla per capire le ragioni della sua drammatica scelta. Il rapporto madre-figlia è forse il segmento meno interessante di questo viaggio nel mondo del non detto, alla scoperta di vite segnate dall’ assenza.



Tale mancanza è ciò che le strane famiglie del film condividono, famiglie senza padri : questi sono morti, o sono semplicemente altrove, fantasmi di una memoria negata. "Segreti e bugie" è un film rigidamente simmetrico sulla maternità : al centro ci sono i perchè di una maternità rifiutata (Cynthia-Hortense), ai lati da una parte l’incomprensione come risultato di una maternità tutto sommato subita (Cynthia-Roxanne), dall’altra la frustrazione della maternità irraggiungibile (Monica-Maurice). Assumendosi tutti i rischi del film a tesi Leigh gira un film che paradossalmente ha padri ingombranti; infatti la tradizione del cinema inglese militante è rappresentata visivamente da un costante indugiare sulla leggibilità delle differenze di classe dei personaggi, e la dimensione domestica diventa in questo senso fortemente caratterizzante di contesti sociali eccessivamente stilizzati (il barbecue luccicante nella casa di Maurice, il divano nel soggiorno di Hortense, il disordine della casa in affitto di Cynthia, che fa tanto proletariato urbano). Quello di Leigh allora è un nuovo "Interiors", debitore cioè nei confronti di tutto il cinema di Bergman così come lo era il bel film di Allen: nelle premesse, nello sviluppo della narrazione,
nell’ ultracelebrato (a Cannes) lavoro sugli attori, il rapporto di dipendenza tra "Segreti e bugie" e l’opera del maestro svedese è evidente (a tutti tranne che ad Alberto Crespi, critico de "L’Unità" che però sottolinea giustamente la ricchezza del sottotesto del film).



A proposito di attori si è molto parlato del metodo di Leigh (lunghe prove mesi prima di girare, come si usa a teatro), scomodando addirittura Cassavetes, che rispetto all’inglese era meno cerebrale, più interessato al calore della performance che alla geometria narrativa. I risultati sono certo degni di nota, ma si rimane nell’ambito del virtuosismo (Brenda Blethyn dà al personaggio di Cynthia delle sottolineature melò francamente stucchevoli), quando invece Cassavetes riusciva a imprimere sulla pellicola dei frammenti di vita. Insomma, dopo averci regalato il magnifico "Naked", Leigh ci insegna anche che i miracoli (e i colpi di genio) non si ripetono facilmente, e la cosa migliore di questo film resta il fotografo ciccione Maurice, il cui lavoro di autore di ritratti consiste nel creare il falso, nel dare consistenza e fisionomia ad una realtà che esiste solo davanti all’obbiettivo, per il momento di uno scatto (ma non è il suo stesso lavoro, Mr. Leigh ?).



SEGRETI E BUGIE
di Mike Leigh
GB 1996

Regia: Mike Leigh
Sceneggiatura: Mike Leigh
Interpreti: Timothy Spall/Maurice Brenda Blethyn/Cynthia Claire Rushbrook/Roxanne Marianne Jean-Baptiste/Hortense
Produzione: Simon Channing Williams
Fotografia: Dick Pope
Scenografia: Alison Chitty
Distribuzione: BIM
Durata: 134 min.



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20 gennaio 1997
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