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cinema da ridere
"camere da letto" e "finalmente soli"


di Luca Bandirali


l'uscita nelle sale di due film italiani mi offre l’opportunità di fare il punto sullo stato di salute attuale del nostro cinema; si tratta delle opere seconde di due autori noti al grande pubblico, se non altro in virtù del loro eclettismo: Simona Izzo, che è anche sceneggiatrice, attrice, doppiatrice, e Umberto Marino, autore e regista teatrale, nonché sceneggiatore di fama.
La Izzo aveva girato nel 1994 "Maniaci sentimentali", una commedia degli equivoci, non priva di spunti interessanti, che aveva riscosso un certo successo. Mentre questo esordio faceva il verso al Woody Allen di "Hannah" e a certo Altman, il nuovo "Camere da letto" pesca senza ritegno nel blob della commedia all’italiana. Evidentemente attratta dal racconto corale, Simona Izzo si circonda di un cast che è per metà composto di attori famosi, per l’altra metà di parenti, e filma un’umanità varia, brutta e compiaciuta; il motivo conduttore è il sesso, che i protagonisti tutto sommato praticano poco: la Izzo e Ricky Tognazzi mimano un amplesso per il teatro, Francesco Venditti e la sua fidanzantina sono alla ricerca dell’atmosfera giusta per la loro prima volta, Giobbe Covatta preferisce fare da sé con l’ausilio della fotografia di una bella russa, Abatantuono e la Cucinotta sono ostacolati da un esercito di figli e da orari che con l’amore non si conciliano.



Inutile dire che il finale riserva calde sorprese a tutti, in un tripudio di piacere.
"Camere da letto" è volgare nei contenuti e nella forma, come direbbe un’insegnante di Lettere, ed è un parente stretto dei film beceri e ridanciani degli anni ’70, quelli con Gloria Guida e Aldo Maccione: Abatantuono come Renato Pozzetto, Cucinotta come la Fenech, Ricky Tognazzi come Johnny Dorelli, e non me ne vogliano gli amanti del cinema trash (scusa, Faticanti). Alla soddisfazione dei sensi che gli interpreti inseguono con pervicacia, lo spettatore rinuncia dopo poche battute: se questo èciò che la Izzo e la sua accolita spacciano per piacere della visione, meglio una sana astinenza.
Mentre l’artista romana strizza l’occhio ai vecchi artigiani della risata, Umberto Marino ci racconta una storia di mariti e mogli in crisi: ma "Finalmente soli" è soprattutto una parata di NUOVI COMICI. Il rapporto tra cinema e avanspettacolo (una volta) e tra cinema e televisione (più recentemente) ha dato luogo ad un fiorire di talenti indiscutibili (basti pensare ad attori come Sordi e Totò, e poi a Troisi, e a Benigni): ebbene, tutto questo non è più, e il pessimo film di Marino ne è testimonianza impietosa.
Panariello, Milano e Papaleo offrono uno spettacolo indecoroso di gag imbalsamate, mentre il regista sbaglia sistematicamente i tempi e i modi del racconto, mettendo in scena una fiacca vicenda di smarrimento generazionale in cui chiunque stenterà a riconoscersi. Detto che al gioco si presta quell’angelo di Domiziana Giordano, e che non manca una particina per Manuela Arcuri, vera caratterista del Nuovo Cinema Italiano, non mi resta che riconoscere in Marino l’ombra di un onesto scrittore (suoi i soggetti de "La stazione" di Sergio Rubini e di "Un’anima divisa in due" di Silvio Soldini).


Mi sembra che il cinema italiano sia popolato di tristi mestieranti all’eterna ricerca del colpo grosso: incapaci di elaborare una propria poetica, succubi di una logica commerciale stritolante, i nostri autori rinunciano in partenza ad un discorso originale rifugiandosi nei consunti canovacci di sempre e affidandosi alla notorietà di qualche comico televisivo.



Un cinema da ridere dunque, un cinema commerciale che soffre del retaggio soffocante della commedia all’italiana e che celebra il fenomeno "Ciclone", come fosse questa l’unica strada percorribile; la qualità delle proposte è livellatissima verso il basso, ed anche gli interpreti di quello che una volta si chiamava cinema medio tendono a conformarsi al gusto di una platea per forza di cose maleducata. Queste persone vogliono dirci che il disimpegno è il solo terreno praticabile dal cinema italiano, in quanto punto di incontro tra grande pubblico ed industria cinematografica: ma che questo divertissement si risolva sempre e comunque nel trionfo del cattivo gusto, nella sagra della battuta greve, nella parata di attricette discinte, mi fa pensare che un cinema che scimmiotta la televisione è cosa misera, destinata ad una misera esistenza.
La televisione, che è sottocultura per antonomasia, fagocita un immaginario che ha una storia di 100 anni e ce lo restituisce in forma di sottocultura, con buona pace dell’industria cinematografica (connivente), e con disappunto degli appassionati, per i quali una stagione di cinema si riduce sempre più ad una manciata di titoli provenienti dai meravigliosi cineasti solitari, la specie protetta e in via d’estinzione dei Moretti, dei Bertolucci, dei Martone.


CAMERE DA LETTO
di Simona Izzo
ITALIA 1997


Produzione: Cecchi Gori Group
Regia: Simona Izzo
Interpreti: Simona Izzo, M.Grazia Cucinotta, Diego Abatantuono, Ricky Tognazzi
Fotografia: Alessio Gelsini Tornesi
Durata: 95 min.

FINALMENTE SOLI
di Umberto Marino
ITALIA 1997


Produzione: Cecchi Gori Group
Regia: Umberto Marino
Interpreti: Rocco Papaleo, Daniele Liotti, Marco Milano
Musiche: Gemano Mazzucchetti
Fotografia: Maurizio Calvesi
Durata: 90 min.



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7 aprile 1997
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