APPUNTI PER LA LETTURA DELLA MONUMENTALISTICA MODERNA
Il concetto odierno di nazione nasce e si afferma in Europa a seguito
della Rivoluzione francese. Le sue basi poggiano sull'abbattimento dei
privilegi aristocratici e clericali e sul valore del concetto di repubblica,
inteso come gestione del potere politico in forma rappresentativa, nel
nome dei nuovi valori fondanti: "liberté, egalité, fraternité".
L'eliminazione del potere dinastico in favore di quello popolare permette
l'affermazione della nuova concezione politica collettiva, poggiata su
vincoli naturali, non giuridici, quindi morali. La nazione, pertanto, rappresenta
e rafforza l'unità spirituale di un popolo, sia nel ricordo di una
passata comunanza di vita, sia nella fede in un destino comune.
Questo raggruppamento naturale si pone come unione legittima, quindi
etica. La volontà unitaria che lo costituisce si completa nello
Stato, come volontà politica esplicita e suprema.
"Per i patrioti francesi discepoli di Rousseau non era concepibile uno
Stato nazionale senza religione, perché solo sulla fede religiosa
potevano fondarsi l'unità morale dei cittadini e la dedizione dell'individuo
al bene comune".
Questa nuova religione collettiva è contraddistinta da un insieme
di rituali e di celebrazioni che mirano alla partecipazione diretta delle
masse al culto dello Stato e della nazione; si configura perciò
quella condizione che George L. Mosse indicherà come la "nazionalizzazione
delle masse".
Così si spiega il culto della ragione, una giornata dedicata
al tributo verso la nuova divinità, che, secondo i rivoluzionari,
aveva sconfitto l'ignoranza e la superstizione.
Robespierre introduce il culto deista e patriottico dell'essere supremo
che doveva offrire ai Francesi una religione di Stato, destinata a
consolidare la Rivoluzione.
La nuova liturgia repubblicana festeggia la propria rigenerazione
nazionale con danze e inni attorno agli alberi della libertà, addobbati
con nastri e coccarde tricolori.
La nuova era viene scandita da un calendario rinnovato che, nel rifiuto
e nel disprezzo del passato, modifica radicalmente quello cristiano.
La sacralizzazione della nazione, avviata in Europa dalla rivoluzione
francese, pose in una nuova prospettiva i rapporti fra politica e religione,
conferendo carattere religioso alla politica e una missione educatrice
allo Stato" .
In Italia, il vento della rivoluzione opera un risveglio di quelle
aspirazioni all'unità ed alla indipendenza, che vanno componendosi
come il primo momento di una coscienza nazionale. La creazione delle Repubbliche
giacobine - Cispadana (16 ottobre 1796). Cisalpina (29 giugno 1797),
Romana (15 febbraio 1798), Ligure (5 giugno 1798),
Napoletana (23 gennaio 1799) nate per opera del governatorato rivoluzionario
francese, dimostra, al di là della loro effimera durata, che l'aspirazione
all'unità nazionale si viene sempre più definendo come coscienza
politica.
Il ricordo di ciò che di buono era contenuto negli istituti
e nelle leggi delle Repubbliche giacobine italiane resterà un riferimento
costante negli anni avvenire.
Ma il vento della rivoluzione, in Italia, aveva permeato anche l'animo
del primo vero monumentalista dell'Ottocento: Ugo Foscolo, il poeta che
meglio incarna e riassume il travaglio maturatosi nella coscienza degli
italiani a seguito delle illusioni suscitate dagli eventi francesi e delle
delusioni conseguenti il Trattato di Campoformio. Questo evento, soprattutto
(unitamente al decreto di Sant Cloud), costituirà il motivo dal
quale nasce il primo monumento alla monumentalistica: "I Sepolcri". Foscolo
per primo comprende che il sentimento di libertà che muove i patrioti
italiani non potrà mai essere assecondato da potenze straniere;
la coscienza nazionale deve avere come punto di riferimento la figura e
le opere dei grandi uomini che hanno impersonificato lo spirito della nazione:
"L'omaggio individuale, il culto familiare diviene
religione civile: nel ricordo dei propri grandi - e nelle loro tombe che
ne costituiscono il simbolo vivo e presente - risiede il patrimonio maggiore
e più prezioso di una nazione".
Il Foscolo, per primo, comprende che l'autonomia politica può essere conseguenza solo dell'autonomia spirituale. Nel suo straordinario carme sono contenuti i concetti basilari della monumentalistica: l'illusione, la Gloria, l'Arte, la Bellezza, la Civiltà, la Patria, la Tradizione.
"Il Foscolo nel suo carme si avvicina alla soluzione che finirà
per trionfare, ma la prefigura soltanto, per istinto poetico, non arriva
a formularla compiutamente. Il "monumento" non e ancora per lui sinonimo
di sia tua, ma solo ciò che distingue una degna sepoltura dagli
anonimi "plebei tumuli", e sta per "urna" "tomba" "sepolcro", manufatti
più o meno classicamente ornati e recanti iscrizioni, figure simboliche,
eventualmente il ritratto del defunto. Il modello supremo di luogo, in
questo senso. monumentale è la chiesa di Santa Croce a Firenze.
pantheon delle glorie letterarie, scientifiche, artistiche italiane".
Nella prima fase dei moti risorgimentali, dal l815 al 1848, basilare
per la preparazione delle operazioni politiche e militari dei decenni successivi,
viene configurandosi, sempre più a chiare lettere, il presupposto
della formazione di uno Stato italiano indipendente, sul fondamento di
una coscienza civile e nazionale.
Gli apostoli di questa fase furono Giuseppe Mazzini, con il suo misticismo
politico, e Vincenzo Gioberti, assertore di un cattolicesimo immanente
nella storia universale.
Pur nella singolarità delle loro tesi, il problema centrale
del Risorgimento italiano rimane un problema univoco: la creazione del
culto della patria e l'affermazione della religione civile della nuova
Italia.
"Perché popolo vi sia, occorre un'ispirazione
nazionale, ossia un comune principio morale supremo. indicato dalla tradizione,
d'accordo con l'intuizione della coscienza come vita di un'epoca".
Perciò Mazzini attribuisce per la nuova epoca allItalia quelliniziativa
che la Francia ebbe nellepoca chegli considera chiusa, l'epoca dell'individuo.
L'iniziativa spetta all'Italia in quanto l'Italia è una religione:
in altri Termini la formazione dellItalia come Stato nazionale sarà
possibile quando l'Italia sarà diventata Popolo e Popolo non potrà
divenire se non in quanto acquisti Coscienza della sua missione storica
e quindi religiosa, e il nuovo Stato sia organizzazione politica in cui
si concentri la forza necessaria per lattuarsi della missione religiosa.
Immorale e contraddittorio è il concetto di stato laico o
stato ateo, di Stato che si dichiara indifferente e incompatibile in fatto
di religione. Religione e politica sono inseparabili. La politica è
l'applicazione di un supremo principio educativo - contenuto della religione-
alle varie manifestazioni dellessere umano, allordinamento civile di una
nazione. Lo Stato dovrà erigersi a Chiesa, incarnare in sé
un principio religioso"
La monumentalistica post-unitaria affronta il tema patriottico intitolando
strade e monumenti, soprattutto, agli "artefici" del Risorgimento: Carlo
Alberto, Vittorio Emanuele II, Cavour, Garibaldi, i Fratelli Cairoli.
Si tratta di monumenti commemorativi di personaggi illustri, dalle
diverse connotazioni politiche, che, nel nome di valori superindividuali
(il culto della patria), intendo>no conciliare e rafforzare i diversi aspetti
di questa nuova religione civica. Prevalgono, in sostanza, quelle componenti
devozionali legate principalmente alla figura del singolo e della sua opera,
individuati come esempio pedagogico.
Rispondono alle esigenze di assestamento e chiarificazione della società
italiana, uscita dalle lotte per l'unità e l'indipendenza, e ancora
intenta a riorganizzarsi in una nuova struttura culturale e politica.
Anche in questa fase l'arte plastica cammina parallelamente alla poesia.
Il riferimento letterario è Giosuè Carducci che interpreta
il culto della patria e degli ideali risorgimentali indicando, nella tradizione
secolare della cultura nazionale, l'ideale immagine storica di grandezza;
diventerà egli stesso, dopo un travagliato cammino politico, il
cantore dellItalia "armata e guerriera". Si tratta, in ogni caso, di rappresentazioni
del culto della patria che riescono a coinvolgere un numero limitato di
partecipanti. La Composizione regionalistica italiana appare difficilmente
riconducibile ad un fenomeno totalizzante ed unitario. Tempio della religione
civile diventa il pànteon dove saranno tumulati, nel l 887,
Vittorio Emanuele Il e, nel I 900, Umberto I.
La prima guerra mondiale è l'evento tragico e mitico che esalta
"quella specie d'imponderabile solidarietà professionale che si
stabilisce fra uomini d'arme". Rappresenta la premessa e la possibilità
di una rigenerazione morale collettiva, interpretata pure come punto di
arrivo di quelle dottrine politiche che individuano nella violenza il motore
della storia, da Marx a Nietsche, da Bergson a Sorél.
L'interventismo rappresenta per intere generazioni di Italiani la continuità
ideale del Risorgimento, il riscatto della patria attraverso il riscatto
individuale, inteso come dedizione ad un ideale supremo.
Al di là degli schieramenti ideologici è la logica geopolitica
della grande nazione che suscita l'entusiasmo dei Futuristi, dei
Nazionalisti, dei sindacalisti rivoluzionari, di una frangia tutt'altro
che marginale del Partito Socialista. Ma è D'Annunzio il dominatore
assoluto della scena, almeno fino al 1921. E' lui che esalta il mito del
combattentismo, arruolandosi volontario a 52 anni, portando a termine imprese
che esaltano l'immaginario collettivo; è lui che il 5 maggio del
1915 dallo scoglio di Quarto pronuncia "La sagra dei Mille" e rivendica
l'intervento contro l'Austria in nome del Risorgimento incompiuto. Nella
sua prosa estetizzante e battagliera sono presenti quelle componenti di
vitalismo eroico inneggianti la "bella morte", che accompagneranno il mito
combattentistico ancora per un ventennio:
"D'Annunzio recupero i miri delle religioni civili
del Risorgimento e la coscienza della romanità, fondendosi sincreticamente
in una nuova teologia politica celebrante il dogma della patria. inventando,
con la dovizia della sua immaginazione artistica, nuovi simboli e rituali
per il suo culto. Arte e politica si fusero, specialmente durante l'avventura
di Fiume, per realizzare un ordine lirico, un nuovo regno dello spirito,
celebrando come esaltazione di nuova vita il culto dei caduti in guerra,
martiri clic avevano fecondato col loro sangue la resurrezione della patria"
.
Di guerre mondiali, fin dalla più remota antichità, se
ne erano avute parecchie. Ma quest'ultima si differenziò dalle precedenti
soprattutto per una sua speciale caratteristica. La guerra non era stata
combattuta solamente con gli eserciti in armi, alla guerra avevano partecipato
masse di combattenti, come mai era avvenuto in passato; milioni di persone
avevano diviso un comune destino di morte e distruzione; in ogni paese
belligerante, insieme con i soldati, aveva partecipato alla guerra l'intera
popolazione con la mobilitazione di tutte le sue risorse materiali, morali,
intellettuali.
A tale riguardo. ritengo quanto mai indicativo e paradigmatico questo
scritto di Lando Ferretti (illustre scrittore e critico letterario) per
comprendere cosa significò per generazioni di intellettuali il primo
conflitto mondiale:
"Ma i laudatores temporis acti ricordino, come li
ricordiamo noi, i tempi del l'anteguerra. Allora c'era l'accordo perché
cera il nulla. Bastava per noi, ragazzi dell'Università, avere quei
giocattoli che si chiamavano critica storica e critica estetica per discutere
delle ore, per passare delle notti insonni; e bastava ai più un
comizio elettorale, una piccola fiera della vanità politica per
empire tutta una vita. Quando fu che si sentì la tragedia di questo
vuoto'? Fu quando squillò la diana della guerra. Allora quelli che
erano stati i nostri ideali e i motivi delle nostre battaglie non divennero
che dei cadaveri. Sulla strada del Carso noi abbiamo sotterrato la kultur
germanica, noi abbiamo sepolto, per sempre, l'ultimo romanticismo gozzaniano.
Tutto quello che era la nostra cultura, la nostra poesia, il nostro patrimonio
spirituale noi lo abbiamo lasciato a casa prima di partire. I nostri eroi,
da allora, non sono più i filologi dai nomi esotici, non sono più
gli ultimi scettici romantici. ma sono invece Borsi, Oxilia, Slataper,
Locchi, Serra, portati dalla forza del loro spirito più che dal
vigore delle loro gambe, verso i reticolati del Carso. ove lasciarono le
loro carni per ascendere all'immortalità" .
Le conseguenze di questa guerra senza limiti, "totalitaria", come si
dirà più tardi, si rivelarono in forme svariate e in segni
tangibili.
Anzitutto i morti: in Europa otto o nove milioni di uomini falciati
nel fiore dell'età - in Italia oltre seicentomila - cui erano da
aggiungere i milioni di menomati e di mutilati, le perdite per decessi
tra la popolazione cosiddetta non combattente.
Le spese enormi, che ciascun paese fu costretto a sostenere, aggiunsero
cifre per allora astronomiche, verificandosi pertanto il ricorso continuo
ai prestiti di guerra, con l'uso di una campagna propagandistica che coinvolse
anche i maggiori artisti dell'epoca.
La grande guerra significò, nel contesto italiano, ciò
che per altri paesi fu il prodotto sociale della rivoluzione industriale,
soprattutto un abbattimento dei confini culturali regionalistici. La guerra
agì sulle masse risvegliando la coscienza collettiva come motore
trainante per una partecipazione attiva alla politica nazionale.
Questa straordinaria contingenza determinò una volontà
di rinnovamento religioso rafforzata dalla esaltazione della vittoria e
dalla "consacrazione del sangue".
Il culto della patria conoscerà la sua "apoteosi" con la traslazione
della salma del Milite Ignoto da Aquileia a Roma, nel novembre del 1921.
Milioni di Italiani seguirono il percorso del feretro in un clima di devozione
e partecipazione che non ha eguali nella storia del nostro paese. Il Vittoriano
diventa simbolicamente, da quel momento, "l'Altare della patria", luogo
sacro dove si celebra il rituale combattentistico del tributo all'eroe.
Quasi contemporaneamente in ogni parte dItalia iniziano a sorgere monumenti
ai Caduti della grande guerra. Sull'onda di questa emozione collettiva,
nel ricordo dell'esperienza drammatica vissuta, si Costituiscono comitati
"pro monumento ai caduti". Il fenomeno, poi, abbraccia ogni angolo del
paese a seguito di una circolare del 1923, diramata dal Ministero della
Pubblica Istruzione9 promossa dal Sottosegretario di Stato On. Dario Lupi,
con la quale si invitavano i Provveditori agli Studi a promuovere la realizzazione
di Parchi della rimembranza; luoghi di culto e di insegnamento dove venivano
piantati simbolicamente degli alberi in ricordo dei Caduti.
Il fascismo fonde la religione combattentistica con l'idea rigeneratrice
della rivoluzione. Secondo Mussolini, ciò che caratterizzava il
movimento fascista dagli altri partiti non era il programma politico ma
lo spirito animatore, cioè la fede, che era "il diritto e dovere
dei fascisti di difendere le ragioni dell'interventismo". Il primo atto
di fede che Mussolini, Capo del governo compie, qualche giorno dopo il
suo insediamento, sarà l'omaggio al Milite ignoto nel quarto anniversario
della vittoria:
"In tal modo, i1 fascismo si presentò come l'erede e il continuatore del radicalismo nazionale, il protagonista della lotta per linterventismo, l'interprete dei combattenti, il difensore della vittoria e lavanguardia della nuova Italia nata dalle trincee”.
A tale proposito risulta estremamente significativo l'allestimento del
"Sacrario dei Martiri", per opera degli architetti Libera e Valente alla
"Mostra della Rivoluzione fascista" nel 1932.
Ma l'antifonario simbolico della liturgia collettiva, durante il fascismo,
non si limitava soltanto ai riti politici del regime, abbracciava anche
tutte le manifestazioni organizzate della vita civile: dalle sagre popolari,
alle mostre d'arte, allo sport, ai saggi ginnici di massa, nel nome e nella
convinzione di una presunta grandezza nazionale.
La seconda guerra mondiale muta radicalmente l'aspetto rituale delle
manifestazioni commemorative. Altri ideali e altri miti diventano valori
portanti: il pacifismo, la democrazia, la resistenza. Un nuovo linguaggio
sostituisce quello precedente;
il messaggio che ne scaturisce appare legato soprattutto al dolore
e alla condanna della guerra. Le possenti Vittorie alate lasciano il posto
a più anonimi cippi steli, colonne spezzate. Rimane comunque il
motivo centrale della loro esistenza: il ricordo; "monumentum aere perennius".