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EVITA

di Luca Bandirali


Attendevo la trasposizione cinematografica del musical "Evita" con impazienza, ero davvero curioso di vedere l’esito artistico di questo grande business. Gli ingredienti per un successo di risonanza mondiale c’erano tutti (e infatti non avevo dubbi sulla riuscita commerciale del film): la diva, il partner fascinoso, la musica e, naturalmente lo scandalo, buon complice di questo genere di operazioni. Per chi non fosse a conoscenza di queste amene vicende, riassumo: "Evita" è stato un musical miliardario che ha riempito i teatri di tutto il mondo, è un’opera di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice (quelli di "Jesus Christ Superstar") e narra la storia di una donna famosa, la moglie del dittatore d’Argentina Peròn, amatissima e praticamente santificata nel suo paese. Il fatto che la rockstar Madonna si accingesse ad interpretare il ruolo di Evita sul grande schermo ha scatenato le ire degli argentini, offesi dal blasfemo accostamento tra le due donne, che personalmente trovo interessante e significativo. Infatti di cosa parla il film? Della scalata sociale di una Bovary all’ennesima potenza, dai miseri luoghi di un’infanzia difficile alla tentacolare e sfavillante Buenos Aires che ne decreta il trionfo.



Rispetto all’eroina di Flaubert la nostra Evita è altrettanto arrivista, ma di certo più fortunata, dal momento che tutti i suoi sogni di gloria si realizzano (sempre per mezzo di uomini compiacenti puntualmente scaricati). Il parallelo con la storia di Maria Luisa Ciccone funziona: carrierista, ambigua, discussa e nello stesso tempo adorata dalle masse, la cantante americana condivide con la Peròn la sottile arte del sapersi vendere oltre ad un calcato atteggiamento messianico. Non è un caso che Madonna abbia fatto carte false per assicurarsi questo ruolo, non è un caso che la sua performance sia di valore assoluto, sotto tutti i punti di vista. Ma attenzione : il vero mattatore del film è un incontenibile Antonio Banderas, attore ritrovato, oserei dire rigenerato, dopo una serie di macho-movies indecenti ("Two much", "Mai con uno sconosciuto", "Assassins"). Banderas sfoggia un taglio di capelli che ricorda "Mambo kings", il suo esordio americano, e stupisce dal
primo all’ultimo minuto: ottimo cantante e splendido ballerino, lo spagnolo alle prese con un ruolo alla Fregoli è da non perdere. Non pensate però ad un film "di attori": il regista c’è e si chiama Alan Parker, e ha girato (tra gli altri) "Saranno famosi", "The commitments" e "Fuga di mezzanotte". La sua prova migliore resta a mio giudizio "The wall", opera-rock ridondante e paranoica, la musica dei Pink Floyd in immagini; cito questo titolo perchè con "Evita" Parker lavora con lo stesso elemento di base, cioè una partitura musicale ben definita, generatrice di inquadrature. Il regista inglese domina indiscutibilmente questa partitura generatrice dettando il giusto ritmo come un grande direttore d’orchestra, indovina sempre la scelta dei siti ed asseconda intelligentemente le felicissime prestazioni di Banderas e Madonna (molto belle, in particolare, la sequenza del duetto canoro nel primo tempo, e del tango in penombra verso la fine del film). Tuttavia non rinuncia ad uno stile magniloquente, che nuoce in più di un’occasione a livello di impatto; da dimenticare sono anche taluni (in)estetismi, indesiderate quanto brusche virate verso il video-clip più ruffiano; non impeccabile, tra l’altro, la resa dei comprimari, troppo schiacciati su uno sfondo che Parker avrebbe potuto meglio delineare. Ma sono le sole note stonate di un’esecuzione da maestro : "Evita" è l’unica novità di rilievo del Natale ‘96.



EVITA
di Alan Parker
USA 1996

Regia: Alan Parker
Sceneggiatura: Alan Parker, Oliver Stone, tratto dal Musical "Evita"
Interpreti: Madonna, Antonio Banderas, Jonathan Pryce
Produzione: Robert Stigwood, Alan Parker, Andrew Vajna
Fotografia: Darius Khondji
Musica: Andrew Lloyd Webber
Durata: 134 min.



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10 gennaio 1997
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