La Scultura Monumentale in Provincia di Latina
Provincia di Latina
Assessorato alla Cultura, 1998

Massimiliano Vittori

APPUNTI PER LA LETTURA DELLA MONUMENTALISTICA MODERNA

Il concetto odierno di nazione nasce e si afferma in Europa a seguito della Rivoluzione francese. Le sue basi poggiano sull'abbattimento dei privilegi aristocratici e clericali e sul valore del concetto di repubblica, inteso come gestione del potere politico in forma rappresentativa, nel nome dei nuovi valori fondanti: "liberté, egalité, fraternité".
L'eliminazione del potere dinastico in favore di quello popolare permette l'affermazione della nuova concezione politica collettiva, poggiata su vincoli naturali, non giuridici, quindi morali. La nazione, pertanto, rappresenta e rafforza l'unità spirituale di un popolo, sia nel ricordo di una passata comunanza di vita, sia nella fede in un destino comune.
Questo raggruppamento naturale si pone come unione legittima, quindi etica. La volontà unitaria che lo costituisce si completa nello Stato, come volontà politica esplicita e suprema.

"Per i patrioti francesi discepoli di Rousseau non era concepibile uno Stato nazionale senza religione, perché solo sulla fede religiosa potevano fondarsi l'unità morale dei cittadini e la dedizione dell'individuo al bene comune".
 

Questa nuova religione collettiva è contraddistinta da un insieme di rituali e di celebrazioni che mirano alla partecipazione diretta delle masse al culto dello Stato e della nazione; si configura perciò quella condizione che George L. Mosse indicherà come la "nazionalizzazione delle masse".
Così si spiega il culto della ragione, una giornata dedicata al tributo verso la nuova divinità, che, secondo i rivoluzionari, aveva sconfitto l'ignoranza e la superstizione.

Robespierre introduce il culto deista e patriottico dell'essere supremo che doveva offrire ai Francesi una religione di Stato, destinata a  consolidare la Rivoluzione.
La nuova liturgia repubblicana festeggia la propria rigenerazione  nazionale con danze e inni attorno agli alberi della libertà, addobbati con nastri e coccarde tricolori.
La nuova era viene scandita da un calendario rinnovato che, nel rifiuto e nel disprezzo del passato, modifica radicalmente quello cristiano.

La sacralizzazione della nazione, avviata in Europa dalla rivoluzione francese, pose in una nuova prospettiva i rapporti fra politica e religione, conferendo carattere religioso alla politica e una missione educatrice allo Stato" .
In Italia, il vento della rivoluzione opera un risveglio di quelle aspirazioni all'unità ed alla indipendenza, che vanno componendosi come il primo momento di una coscienza nazionale. La creazione delle Repubbliche giacobine - Cispadana (16 ottobre  1796). Cisalpina (29 giugno 1797),  Romana (15 febbraio 1798), Ligure (5 giugno     1798), Napoletana (23 gennaio 1799)  nate per opera del governatorato rivoluzionario francese, dimostra, al di là della loro effimera durata, che l'aspirazione all'unità nazionale si viene sempre più definendo come coscienza politica.
Il ricordo di ciò che di buono era contenuto negli istituti e nelle leggi delle Repubbliche giacobine italiane resterà un riferimento costante negli anni avvenire.
Ma il vento della rivoluzione, in Italia, aveva permeato anche l'animo del primo vero monumentalista dell'Ottocento: Ugo Foscolo, il poeta che meglio incarna e riassume il travaglio maturatosi nella coscienza degli italiani a seguito delle illusioni suscitate dagli eventi francesi e delle delusioni conseguenti il Trattato di Campoformio. Questo evento, soprattutto (unitamente al decreto di Sant Cloud), costituirà il motivo dal quale nasce il primo monumento alla monumentalistica: "I Sepolcri". Foscolo per primo comprende che il sentimento di libertà che muove i patrioti italiani non potrà mai essere assecondato da potenze straniere; la coscienza nazionale deve avere come punto di riferimento la figura e le opere dei grandi uomini che hanno impersonificato lo spirito della nazione:

    "L'omaggio individuale, il culto familiare diviene religione civile: nel ricordo dei propri grandi - e nelle loro tombe che ne costituiscono il simbolo vivo e presente - risiede il patrimonio maggiore e più prezioso di una nazione".
 

Il Foscolo, per primo, comprende che l'autonomia politica può essere conseguenza solo dell'autonomia spirituale. Nel suo straordinario carme sono contenuti i concetti basilari della monumentalistica: l'illusione, la Gloria, l'Arte, la Bellezza, la Civiltà, la Patria, la Tradizione.

  "Il Foscolo nel suo carme si avvicina alla soluzione che finirà per trionfare, ma la prefigura soltanto, per istinto poetico, non arriva a formularla compiutamente. Il "monumento" non e ancora per lui sinonimo di sia tua, ma solo ciò che distingue una degna sepoltura dagli anonimi "plebei tumuli", e sta per "urna" "tomba" "sepolcro", manufatti più o meno classicamente ornati e recanti iscrizioni, figure simboliche, eventualmente il ritratto del defunto. Il modello supremo di luogo, in questo senso. monumentale è la chiesa di Santa Croce a Firenze. pantheon delle glorie letterarie, scientifiche, artistiche italiane".
 

Nella prima fase dei moti risorgimentali, dal l815 al 1848, basilare per la preparazione delle operazioni politiche e militari dei decenni successivi, viene configurandosi, sempre più a chiare lettere, il presupposto della formazione di uno Stato italiano indipendente, sul fondamento di una coscienza civile e nazionale.
Gli apostoli di questa fase furono Giuseppe Mazzini, con il suo misticismo politico, e Vincenzo Gioberti, assertore di un cattolicesimo immanente nella storia universale.
Pur nella singolarità delle loro tesi, il problema centrale del Risorgimento italiano rimane un problema univoco: la creazione del culto della patria e l'affermazione della religione civile della nuova Italia.

    "Perché popolo vi sia, occorre un'ispirazione nazionale, ossia un comune principio morale supremo. indicato dalla tradizione, d'accordo con l'intuizione della coscienza come vita di un'epoca".
Perciò Mazzini attribuisce per la nuova epoca allItalia quelliniziativa che la Francia ebbe nellepoca chegli considera chiusa, l'epoca dell'individuo. L'iniziativa spetta all'Italia in quanto l'Italia è una religione: in altri Termini la formazione dellItalia come Stato  nazionale sarà possibile quando l'Italia sarà diventata Popolo e Popolo non potrà divenire se non in quanto acquisti Coscienza della sua missione storica e quindi religiosa, e il nuovo Stato sia organizzazione politica in cui si concentri la  forza necessaria per lattuarsi della missione religiosa. Immorale e contraddittorio è il  concetto di stato laico o stato ateo, di Stato che si dichiara indifferente e incompatibile in fatto di religione. Religione e politica sono inseparabili. La politica è l'applicazione di un supremo principio educativo - contenuto della religione-  alle varie manifestazioni dellessere umano, allordinamento civile di una nazione. Lo Stato dovrà erigersi a Chiesa, incarnare in sé un principio religioso"
 

La monumentalistica post-unitaria affronta il tema patriottico intitolando strade e monumenti, soprattutto, agli "artefici" del Risorgimento: Carlo Alberto, Vittorio Emanuele II, Cavour, Garibaldi, i Fratelli Cairoli.
Si tratta di monumenti commemorativi di personaggi illustri, dalle diverse connotazioni politiche, che, nel nome di valori superindividuali (il culto della patria), intendo>no conciliare e rafforzare i diversi aspetti di questa nuova religione civica. Prevalgono, in sostanza, quelle componenti devozionali legate principalmente alla figura del singolo e della sua opera, individuati come esempio pedagogico.
Rispondono alle esigenze di assestamento e chiarificazione della società italiana, uscita dalle lotte per l'unità e l'indipendenza, e ancora intenta a riorganizzarsi in una nuova struttura culturale e politica.
Anche in questa fase l'arte plastica cammina parallelamente alla poesia. Il riferimento letterario è Giosuè Carducci che interpreta il culto della patria e degli ideali risorgimentali indicando, nella tradizione secolare della cultura nazionale, l'ideale immagine storica di grandezza; diventerà egli stesso, dopo un travagliato cammino politico, il cantore dellItalia "armata e guerriera". Si tratta, in ogni caso, di rappresentazioni del culto della patria che riescono a coinvolgere un numero limitato di partecipanti. La Composizione regionalistica italiana appare difficilmente riconducibile ad un fenomeno totalizzante ed unitario. Tempio della religione civile diventa il pànteon dove saranno tumulati, nel l 887,
Vittorio Emanuele Il e, nel I 900, Umberto I.
La prima guerra mondiale è l'evento tragico e mitico che esalta "quella specie d'imponderabile solidarietà professionale che si stabilisce fra uomini d'arme". Rappresenta la premessa e la possibilità di una rigenerazione morale collettiva, interpretata pure come punto di arrivo di quelle dottrine politiche che individuano nella violenza il motore della storia, da Marx a Nietsche, da Bergson a Sorél.
L'interventismo rappresenta per intere generazioni di Italiani la continuità ideale del Risorgimento, il riscatto della patria attraverso il riscatto individuale, inteso come dedizione ad un ideale supremo.
Al di là degli schieramenti ideologici è la logica geopolitica della grande nazione che suscita  l'entusiasmo dei Futuristi, dei Nazionalisti, dei sindacalisti rivoluzionari, di una frangia tutt'altro che marginale del Partito Socialista. Ma è D'Annunzio il dominatore assoluto della scena, almeno fino al 1921. E' lui che esalta il mito del combattentismo, arruolandosi volontario a 52 anni, portando a termine imprese che esaltano l'immaginario collettivo; è lui che il 5 maggio del 1915 dallo scoglio di Quarto pronuncia "La sagra dei Mille" e rivendica l'intervento contro l'Austria in nome del Risorgimento incompiuto. Nella sua prosa estetizzante e battagliera sono presenti quelle componenti di vitalismo eroico inneggianti la "bella morte", che accompagneranno il mito combattentistico ancora per un ventennio:

    "D'Annunzio recupero i miri delle religioni civili del Risorgimento e la coscienza della romanità, fondendosi sincreticamente in una nuova teologia politica celebrante il dogma della patria. inventando, con la dovizia della sua immaginazione artistica, nuovi simboli e rituali per il suo culto. Arte e politica si fusero, specialmente durante l'avventura di Fiume, per realizzare un ordine lirico, un nuovo regno dello spirito, celebrando come esaltazione di nuova vita il culto dei caduti in guerra, martiri clic avevano fecondato col loro sangue la resurrezione della patria" .
 

Di guerre mondiali, fin dalla più remota antichità, se ne erano avute parecchie. Ma quest'ultima si differenziò dalle precedenti soprattutto per una sua speciale caratteristica. La guerra non era stata combattuta solamente con gli eserciti in armi, alla guerra avevano partecipato masse di combattenti, come mai era avvenuto in passato; milioni di persone avevano diviso un comune destino di morte e distruzione; in ogni paese belligerante, insieme con i soldati, aveva partecipato alla guerra l'intera popolazione con la mobilitazione di tutte le sue risorse materiali, morali, intellettuali.
A tale riguardo. ritengo quanto mai indicativo e paradigmatico questo scritto di Lando Ferretti (illustre scrittore e critico letterario) per comprendere cosa significò per generazioni di intellettuali il primo conflitto mondiale:

    "Ma i laudatores temporis acti ricordino, come li ricordiamo noi, i tempi del l'anteguerra. Allora c'era l'accordo perché cera il nulla. Bastava per noi, ragazzi dell'Università, avere quei giocattoli che si chiamavano critica storica e critica estetica per discutere delle ore, per passare delle notti insonni; e bastava ai più un comizio elettorale, una piccola fiera della vanità politica per empire tutta una vita. Quando fu che si sentì la tragedia di questo vuoto'? Fu quando squillò la diana della guerra. Allora quelli che erano stati i nostri ideali e i motivi delle nostre battaglie non divennero che dei cadaveri. Sulla strada del Carso noi abbiamo sotterrato la kultur germanica, noi abbiamo sepolto, per sempre, l'ultimo romanticismo gozzaniano. Tutto quello che era la nostra cultura, la nostra poesia, il nostro patrimonio spirituale noi lo abbiamo lasciato a casa prima di partire. I nostri eroi, da allora, non sono più i filologi dai nomi esotici, non sono più gli ultimi scettici romantici. ma sono invece Borsi, Oxilia, Slataper, Locchi, Serra, portati dalla forza del loro spirito più che dal vigore delle loro gambe, verso i reticolati del Carso. ove lasciarono le loro carni per ascendere all'immortalità" .
 

Le conseguenze di questa guerra senza limiti, "totalitaria", come si dirà più tardi, si rivelarono in forme svariate e in segni tangibili.
Anzitutto i morti: in Europa otto o nove milioni di uomini falciati nel fiore dell'età - in Italia oltre seicentomila - cui erano da aggiungere i milioni di menomati e di mutilati, le perdite per decessi tra la popolazione cosiddetta non combattente.
Le spese enormi, che ciascun paese fu costretto a sostenere, aggiunsero cifre per allora astronomiche, verificandosi pertanto il ricorso continuo ai prestiti di guerra, con l'uso di una campagna propagandistica che coinvolse anche i maggiori artisti dell'epoca.
La grande guerra significò, nel contesto italiano, ciò che per altri paesi fu il prodotto sociale della rivoluzione industriale, soprattutto un abbattimento dei confini culturali regionalistici. La guerra agì sulle masse risvegliando la coscienza collettiva come motore trainante per una partecipazione attiva alla politica nazionale.
Questa straordinaria contingenza determinò una volontà di rinnovamento religioso rafforzata dalla esaltazione della vittoria e dalla "consacrazione del sangue".
Il culto della patria conoscerà la sua "apoteosi" con la traslazione della salma del Milite Ignoto da Aquileia a Roma, nel novembre del 1921. Milioni di Italiani seguirono il percorso del feretro in un clima di devozione e partecipazione che non ha eguali nella storia del nostro paese. Il Vittoriano diventa simbolicamente, da quel momento, "l'Altare della patria", luogo sacro dove si celebra il rituale combattentistico del tributo all'eroe. Quasi contemporaneamente in ogni parte dItalia iniziano a sorgere monumenti ai  Caduti della grande guerra. Sull'onda di questa emozione collettiva, nel ricordo dell'esperienza drammatica vissuta, si Costituiscono comitati "pro monumento ai caduti". Il fenomeno, poi, abbraccia ogni angolo del paese a seguito di una circolare del 1923, diramata dal Ministero della Pubblica Istruzione9 promossa dal Sottosegretario di Stato On. Dario Lupi, con la quale si invitavano i Provveditori agli Studi a promuovere la realizzazione di Parchi della rimembranza; luoghi di culto e di insegnamento dove venivano piantati simbolicamente degli alberi in ricordo dei Caduti.
Il fascismo fonde la religione combattentistica con l'idea rigeneratrice della rivoluzione. Secondo Mussolini, ciò che caratterizzava il movimento fascista dagli altri partiti non era il programma politico ma lo spirito animatore, cioè la fede, che era "il diritto e dovere dei fascisti di difendere le ragioni dell'interventismo". Il primo atto di fede che Mussolini, Capo del governo compie, qualche giorno dopo il suo insediamento, sarà l'omaggio al Milite ignoto nel quarto anniversario della vittoria:

"In tal modo, i1 fascismo si presentò come l'erede e il continuatore del radicalismo nazionale, il  protagonista della lotta per linterventismo, l'interprete dei combattenti, il difensore della vittoria e lavanguardia della nuova Italia nata dalle trincee”.

A tale proposito risulta estremamente significativo l'allestimento del "Sacrario dei Martiri", per opera degli architetti Libera e Valente alla "Mostra della Rivoluzione fascista" nel 1932.
Ma l'antifonario simbolico della liturgia collettiva, durante il fascismo, non si limitava soltanto ai riti politici del regime, abbracciava anche tutte le manifestazioni organizzate della vita civile: dalle sagre popolari, alle mostre d'arte, allo sport, ai saggi ginnici di massa, nel nome e nella convinzione di una presunta grandezza nazionale.

La seconda guerra mondiale muta radicalmente l'aspetto rituale delle manifestazioni commemorative. Altri ideali e altri miti diventano valori portanti: il pacifismo, la democrazia, la resistenza. Un nuovo linguaggio sostituisce quello precedente;
il messaggio che ne scaturisce appare legato soprattutto al dolore e alla condanna della guerra. Le possenti Vittorie alate lasciano il posto a più anonimi cippi steli, colonne spezzate. Rimane comunque il motivo centrale della loro esistenza: il ricordo; "monumentum aere perennius".