incontri ravvicinati
Home Page


Ruoli paralleli: conversazione con Angelo Orlando
di Renato Chiocca


Il suo volto trasferisce la perplessa malinconia di un vinto calato suo malgrado in situazioni straordinarie. La sua mimesi d'attore è stata al servizio di Federico Fellini nel poema del silenzio e del congedo "La voce della luna", di Nanni Loy nella Napoli imbrogliona di "Pacco, doppio pacco e contropaccotto" e di Massimo Troisi nell'elogio dell'amore perduto "Pensavo fosse amore invece era un calesse". Queste sono alcune delle interpretazioni più prestigiose che Angelo Orlando, attore, sceneggiatore e regista di origini salernitane, ha fatto nella sua carriera ottenedo importanti riconoscimenti tra cui il David di Donatello. Nel 1995 sceneggia e dirige il suo primo film "L'anno prossimo vado a letto alle dieci" di cui è protagonista insieme a Ricky Memphis e Valerio Mastandrea. Di pari passo recita e scrive svariate commedie teatrali, dirige videoclip e prosegue il suo lavoro di scrittura e interpretazione per il cinema. Incontriamo Orlando in occasione dell'uscita del suo secondo film da regista Barbara con Valerio Mastandrea e Marco Giallini: "Un film sull'attesa, su gente che è abituata a non aspettare come due avvocati romani fuori dalle aule dei tribunali, legati ad un letto di una fantomatica donna per aspettarla, per aspettare qualcuno o qualcosa che li liberi da questa condizione. Una delle possibili chiavi di lettura anche se ho imparato a non vederci pių di quello che ho scritto".


RC: Consideri lo stile grottesco una soluzione per rendere una commedia più graffiante?
Angelo Orlando: "Emilio Cecchi diceva di guardarsi dagli autori che giurano di non avere uno stile. Io credo che una definizione di stile mi può accomunare a qualcosa che si potrebbe definire grottesco, però fa parte sempre di un momento. Ho scritto due film fin'ora che hanno qualcosa in comune fra loro: si rimane ancorati ad una realtà probabile anche se abbastanza inverosimile. Grottesco potrebbe essere una definizione per cautelarsi dal non avere una esigenza precisa di dover raccontare qualcosa che faccia parte della realtà. Barbara è comunque un film che ho scritto molti anni prima rispetto a quando sono riuscito a realizzarlo e risente ancora di un mio retaggio adolescenziale: dai fumetti, alle influenze dei film che mi sono piaciuti, dalle favole con i loro personaggi inquietanti a qualche paura ancora da esorcizzare attraverso il cinema".
RC: L'impianto della commedia è dichiaratamente teatrale, nel suo rispetto delle unità spazio-temporali e nella definizione dei personaggi prettamente cabarettistica. Come si sono radicate queste caratteristiche?
AO: "Credo che la componente cabarettistica sia necessaria per questo tipo di storia, anche perche il film l'ho scritto in un momento in cui ero più vicino al passato che al presente, quindi profondamente influenzato da quello che facevo allora. La mia corrente creativa è del resto imprevedibile, ma comunque sarà sempre il frutto di quello che ho vissuto e quello che vivrò, fuori da qualsiasi continuità di genere anche perchè non faccio solo il regista".
RC: Cosa della tua passata esperienza di attore hai portato nel dirigere gli attori del film?
AO: "L'esperienza di attore è determinante per l'attore che decide di fare il regista perchè se riesce a non perdere mai il contatto con l'attore che è in lui riesce anche a trasmettere molto di più agli attori che sono chiamati ad interpretare i personaggi del suo film. Lavorare poi con attori che in questo caso sono amici dà sicurezza e lascia il desiderio che tutto appaia come un divertimento allo spettatore. E questo penso che in Barbara si noti".
RC: Il film si svolge tutto in una stanza, quindi per evitare l'appiattimento della narrazione hai fatto largo uso della mobilità della macchina da presa...
AO: "Trattandosi di un film girato in una stanza avevo bisogno di qualcosa che movimentasse questa stanza e mi son aiutato anche con la...

...macchina da presa, cercando di non esagerare e allo stesso tempo rendedola protagonista. Credo che sia stato un risultato abbastanza calibrato. Non ci sono grossi virtusismi, anche perchè non mi piacciono; mi piaceva l'idea claustrofobica della macchina da presa prigioniera, che muovendosi cercasse di liberare e liberarsi".
RC: In passato ti sei trovato a scivere sceneggiature solo per i tuoi film, solo da poco hai cominciato a scrivere per lasciar dirigere ad altri. Qual'è il ruolo dello sceneggiatore al momento in Italia?
AO: "Il ruolo dello sceneggiatore è molto combiato rispetto al passato. Credo che il problema sia dovuto alla mancanza di scuole che delucidino ai ragazzi i vari aspetti della sceneggiatura. In Italia, così come in Europa, stiamo vivendo un periodo in cui la sceneggiatura, e quindi lo sceneggiatore, ha subito una svalutazione rispetto al regista e si vive un momento in cui la sceneggiatura è necessaria, ma lo stesso non vale per lo sceneggiatore. Un esempio che mi ha divertito è Frank Capra, da sempre lodato per il suo "Capra's touch". Però il suo sceneggiatore stanco della insufficiente considerazione della sua opera, una volta gli spedì un copione di pagine bianche e gli raccomandò di metterci il "Capra's touch". In Francia, ad esempio, i film di Renoir li scriveva Prevert. Venivano chiamati dei poeti, degli scrittori importanti..."
RC: Se pensi anche in Italia a Tonino Guerra, ad Age e Scarpelli, la loro poesia e la loro prosa era determinante...
AO: "Certo, c'erano gli Sceneggiatori, e i film nascevano da un insieme, da un'assemblaggio di menti che ci hanno dato dei capolavori".
RC: E tu come hai imparato?
AO: "Io ho imparato leggendo sceneggiature, storie, libri e alla fine mi sono dovuto improvvisare sceneggiatore di un film che volevo dapprima interpretare, in seguito mi sono affezionato alla regia e ho voluto dirigerne un'altro".

RC: In base a cosa decidi quale film dirigere o unicamente sceneggiare?
AO: "In verità in base alle coincidenze, ad esempio recentemente sono state ultimate le riprese di "Ormai č fatta" di Enzo Monteleone, tratto dal romanzo autobiografico di Horst Fantazzini, in cui sono stato chiamato a stendere un primo abbozzo di sceneggiatura dal produttore. Monteleone ne aveva scritta una seconda ispirandosi alla mia stesura, che poi propriamente unita con la mia è risultata essere la versione definitiva pronta per girare".
RC: Ti consideri uno sceneggiatore?
AO: "Anche uno sceneggiatore...".
RC: Quindi continuerai a fare l'attore?
AO: "Lo sto facendo. Ho finito di girare "Panni Sporchi" di Mario Monicelli e sto partecipando al film "L'Ultimo Mundial" di Antonella (Ponziani, ndr) e Tonino (Zangardi, ndr) , in ogni caso se ci sono buone cose perchè no. Poi non mi ritengo una persona che si può chiudere in una sola cosa...".



info@baldas.it (prime) visioni
posto unico
incontri ravvicinati
amori in corso
covers
credits
home


26 gennaio 1999
© Copyright 1996-1998, by Baldas & Baldas DIVISION. All rights reserved.
Comments to webmaster.