GIOVANI PER UN MONDO UNITO

La Parola di Vita


novembre 1996

«Vegliate dunque, perchè non sapete nè il giorno nè l’ora» (Mt 25, 13).


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Questa Parola conclude la parabola delle vergini prudenti e delle vergini stolte che è un richiamo a fruttare bene il tempo presente nell’attesa dell’incontro con Gesù, di ogni sua venuta.
C’è una chiave per capire e vivere questa Parola ed è l’amore.
L’olio delle lampade è l’amore e lo Sposo è Gesù che viene a noi sempre, ogni attimo, nella sua volontà che ci può apparire o triste o bella ma che, in realtà è Lui, il suo amore.
Solo se siamo nell’amore sapremo riconoscerlo e andargli incontro. E ciò che rende possibile essere sempre nell’amore è vivere l’attimo presente, facendo bene le piccole cose, e tutto ciò che Dio ci chiede in ogni momento della vita.
Chi vive il presente è paziente, è perseverante, è mite, è povero di tutto, è puro, è misericordioso; perchè ha l’amore nella sua espressione più alta e genuina.


«Vegliate dunque, perchè non sapete nè il giorno nè l’ora»

E si veglia, si è spiritualmente desti, se è sempre vivo in noi l’amore del prossimo. Se in ogni rapporto con il prossimo vediamo e viviamo un’occasione di fare opere di misericordia.
Qualunque sia il nostro ruolo nel mondo: di padri o di madri, di contadini o di impiegati, di deputati o di capi di stato, di studenti o di operai, durante il giorno c’è di continuo l’occasione diretta o indiretta di dar da mangiare agli affamati, di istruire gli ignoranti, di sopportare le persone moleste di consigliare i dubbiosi, di pregare per i vivi e per i morti.
Una nuova intenzione ad ogni nostra mossa in favore del prossimo, chiunque esso sia, ed ogni giorno della vita servirà per prepararci al giorno eterno, quello dell’incontro finale con Gesù.
E allora, perchè non vivere sempre come se fosse l’ultimo giorno e l’ultima ora ?

«Vegliate dunque, perchè non sapete nè il giorno nè l’ora»

Amiamo quel sorriso da donare, quel lavoro da svolgere, quella macchina da guidare, quel pasto da preparare, quell’attività da organizzare, quella lacrima da versare per il fratello o la sorella che soffre, quello strumento da suonare, quell’articolo o lettera da scrivere, quell’avvenimento lieto da condividere festosamente, quel vestito da ripulire...
Tutto, tutto può diventare strumento per dimostrare a Dio e ai fratelli il nostro amore.
Per essere vigilanti, occorre dunque essere nell’amore, anzi «essere l’amore».
Il nostro destino è come quello degli astri. Se girano sono, se non girano non sono. Noi siamo - nel senso che non la nostra vita, ma la vita di Dio vive in noi - se non smettiamo un attimo d’amare. L’amore ci stanzia in Dio e Dio è l’amore.
Che ogni attimo, ogni prossimo, ogni croce, ogni gioia sia per noi - vivendo questa Parola - un’occasione unica di andare incontro allo Sposo con la lampada accesa.


Chiara Lubich

Il presente commento ad un brano tratto dalla liturgia del mese è proposto per informare la vita quotidiana viene tradotto in 84 lingue e idiomi, e raggiunge oltre 14 milioni di persone in tutto il mondo, attraverso stampa, radio e televisione.

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