Chiesa e Massoneria: più di un secolo di condanne e incomprensioni

Un terribile scontro, un possibile incontro

Chi si affilia al Grande Oriente d'Italia è ipso facto scomunicato. Ecco perché

 

Il primo atto ufficiale contro la Libera Mutaroria arriva nel 1738.L’ansia per un’etica universale, una metafisica, universale anch’essa, una filantropia che se ne infischi di ogni diversità di razza, credo politico o religioso si attira contro le antipatie di chi sul settarismo, il dogmatismo, la persecuzione violenta e fanatica, l’imposizione delle proprie idee ha, da sempre, fondato il suo potere. Una misura grave, gravissima quella di Clemente XII che dichiara guerra alla Massoneria, quando invece l’Ordine dei Liberi Muratori non è si è mai opposto alla religione cattolica. Vi proponiamo il testo integrale della Bolla In Eminenti Apostolus Spaecula - Condanna della Società o delle Associazioni segrete dette dei Liberi Muratori, sotto pena di scomunica immediata per questo solo fatto - la assoluzione della quale - esclusa quella in punto di morte - è riservata alle Supreme Autorità della Chiesa del 28 aprile 1738.

Clemente, vescovo, servo dei servi di Dio, saluta ed invia l’apostolica benedizione a tutti i credenti in Cristo! Dato che la Divina Provvidenza, malgrado la nostra indegnità, ci hainsediato sulla più sublime cattedra cattedra dell’aspostolato, per vegliare sul gregge colpevole a noi affidato, noi ci dedichiamo con tutti i nostri sforzi, fin quando l’aiuto dell’Altissimo ci conforta, affinché venga mantenuta la purezza della religione cristiana, dopo aver sbarrato l’ingresso all’errore ed al vizio ed affinché possano venir allontanati i pericoli di turbamento in questi momenti oltremodo pericolosi.. 1. Già dall’opinione pubblica abbiamo avuto notizia che certe società, circoli, associazioni segrete, assemblee o bande clandestine, generalmente col nome di massoni o sotto altra denominazione, secondo le singole limgue, si espandono dappertutto ed aumentano di giorno in giorno; ad esse uomi di tutte le religioni e sette - paghi di una parvenza presunta di una certa qual rettitudine naturale - si uniscono tra loro con uno stretto legame segreto, secondo leggi ed usanze stabilite ed agiscono in pari tempo in comune, impegnandosi in un giuramento pronunciato sulla Sacra Scrittura e sotto pena di gravi pene ad uno scrupoloso silenzio. Dato però che la natura del vizio è tale che di per se stesso si rivela e crea uno scandalo, che lo porta alla luce, le dette associazioni o conciliaboli hanno suscitato nei credenti una sì forte diffidenza, che le persone sagge e pie considerano l’iscriversi ad una tale società equivalente allo sfidare il marchio d’infamia della malvagità e della corruzione. In verità, se essi non facessero nulla di male, non odierebbero tanto la luce. Questa opinione è diventata così diffusa che per lungo tempo, nella maggior parte dei paesi, le dette società sono state condannate quali pericolose per la sicurezza dello stato e sono state attentamente eliminate. 2. Dopo aver riflettuto e ponderato ai rilevanti danni originati quasi sempre da quelle associazioni o combriccole non solo contro la pace dello stato ma anche contro la salvezza delle anime, sicché tali danni non possono essere misurati né dal codice civile né da quello canonico ed essendo noi guidati dalla parola di Dio, come un fedele servitore ed un saggio preposto al mantenimento della Casa del Signore, a badare giorno e notte affinché questa categoria di persone non distrugga la Casa come dei ladroni o come volpi non cerchi di devastare la vigna, affinché non corrompa i cuori dei semplici e non uccida gli innocenti, con le sue frecce nell’oscurità; così per sbarrare la via tanto larga che potrebbe condurre alla perpetrazione non punita dell’ingiustizia, anche in base ad altri motivi a noi noti, giusti e legittimi, abbiamo ritenuto giusto ed abbiamo deciso di condannare o proibire le dette società, circoli, associazioni segrete, assemblee o bande clandestine note col nome di massoni o con qualsiasi altra denominazione, dopo aver interrogato la valentia di alcuni nostri Venerabili Fratelli, dei Cardinali della Santa Romana Chiesa come pure data la sicurezza raggiunta e la matura riflessione della nostra sede e dalla pienezza del nostro potere apostolico, così come noi li condanniamo e proscriviamo mediante questa nostra Ordinanza valevole per l’eternità. 3. Perciò, ordiniamo ad ogni singolo ed a tutti i fedeli cristiani - quale che sia il loro stato, il loro grado, la loro origine, il loro ordine, nobiltà, preminenza, siano essi laici o religiosi, appartengano essi ad un ordine laico o religioso, più o meno autorevole - ed in virtù della Santa Obbedienza, che nessuno, sotto qualsiasi causa o pretesto, abbia l’audacia o la libertà di iscriversi nella società detta di Massoni - o come altro possa chiamarsi - oppure diffonderla, appoggiarla, favorirla, accoglierla o nasconderla nei suoi edifici o abitazioni o altrove, farsi iscrivere o associare oppure assistere ad una riunione, procurare né occasione né comodità per cui essi possano trovarsi in un posto qualsiasi, fornire loro una mano servile o consigli, aiuti o favori, in pubblico o in privato, direttamente o indirettamente, di per sé o attraverso un qualsiasi altro mezzo; ed ugualmente ordino che nessuno inciti altri, li istighi, li inviti, li persuada ad iscriversi a simili associazioni, ad aggiungersi loro, a tollerarle o ad assistervi, ad aiutarle in qualsiasi modo o a proteggerle, ma ordino loro di astenersi assolutamente da tali compagnie, assemblee, riunioni segrete o dai loro nascondigli, sotto la pena di scomunica per tutti i suddetti trasgressori, che vi incorrono per il solo fatto, senza altra spiegazione, e da questa scomunica nessuno potrà ricevere la grazia dell’assoluzione, se non da noi o dal Papa romano allora regnante. 4. Noi vogliamo inoltre ed ordiniano chem sia vescovi che prelati, superiori ed ordinari, nonché gli inquisitori destinati in ogni luogo, data la eresia malingna, procedano ed indaghino contro i trasgressori quali che sieno il loro stato, la dignità, il rango, la nobiltà, la priorità ed infliggano a questi le pene meritate - se veramente sospetti di eresia - e li reprimano perché noi diamo e conferiamo a tutti e ad ognuno di essi l’autorità di procedere contro i trasgressori e punirli, anche ricorrendo all’ausilio del braccio secolare. Noi vogliamo inoltre che alle copie della presente lettera, anche a quelle stampate, firmate a mano da un pubblico notaio ed autenticate dal sigillo di una persona avente la dignità ecclesiastica, sia attribuita la stessa obbedienza come se fosse esposto o presentato l’originale stesso. Pertanto, nessun o osi contestare la nostra presente dichiarazione, scomunica, ordine, divieto ed interdizione o opporvisi con temerarietà. Ma se qualcuno avesse tale ardire, gli sia notificato che egli si attirerebbe addosso l’ira di Dio e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Dato a Roma, in Santa Maria Maggiore, nell’anno dell’Incarnazione del Signore Millesettecentotrentotto, il 28 aprile, nello ottavo anno del nostro pontificato. Registrato nella Cancelleria dei Brevi, ecc., giorno, mese ed anno come sopra ecc. Affisso alla porta della Cattedrale del Principe degli Apostoli e negli altri posti, usuali e consueti .

Commenta Roberto Gervaso : "La Massoneria è servita. Per i suoi adepti niente scampo. O si ravvedevano o finivano davanti a quel Sant’Uffizio che di santo non aveva che la pretesa di esserlo, pontificando in nome di chi mai ne avrebbe condiviso l’animus intollerante, le arbitrarie procedure, le spietate coercizioni, le feroci sentenze. L’anatema riportava chi l’aveva pronunciato ai tempi più foschi del più fosco Medioevo. A questo punto c’è da chiedersi: perché? L’Arte Reale era davvero una spada di Damocle incombente sulla Chiesa, un’idra da estirpare a tutti i costi, pena la morte della fede? Se era il peggiore dei mali, il bubbone più infetto, quale arma più efficace della scomunica, che spediva all’inferno, dannandoli per l’eternità, i figli di una luce fatta solo di tenebra? Clemente XII metteva sotto processo e all’indice i Fratelli per almeno sei motivi: il primo si compendiava nella sommaria e strumentale affermazione I massoni sono uomini di ogni religione e setta. Il Tempio che li riunisce, scrive Franco Molinari , è un’Arca di Noé, dove si mescolano pecore e buoi. Dove cioé convivono, legittimandosi a vicenda, tutte le confessioni: cattolica, protestante, giudaica, musulmana, buddista. Si fa, insomma di ogni erba un fascio, dimenticando che c’è un solo Padre, quello cristiano, e un solo depositario, interprete e custode delle sue verità: il pontefice. Fuori della Chiesa nessuno puo’ sperare nella grazia divina e nei premi ultramondani. Chi non è d’accordo - come i Liberi Muratori - esca dal gregge di cui il vescovo di Roma è l’incontestato pastore. Secondo motivo: i massoni sono paghi di una parvenza presunta di una certa qual rettitudine morale. Che cosa significa? Che la Chiesa è esperta in umanità, conosce le ferite del peccato originale, che rendono precario l’equilibrio dell’onestà naturale". Insomma, senza grazia non c’è salvezza. Né sarà certo un Gran Maestro o un Venerabile a garantirla. Terzo motivo: i massoni si uniscono tra loro con uno stretto legame segreto. Un patto tanto più scellerato, quanto più occulto, che preclude la redenzione. Quarto motivo: tra le colonne dei Templi, alla luce del Grande Oriente, si presta giuramento sulla Bibbia sotto pena di gravi pene: chi lo tradisce viene punito. Qui la Chiesa prende - o finge di prendere - per buone, interpretandole in modo letterale, le sanzioni previste dagli statuti contro gli spergiuri, rei di alto tradimento. Castighi terribili: al colpevole si strappano le interiora, quindi lo si arrostisce e poi lo si scaraventa in mare alla distanza di una gòmena, là dove il flusso e il riflusso passano due volte nelle ventiquattr’ore.[...] Quinto motivo: in molti paesi Obbedienze e logge sono state condannate quali pericolose per la sicurezza dello Stato e sono state attentamente eliminate. Argomento "psicologicamente e ideologicamente molto forte", in un’epoca in cui re e papi si puntellano a vicenda con codici e dogmi. L’assolutismo politico è il miglior alleato di quello religioso; la Corona riconosce il Triregno, lo scettro difende il pastorale. Insomma: Simul stabunt, simil cadent. I Massoni - secondo la bolla clementina - minacciano sia il Trono che l’Altare e l’insidia è tanto più temibile, in quanto impalpabile e invisibile. Sesta ed ultima considerazione:i motivi a noi noti, giusti e legittimi, abbiamo ritenuto giusto ed abbiamo deciso di condannare e proibire dette società. Quali sono - si chiede il Molinari - questi giusti e legittimi motivi, ammesso e non concesso che "giusti e legittimi" siano davvero? Perché il papa li tace, rendendo indecifrabile questo passaggio sulla bolla e sibillina la sua denuncia? Così dicendo, cioé alludendo, egli si macchia della stessa colpa tanto astiosamente rinfacciata al nemico. L’anatema è una misura estrema, un castigo, o una vendetta, gravida di conseguenze - soprattutto in un paese cattolico come il nostro - irreparabili. Non è solo uno stigma morale e spirituale, ma è anche un interdetto civile, un marchio d’infamia impresso ex cathedra dal più alto rappresentante di Dio in terra. Chi ne è colpito, è dannato in saecula saeculorum". In eminenti è talmente importante ed autorevole che viene spesso citata anche in encicliche successive. Da Clemente XII non ci si aspettava un atto del genere. Vista la sua età (veleggiava verso gli ottant’anni) molti storici oggi sospettano che l’anziano pontefice fu spinto a quell’atto da influenti ambienti che bivaccano all’ombra del Cupolone. Chissà se è vero... Resta il fatto che alle parole seguono i fatti. L’amministratore dello Stato Pontificio, il cardinale segretario di stato Giuseppe Firrao, emette un particolare editto, nel quale ai Massoni viene comminata, oltre che la scomunica, la confisca dei beni e pure la pena capitale. Si notifica inoltre che le case utilizzate quale luogo di riunioni massoniche, fossero abbattute. E’ lungo l’elenco dei martiri, maltrattati e perseguitati nella maniera più crudele dell’Inquisizione. "L’ostilità della Chiesa" - scrive Angelo Sebastiani - "ebbe per effetto di determinare, per antitesi, in alcuni paesi, il carattere della Massoneria costretta a difendersi, tramutandola in una associazione forzatamente segreta". Nel 1751 l’atteggiamento del Vicario di Cristo non cambia. La scomunica è confermata da Benedetto XIV. La Massoneria unisce, come fratelli, uomini di diverse religioni e sette e Benedetto XIV scrive a questo riguardo che, in tal modo, "viene turbata la purezza della religione cattolica". "Ma se è un delitto che uomini di diversa fede si tendano amichevolmente la mano, senza rigurado alle loro credenze religiose, allora i Massoni sono rei confessi di questo delitto. La Massoneria, dalle sue origini, e sempre più decisamente nel tempo, ha riconosciuto la veridicità del fatto che nell’ambito di tutte le religioni ci siano uomini rispettabili e capaci, ben meritevoli di considerarsi fra loro Fratelli ed amarsi. In tutti i tempi, l’associazione massonica ha considerato la persecuzione di un uomo, a causa della sua diversa fede, come un oltraggio all’umanità. Quanti delitti, è il caso di dirlo, sono stati consumati in nome di questa fede. Basta citare il rogo di Giordano Bruno e Giovanna D’Arco, il carcere a vita di Galileo Galilei, la morte per strangolamento di Cagliostro, gli Ugonotti massacrati nella lunga notte di San Bartolomeo, le torture di Tommaso Torquemada capo dell’Inquisizione; i crimini di Hitler e di Mussolini, i campi di concentramento, le torture e lo sterminio degli ebrei, tutti episodi avvenuti anche in nome della buona fede cattolica. L’adempimento dei doveri morali è apprezzato dai massoni molto più che tutte le credenze bigotte, e le massime dell’Istituzione Massonica sono divenute principi veri del mondo colto ed hanno trovato conferma nelle leggi di tutti gli stati civili. Se per questo la Massoneria viene condannata, sono partecipi della stessa condanna anche il mondo della cultura e gli stati civilizzati. Fortunatamente una scomunica scagliata sulla base di questo motivo non ha, ai giorni nostri, alcun effetto infamante, ma rivela l’oscurità profonda dell’intolleranza che l’ha originata. Tale azione palesa, agli occhi del mondo, quanto Roma sia rimasta arretrata nel progresso morale dell’umanità” . La fanatica intransigenza di Benedetto XIV sconcerta ed impensierisce. Non è un mistero che fra Papa Lambertini e il padre dei Lumi, Voltaire, iniziato in Massoneria in Francia nella loggia Nove Sorelle ci fu un fitto scambio epistolare. Non si conobbero ma si scrissero e Voltaire dedicò al pontefice il suo Maometto con un distico laudativo, di cui Benedetto XIV ne andrà sempre molto fiero. Osserva Gervaso: “Da fronti opposti, l’autore di Candido e l’estensore della Bolla Providas simpatizzarono, pur difendendo cause inconciliabili. Apostolo della Tolleranza, il francese, paladino dell’ortodossia cattolica, l’italiano. Alfiere, il primo, della Libertà di Pensiero; assertore, il secondo, della sua negazione: il dogma. Ragione contro Rivelazione, scienza contro fede, deismo contro monoteismo. Formidabile la polemica del Fratello Voltaire contro quella Chiesa che, in nome di Dio si serve di Dio, invece di servirlo; contro quella Chiesa che invoca il cielo, ma vive nel mondo, e non per portare acqua al mulino evangelico, ma per acquistare potenza e ricchezza; contro quella Chiesa che non educa le coscienze, ma le coarta; contro quella Chiesa che infligge ai dissidenti la scomunica, la tortura, il rogo.[...] E’ vero che Voltaire coniò feroci slogan anticlericali - Schiacciate l’infame, cioé la Chiesa e Strozzate l’ultimo prete con le budella dell’ultimo gesuita ma è anche vero che proclamò: Non sono in nulla d’accordo con te, ma darò la vita perché tu possa continuare a sostenere le tue opinioni. Voltaire non dubitava dell’esistenza di Dio, definito il “Grande Orologiaio dell’Universo” La sua bestia nera era il dogma che, alimentando il fanatismo, spiana la via alle persecuzioni, ai delitti, ai massacri, come quello che, la notte di San Bartolomeo, insanguinò la Francia Ugonotta. L’antidoto dell’intolleranza è il dubbio. E’ scomodo - ammonisce Voltaire - ma solo gli imbecilli non ne hanno”.

Libertà, Fraternità, Uguaglianza. Ma non sono i tempi giusti per dirlo. Non esiste nessuna libertà religiosa per l’individuo, la Verità è unica e rivelata. E giù le botte. Il 25 dicembre del 1775 Pio VI scrive l’enciclica Inscrutabili Divinae Sapientiae. Il 13 settembre 1821 Pio VII firma la Bolla Ecclesiam a Jesu Christo. Leone XII di documenti ne firma ben due: l’Enciclica Ubi Primum (1824) e la Bolla Quo Graviora Mala (1825) e definisce la Massoneria “Opera del Diavolo”. Pio VIII, il 21 maggio 1829, firma l’enciclica Traditi Humiliati. Segue - e siamo nell’agosto del 1846 -l’enciclica Qui pluribus.

I rapporti tra Chiesa e Massoneria si fanno ancora più tesi sotto il pontificato di Pio IX. E’ l’apice della tenzione. Soprattutto considerando che - in Italia - lo scontro ha profondi significati politici. La Massoneria è la culla del Risorgimento, nelle sue fila militano personaggi del calibro di Giuseppe Garibaldi (il primo Gran Maestro del Grande Oriente dell’Italia unita), Carlo Pisacane, Francesco Caracciolo, Livio Zambeccari, Agostino Depretis, Nazario Sauro, Carlo Cattaneo, Goffredo Mameli e - anche se non esistono documenti che possono provarlo, solo testimonianze di terzi - Giuseppe Mazzini. Ed a Pio IX quei Figli della Vedova, quei “maledetti spiriti moderni” facevano paura. Con l’acqua alla gola, illudendosi di piegare la storia ai suoi voleri e il destino ai suoi voleri bandì il concilio Vaticano I, inaugurato l’8 dicembre 1869. Una grande occasione per ribadire la condanna al libero pensiero, al comunismo, al progressismo, alla libertà di stampa, al razionalismo (Massoneria, Comunismo e Libertà di stampa sono per Pio IX i mali del secolo). L’intenzione è anche quella di riaffermare urbi et orbi la supremazia e l’infallibilità del Papa. La Massoneria - per una volta - reagisce. Ma lo fa in maniera tanto scomposta e caotica che sarebbe stato meglio se non lo avesse fatto. Per lo stesso giorno il massonissimo Giuseppe Garibaldi ed il conte Giuseppe Napoleone Ricciardi, ex esule napoletano, seguace di Mazzini e deputato socialista indicono un anti-concilio al Teatro San Ferdinando di Napoli. Ma il gigante finisce per partorire un topolino. Solo una mozione ufficiale in quattro punti: 1. Libertà religiosa e dei modi per renderla piena e sicura 2. Separazione assoluta tra Chiesa e Stato; 3. Necessità di una morale indipendente dalle credenze religiose; 4. Ordinamento di un’associazione internazionale capace di promuovere il benessere economico e morale del popolo. Civiltà cattolica, la pubblicazione più autorevole dei Gesuiti commenterà l’iniziativa con pagine di fiele, non prive di humour:

Sul mezzogiorno del 9 dicembre venne aperto il teatro San Ferdinando e vi convennero in poco d’ora circa settecento invitati, i soli che avessero diritto a entrarvi, pagando pero’ cinquanta centesimi di lira, per contribuire alle spese della rappresentazione. Tra costoro dieci femmine, degne della fama che esse godono, di essere assai valenti nella scuola del libero pensiero e della libera morale. Sul palcoscenico un gran trasparente dava a leggere il motto: “Le nazionalità del mondo civile affratellate nel libero pensiero”. Il Ricciardi, con alquanti pari suoi, sedeva là in mezzo e come vide a bastanza fornite di uditori le panche, mezz’ora dopo inaugurò la seduta con un discorso, che si conosce subito come parto genuino del suo pazzo cervello. Spiegò il motto sopracitato e dichiarò che siccome in Roma inauguravasi il dì precedente il concilio ecumenico in nome di una Trinità, anche i liberi pensatori si riunivano in Napoli, inspirati da una Trinità, la quale pero’ non è quella di Roma, giacché risulta dalla ragione, dalla verità e dalla libertà; e specialmente dalla libertà, senza la quale in questo momento non sarebbe possibile un’assemblea di razionalisti.

Scrive Aldo A. Mola : “Proposito di Ricciardi era promuovere una nuova Massoneria, operante alla luce del sole ed estendentesi al pari di essa a tutto il mondo. Il proposito non era nuovo. Già Bakunin, tra anni prima, aveva vagheggiato una Massoneria ispirata a un radicale umanesimo ateo. E proprio a Napoli - ha ricordato Guido Verucci - venne pubblicato La situazione, un opuscolo probabilmente redatto da Alberto Tucci e guidato da A.C. Jemolo uno dei documenti fondamentali della crisi italiana, in cui si chiamava alla lotta contro Dio, che nega la ragione...lo Stato, che nega la libertà, i privilegi dell’attuale organizzazione economica e sociale, che negano la giustizia. Ricciardi ora precisava: “Faremo ogni possibile sforzo onde esercitare la carità in due maniere; procacciare lavoro a chiunque...accertando la sussistenza di ogni persona che non sia in grado di provvedervi per via del lavoro, non potendosi considerare siccome civile un paese dove un sol uomo possa patire la fame”. “Noi siamo e noi soli” - aggiungeva interpretando, secondo un’opinione assai diffusa - “l’irrinunciabile eredità del cristianesimo sociale, i veri discepoli del vostro Gesù; noi che ci studiamo di combattere senza posa la povertà e l’ignoranza”. La dichiarazione di Ricciardi non mancava di piacere ai molti che nella Massoneria avevano sempre veduto [...] lo strumento per propugnare e sviluppare il Dogma della Scienza, del Lavoro, della Fratellanza, della Solidarietà. [...] Le adesioni al programma ricciardiano suonavano con diversi accenti. “Figuratevi se io non applaudisca pienamente a qualunque propaganda che promuova la Ragione e combatta le favole cristiane e le superstizioni cattoliche”. Adesioni anche dal garibaldino Victor Hugo (“La mia anima verrà”, scrisse) e dal grande linguista Emile Littré, famosissimo tra gli allievi del pontefice del positivismo Augusto Comte”. In molte Logge non solo si professa il “libero pensiero” ma si arriva a portare agli estremi l’ontologia massonica fino a rifiutare qualsiasi religione rivelata. Si prende particolare gusto a farlo sapere fuori, ostentando una volontà di lotta contro quanto sapesse di clero e di religione: atteggiamento motivato con l’urgenza politica di completare il programma di unificazione nazionale con la eliminazione dello stato pontificio, ma che di fatto travalicava la questione del “temporalismo ecclesiastico” e investiva l’essenza stessa del cristianesimo, liquidato sommariamente come cumulo di menzogne. Si andava già delineando quel contrasto tra le due anime della Comunione Massonica Italiana - quella più marcatamente laica ed anti-clericale e quella più legata alla Ortodossia della Tradizione Liberomuratoria - che, decine di anni dopo, porterà alla prima scissione. Il Fratello Giosué Carducci arriva a dichiarare: “Siamo tutti Satanisti”. L’ennesima provocazione. Qualche anno prima aveva dato alle stampe il suo satirico Inno a Satana, che aveva suscitato tanto scalpore e tante critiche, anche tra le colonne.

 

(chi fosse interessato al seguito e, più in generale all'argomento puo' chiedere in redazione nota e riferimenti bibliografici)