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Shakespeare nell'anima

di Bandirali-Capobianchi


cercando Riccardo (con Al Pacino)

di Luca Bandirali


Al Pacino, ovvero l’Attore: 35 anni di luminosa carriera rendono questo newyorchese di origine italiana un fulgido esempio per generazioni di artisti del cinema. L’irripetibile carrellata di



successi di un uomo in perenne stato di grazia rimane impressa nella memoria dei frequentatori (anche occasionali) delle sale: dall’ incorruttibile Frank Serpico al folle gangster Scarface, dal Michael Corleone della trilogia del "Padrino" fino all’adrenalinico Vincent Henna di "Heat", ogni performance di Al Pacino è stata infatti esibizione magica (non gratuita) di talento purissimo. Un talento, badate bene, che nasce sulle assi del palcoscenico: identificando Pacino con i personaggi che ha portato sullo schermo ci si dimentica di un’attività teatrale intensa che lo ha spesso tenuto lontano da Hollywood, magnifico interprete di Brecht e Shakespeare in giro per il mondo.
Finirà mai di stupirci questo grande uomo di spettacolo? Sembra di no, dal momento che ora, deciso più che mai a dare corpo ai propri sogni, esordisce addirittura alla regia, alla tenera età di 56 anni.
Il film si chiama "Looking for Richard", ed è un docu-drama di argomento teatrale in cui convergono felicemente tutte le esperienze di una vita alla ribalta; nasce da un’idea eccellente, quella di estendere ad un pubblico allargato il proprio amore per Shakespeare. L’entusiasmo e la passione sincera sono gli elementi fondamentali di un’operazione difficile, ma condotta con estrema onestà intellettuale: Al Pacino assume come punto di partenza il testo del "Riccardo III", e riunisce attorno a sé un nutrito gruppo di attori titolati, allo scopo di penetrare l’essenza del dramma e di renderla al pubblico.
Naturalmente riserva per sé il ruolo dello spietato Duca di Gloucester, il quale riesce a salire sul trono d’Inghilterra dopo aver fatto assassinare mezza corte reale. L’interpretazione di Pacino mette in risalto la sete di potere che acceca quest’uomo infelice (nato storpio e claudicante). Come sottolinea Vincenzo Cerami nel saggio "Consigli ad un giovane scrittore" (Einaudi) "...Riccardo è un uomo reso cinico dalla natura, un mostro suo malgrado", ed è in questo senso che il personaggio assume una dimensione eroica assolutamente affascinante. La scommessa di Pacino sta nel rifiutare la semplice trasposizione del dramma per il grande schermo (di rutilanti rivisitazioni del Grande Bardo mi sembra si occupino già Branagh e Zeffirelli), e nel mettersi al livello del testo, alla ricerca delle possibili rappresentazioni, mostrando dal di dentro il mestiere dell’attore.



Il lavoro si articola in capitoli che mettono a fuoco i nuclei tematici del dramma: in ogni capitolo, alle sedute di lettura e analisi del testo si alternano le scene-chiave rappresentate da una compagnia di all star (Kevin Spacey, Winona Ryder, Alec Baldwin, e molti altri). Ad unire questi frammenti di pellicola c’è un filo conduttore che concretizza l’aspirazione del neo-regista ad un "pop(ular) Shakespeare": per le strade di New York una camera a mano insegue Al Pacino che interroga divertito i passanti, cercando Riccardo nella memoria di tassisti, studenti, barboni.
Ritengo che la tragedia shakespeariana si presti magnificamente a questo serissimo "gioco d’attori": si tratta infatti di un dramma tutto tenebre, orrore e delitti a ritmo ossessionante, in cui emerge inquietante la figura del re deforme; è l’ennesima performance magistrale, giocata su toni eccezionalmente cupi, di un’artista della scena che vive una splendida maturità.
Condito di intelligenti considerazioni sulla costruzione di una messa in scena teatrale (intervengono Sir John Gielgud, Vanessa Redgrave, Kenneth Branagh), impreziosito da alcune sequenze memorabili (la seduzione di Lady Anne, la morte di Riccardo sul campo di battaglia sono fra le cose migliori viste al cinema quest’anno), "Looking for Richard" riesce felicemente ad amalgamare materiali eterogenei in un’opera fresca, coinvolgente, per nulla autocelebrativa.
Esistono attori versatili, ispirati camaleonti dello schermo capaci di vestire i panni del diavolo con grande perizia: e poi c’è Al Pacino, uno degli ultimi depositari dei segreti della recitazione, uno dei pochi per cui "tutto il mondo è palcoscenico".



i migliori Shakespeare della nostra vita

di Francesca Capobianchi
quasi contemporaneamente, a distanza di pochi anni, due grandi geni del cinema, uno americano, l’altro inglese hanno incontrato Shakespeare: si tratta di Orson Welles, che nel 1948 ha realizzato "Macbeth", che nonostante le alterne vicissitudini è un capolavoro, realizzato in totale economia e in pochissimo tempo, "Othello" nel 1952, Palma d’oro a Cannes, film sofferto perché girato in più luoghi e in tempi diversi e ancora "Falstaff" nel 1966; e di Laurence Olivier, che ha interpretato "Amleto" nel 1948, Leone d’oro a Venezia e Oscar per miglior film e per migliore attore e "Enrico V", sempre suo del 1944, che è la prima trascrizione cinematografica che tenta di una tragedia shakespeariana e si apre al teatro elisabettiano "Globe", e "Riccardo III" del 1955, forse il migliore di tutti, sia per l’interpretazione dell’attore, che per la trasposizione.
Kenneth Branagh affronta invece: "Enrico V", che gli ha valso due nomination all’Oscar per regia e interpretazione, sorretto da un intenso entusiasmo, "Molto rumore per nulla" che è del 1993 e che è caratterizzato da un ritmo frenetico, leggero, divertente, e recentemente "Othello". Poi va ricordato il russo Grigorij Kozincev che ha girato non solo un bellissimo "Amleto" nel 1964, ma anche un interessantissimo e purtroppo poco visto "Re Lear" del 1971.



Poderosa riedizione in ambiente giapponese del "Macbeth" è "Il trono di sangue " di Akira Kurosawa, preziosa e barocca nelle immagini, suggestiva nella fotografia. Ancora Peter Greenaway si cimenta con "L’ultima tempesta", opera monumentale, complessa, stratificata, come al suo solito. Il dramma dell’autore inglese fornisce al regista una collezione di linguaggi e di immagini, per essere rifiltrato attraverso la visionarietà di Greenaway.


Anche in Italia, ci sono state varie versioni dei drammi, a partire dalle interpretazioni, sempre un po’ verbose e barocche di Franco Zeffirelli, che ha affrontato "Amleto" e "Romeo e Giulietta", fino a Carmelo Bene con "Un Amleto di meno", rivisitazione di Laforgue del dramma "Amleto".
Roman Polanski ha trovato in "Macbeth" i suoi temi preferiti: l’ambiguità, la morte.
Ultimamente due rivisitazioni di "Riccardo III": la prima in chiave metaforica sui drammi del potere, dell’inglese Richard Loncraine, con Ian McKellen; la seconda, invece, in chiave didattica dell’americano Al Pacino.



MACBETH (Usa 1948, b/n, 107’) di Orson Welles
con Orson Welles, Jeanette Nolan, Edgar Barrier, Roddy MacDowell

OTELLO (Marocco/Italia/Francia/Usa 1952, b/n, 91’) di Orson Welles
con Orson Welles, Suzanne Cloutier, Michael MacLiammoir, Robert Coote

FALSTAFF (Spagna/Svizzera 1966, b/n, 119’) di Orson Welles
con Orson Welles, Keith Baxter, John Gielgud, Jeanne Moreau

AMLETO (GB 1948, b/n, 155’) di Laurence Olivier
con Laurence Olivier, Jean Simmons, Eileen Herlie, Felix Aylmer

ENRICO V (GB 1944, col.,137’) di Laurence Olivier
con Laurence Olivier, Renée Asherson, Robert Newton, Leslie Banks

RICCARDO III (GB 1955, col., 133’) di Laurence Olivier
con Laurence Olivier, John Gielgud, Ralph Richardson, Claire Bloom

ENRICO V (GB 1989, col., 136’) di Kenneth Branagh
con Kenneth Branagh, Derek Jacobi, Simon Sheperd, Emma Thompson

MOLTO RUMORE PER NULLA (GB/Usa 1993, col., 111’) di Kenneth Branagh
con Kenneth Branagh, Emma Thompson, Keanu Reeves, Denzel Washington

OTELLO (Usa 1995, col., 123’) di Oliver Parker
con Laurence Fishburne, Irene Jacob, Kenneth Branagh

AMLETO (Urss 1963, b/n, 150’) di Grigorij Kozincev
con Innokentij Smoktunovskij, Anastasija Vertjuskaja, Michail Navanov

RE LEAR (Urss 1970, b/n, 120’) di Grigorij Kozincev
con Juri Yarvet, Elsa Szolkonis, Valentina Scendrikova, Karl Sebris

IL TRONO DI SANGUE (Giappone 1957, b/n, 110’) di Akira Kurosawa
con Toshiro Mifune, Isuzu Yamada, Minoru Chiaki, Akira Kubo

L’ULTIMA TEMPESTA (GB 1991, col., 125’) di Peter Greenaway
con John Gielgud, Isabelle Pasco, Michael Clark, Michel Blanc

AMLETO (Usa 1990, col., 134’) di Franco Zeffirelli
con Mel Gibson, Glenn Close, Alan Bates, Helena Bonham-Carter

ROMEO E GIULIETTA (Italia/GB 1968, col., 138’) di Franco Zeffirelli
con Leonard Whiting, Olivia Hussey, Michael York, John McEnery

UN AMLETO DI MENO (Italia 1973, col., 70’) di Carmelo Bene
con Carmelo Bene, Lidia Mancinelli, Alfiero Vincenti, Franco Leo

MACBETH (GB 1971, col., 140’) di Roman Polanski
con John Finch, Francesca Annis, Martin Shaw, Nicholas Selby

RICCARDO III (GB/Usa 1995, col., 104’) di Richard Loncraine
con Ian McKellen, Annette Bening, Kristin Scott-Thomas, John Wood



RICCARDO III - UN UOMO, UN RE(LOOKING FOR RICHARD)
di Al Pacino
USA 1996


Soggetto e sceneggiatura: Al Pacino, Frederic Kimball, tratto da "Riccardo III" di William Shakespeare
Interpreti: Al Pacino, Harris Yulin, Penelope Allen, Alec Baldwin, Kevin Spacey, Winona Ryder, Aidan Quinn
Produzione: Michael Hadge e Al Pacino per Fox Searchlight Pictures/JAM
Distribuzione: 20th Century Fox
Fotografia: Robert Leacock
Musica: Howard Shore
Montaggio: Pasquale Buba
Scenografia: Kevin Ritter
Durata: 109 min.

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7 marzo 1997
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