GIOVANI PER UN MONDO UNITO

La Parola di Vita


agosto 1996

«Coraggio, sono io, non abbiate paura» (Mt 14, 27).


[Mese precedente] [La Parola di Vita] [Home page] [Mese successivo]


È noto il meraviglioso episodio nel quale Gesù ha pronunciato queste parole.
Moltiplicati i pani e sfamate migliaia di persone, Egli si era ritirato su un monte a pregare, dopo aver invitato i suoi discepoli a precederlo sull’altra riva del lago.
Mentre la barca era agitata dalle onde per il vento contrario, Egli era venuto verso i Dodici, camminando sull’acqua. Nel vederlo, turbati avevano gridato dalla paura: «È un fantasma». Ma Gesù li aveva rincuorati, dicendo:

«Coraggio, sono io, non abbiate paura»

A queste parole, Pietro aveva pregato: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». «Vieni!», aveva risposto Gesù.
Il discepolo, dopo aver camminato sicuro verso di Lui, minacciando, per la violenza del vento, di affondare, aveva gridato: «Signore, salvami!» E Gesù, afferrandolo: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»
Saliti in barca e cessato il vento, i discepoli prostratisi davanti a Lui, avevano esclamato: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!» (cf Mt 14, 28-33).

«Coraggio, sono io, non abbiate paura»

Gli studiosi pensano che l’evangelista, riferendo l’episodio, non si accontenti della pura cronaca, ma lo narri in modo tale che abbia un significato per la vita delle prime comunità cristiane. Per lui, la barca tormentata dalle acque sarebbe simbolo della Chiesa. E l’insieme del racconto vorrebbe significare la situazione della comunità cristiana, abbandonata a se stessa nella tempesta e nella notte della prova, quando Gesù, asceso al cielo, non è stato più visibile ed è apparso lontano.
Anche per quelle ore oscure vissute dai primi cristiani, Gesù avrebbe detto:

«Coraggio, sono io, non abbiate paura»

Ma non è solo la comunità cristiana che puòò passare momenti bui. Anche tu, come ogni cristiano, puoi aver visto vacillare tutto il patrimonio del Credo, puoi aver sperimentato un po’ la notte della fede.
I santi, persino, hanno avuto ore simili. Teresa del Bambino Gesù èè un caso molto noto al riguardo: il materialismo, che al suo tempo incominciava ad ammorbare l’aria, non aveva risparmiato nemmeno lei, prossima alla morte.
Sono terribili questi momenti! Forse li hai provati anche tu: ti sei sentito solo nella prova e hai pensato di dover lottare, senza aiuto, contro il vento contrario.
Ma proprio mentre tutto ciò che ti circonda, ti porta a credere che Gesù è assente, lontano, inesistente, spesso la sua presenza ti si è manifestata inattesa in mezzo alle difficoltà, come avvenne per i discepoli.
Gesù stesso, prevedendo questi momenti di buio e di luce, prima di dormire, aveva detto: «Anche voi, ora, siete nella tristezza: ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà» (Gv 16, 22).

«Coraggio, sono io, non abbiate paura»

Gesù, che cammina sulle acque, ti si presenta qui come il Sovrano del creato, come il Signore della vita e della morte. È una verità della nostra fede.
Ma questa verità in certi momenti ti può turbare e ti può apparire frutto di immaginazione, «un fantasma», come dicevano gli apostoli.
Ma, come in Pietro, dopo il timore ed il dubbio, la presenza di Gesù ha suscitato la certezza ed una fiducia tale da non fargli temere di raggiungerlo sulle acque, così deve essere di te.

«Coraggio, sono io, non abbiate paura»

Gesù vuole che la Chiesa intera e ciascun cristiano o cristiana nel momento della prova prendano coraggio e non soccombano. Vuole che essi si fidino completamente di Lui, nonostante le apparenze. Vuole soprattutto che essi vivano in maniera tale che Egli sia sempre presente in mezzo a loro. E ha indicato come far questo, quando ha detto:«Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20). Mentre, infatti, Egli è presente, il pericolo si allontana. Appena Gesù e Pietro furono «saliti sulla barca, il vento cessò» (Mt 14, 32).
Lanciamoci allora a vivere questa esistenza che abbiamo, tutti protesi nel fare ogni cosa affinché Egli non manchi.
Essere uniti nel suo nome vuol dire essere uniti in Lui, nella realtà che porta, nella sua volontà, che è soprattutto una: «Che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13, 34).
Se faremo così, se saremo pronti ad amarci come Lui ci ha amati, Egli sarà in mezzo a noi. E quale miglior compagno in questa vita che poi si apre per tutti sull’eternità?


Chiara Lubich

Il presente commento ad un brano tratto dalla liturgia del mese è proposto per informare la vita quotidiana viene tradotto in 84 lingue e idiomi, e raggiunge oltre 14 milioni di persone in tutto il mondo, attraverso stampa, radio e televisione.

[Mese precedente] [La Parola di Vita] [Home page] [Scrivici] [Mese successivo]