Dall'alba al tramonto le regole del "mese sacro"

Il Ramadan comincia con la luna

Le rinunce necessarie per essere più vicini a Dio in una città d'Occidente

Il digiuno è, per così dire, una forma di "pedagogia religiosa", presente un po' a tutte le latitudini: dall'ebraismo, al cristianesimo, alle religioni orientali. L'Islam ha ereditato questa tradizione, ma l'ha trasformata da fatto sostanzialmente individuale (si pensi al digiuno solitario di Gesù o di Giovanni Battista), in un momento forte di riconoscimento e di ricomposizione sociale. Nel periodo del Ramadan non abbiamo degli individui e nemmeno una sommatoria di individui, che digiunano; è la società intera che collettivamente e pubblicamente digiuna. In questo periodo, in diversi paesi musulmani, gli uffici pubblici lavorano ad orario ridotto e dall'alba al tramonto i ritmi lavorativi e quelli sociali sono rallentati, mentre si moltiplicano i momenti di incontro e di festa dopo il tramonto (con la rottura del digiuno)
Soprattutto, sarebbe impensabile vedere qualcuno che infrange pubblicamente i divieti implicati nel Ramadan. Diversa la situazione nei paesi non islamici, tra i musulmani immigrati in Europa. Qui la società non digiuna (quest'anno anzi, siamo appena usciti dalla grande abbuffata natalizia) Il Ramadan diventa in questo caso una testimonianza silenziosa, spesso non visibile, talvolta non facile. Ma anche qui si assiste a forti dinamiche di "socializzazione": le moschee moltiplicano i momenti di meditazione religiosa, molte organizzano l'Iftar, il pasto della rottura del digiuno, all'interno dei propri locali; la frequentazione stessa dei centri islamici aumenta notevolmente, almeno durante la preghiera della sera, anche da parte dei fedeli più tiepidi. Ne nasce, dopo tutto anche un rapporto inedito con la società non musulmana. Attraverso la curiosità, le domande dei colleghi o dei vicini, oppure da una muta testimonianza, nascono interrogativi che possono produrre un po' di umana curiosità per un mondo che conosciamo ancora troppo poco.
Il telefono squilla a vuoto per alcune volte. Hamza risponderà solo dopo una decina di minuti. "Si, avevo sentito il telefono ma stavo pregando. Ora sono a vostra disposizione. Chiedetemi tutto ciò che volete". Per i musulmani è tempo di Ramadan, il mese del digiuno. Lo impone il Corano, il libro santo dei Musulmani, trasmesso da Dio al profeta Muhammad (Maometto) tramite l'arcangelo Gabriele. Il Ramadan è il momento più intenso della religione musulmana. Dall'alba al tramonto si digiuna, non si beve, non si fuma, non si hanno rapporti sessuali. Il Ramadan è iniziato lo scorso 30 dicembre e si concluderà il 28 gennaio prossimo. E' il mese santo e per questo si intensificano tutte le attività religiose. Il digiuno è considerato il modo per favorire la meditazione e rafforzare lo spirito. Quella del digiuno è una pratica che si ritrova, in forme diverse e con accentuazioni più o meno ascetiche, in tutte le religioni, da quelle orientali, al Cristianesimo e all'Ebraismo. Ma il periodo del Ramadan cambia sempre, spiega Hamza, perché viene calcolato in base alla luna e al calendario solare, per consentire a tutti di digiunare nei diversi periodi dell'anno. Ogni anno il suo inizio viene retrodatato di 11 giorni rispetto a quello dell'anno precedente di modo che in 33 anni si compia tutto il giro del calendario. Questo è considerato un fattore di giustizia poiché a seconda delle posizioni geografiche e delle stagioni gli effetti del Ramadan hanno ricadute diverse per fattori ambientali e stagionali. Il digiuno dall'alba al tramonto in occidente si aggira sulle 12 ore (dalle 6 di mattina alle 17.00-18.00 del pomeriggio), avviene in un periodo fresco e perciò più sopportabile. Per questo è anche chiamato Ramadan Corto, spiega Hamza. Ma in altri paesi, ad esempio quelli africani e orientali, il digiuno ha una durata quotidiana più lunga e avviene in condizioni ambientali più avverse. Il digiuno è il quarto pilastro dell'Islam. Il primo è la dichiarazione di Fede, il secondo la preghiera, il terzo l'elemosina obbligatoria, calcolata nella misura del 2,5% sui capitali che uno possiede. "Una patrimoniale della Fede", spiega con una battuta Hamza. Dopo, al quarto posto, viene il digiuno, il mese della purificazione, del pentimento, il mese in cui si realizza la più grande vicinanza con Dio. Chi pratica il digiuno è l'80% dei Musulmani, mentre sono molto meno coloro che si dedicano regolarmente alla preghiera. Ma come si realizza nella pratica il Ramadan? In famiglia ci si sveglia al mattino, verso le 5,30, prima dell'alba, per mangiare. Poi, chi puo', se ne torna a dormire oppure se ne va a lavoro. E' l'inizio del digiuno. La sua rottura avviene al tramonto mangiando qualche dattero e bevendo un bicchiere di latte, così come previsto dal Corano. Dopodiché o puo' esservi un piccolo stacco per la preghiera oppure segue la vera cena che viene consumata secondo le abitudini alimentari dei vari popoli islamici. Durante il Ramadan l'ultima preghiera, quella della sera, è dedicata alla lettura del Corano. Nelle Moschee, che normalmente sono locali semplici adibiti a luoghi di culto, l'Imam, la guida spirituale, legge tre pagine del Corano cosicché alla fine del Ramadan il Libro Sacro è stato letto tutto.
Se nei paesi islamici il ritmo della società si adegua al periodo del Ramadan, in Occidente c'è qualche problema in più. Ma in alcuni settori, come l'edilizia e l'industria, dove vi è un'alta presenza di lavoratori musulmani, qualche intesa è stata raggiunta. Alcuni fanno orario continuato e flessibile e ciò consente di partecipare alle preghiere ed ai culti collettivi. Se il digiuno è considerato un atto di purificazione, la rottura del digiuno è considerata un atto di solidarietà e di festa. Datteri, latte, zuppa e carne di agnello.