Film verde: «L'ottavo giorno»
 
di Luca Bandirali
Appunti di uno spettatore, nel buio della sala semivuota: "L'ottavo giorno" è un film che parla di amicizia (e di altre cose);
è l'ultimo lavoro di Van Dormael, quarentenne visionario di Ixelles, Belgio., autore fra l'altro del celebrato "Toto le heros".
La storia è quella dell'incontro di due individui agli antipodi, un manager arrivista e un ragazzo down; un incontro impossibile
che per i due rappresenta l'inizio di una strada da percorrere insieme. La sfida del regista belga è particolarmente
impegnativa, infatti il tema del rapporto con il diverso è denso di trappole: soprattutto poi se ad interpretare il giovane
handicappato non c'è un Dustin Hoffman formato famiglia, ma un vero down, Pascal Duquenne, brillante attore di teatro alla
sua prima esperienza davanti alla macchina da presa. Ne viene fuori un road movie, un film che racconta un'avventura sulla strada
della vita. L'iconografia del racconto in movimento è satura di uomini con la valigia, di paesaggi desolati, di incontri
pericolosi, di risvegli difficili e di grandi abbracci; purtroppo Van Dormael non si sottrae a nessuna di queste immagini codificate,
stereotipate e neanche il divertito surrealismo all'ingrosso con cui infarcisce il racconto serve ad allontanare il film dai binari del
già visto. Certo, Daniel Auteuil č un attore straordinario, Duquenne è addirittura formidabile (e infatti i due hanno
trionfato a Cannes '96), ma ciò che maggiormente risalta ne "L'ottavo giorno" è la disarmonia delle parti col tutto,
la difficoltà di cucire insieme quelle idee diverse che abbandonate a se stesse rimangono delle trovate, la renitenza di
materiali eterogenei a fondersi. E allora sarebbe fin troppo facile puntare il dito sugli scivoloni più evidenti di questo film
non riuscito, tutti imputabili ad una regia ora assente ora ridondante, in palese imbarazzo quando si trova alle prese con i bambini
(che sono attori magnifici solo se il regista si chiama Truffaut, De Sica o Spielberg).
A farsi ammirare rimangono alcune indubbie qualità di Van Dormael (che non ne fanno perņ un talento), come la grande
|
|
sicurezza nella rappresentazione di luoghi urbani che non sono mai semplice sfondo (questa è una lezione di Rohmer) e il suo meraviglioso senso cromatico, che ci regala un "film verde" di interessante impatto visivo in cui i prati di Francia sono veri protagonisti. Il critico Mario
Calderale scrive (su
SEGNOCINEMA n.82) che il cinema di Van Dormael "... rigetta il dispotismo greve di un'ermeneutica della visione..." ed aggiunge
che "...può anche non piacere...". Colpito dalla sconcertante scoperta dei miei diritti rivelati, non posso che concludere (mi
perdonerete): "Non mi piace".
L'OTTAVO GIORNO
di Jaco Van Dormael
Francia/Belgio 1996
Regia, soggetto e sceneggiatura: Jaco Van Dormael
Montaggio: Susanna Rossberg
Fotografia: Walther Van Ende
Interpreti: Daniel Auteuil, Pascal Duquenne, Miou Miou
Durata: 118 min.
|