Un albergo a Fossanova, anzi...in Abbazia

Nome in codice...Giubileo

Un progetto. Le perplessità. Cosa non si farebbe in nome del Denaro

di ANDREA GROTTI


Quando Socrate fu dichiarato dall’Oracolo di Delfi l’uomo più sapiente di tutti, stupito se ne andò in giro a interrogare quelli che sembravano e si credevano sapienti e si accorse che la loro sapienza era nulla. Capì allora il significato dell’Oracolo: nessuno degli uomini sa nulla veramente, ma è sapiente chi "sa di non sapere", non chi si illude di sapere e ignora così la sua stessa ignoranza della verità. In realtà, solo chi sa di non sapere ricerca per sapere, indaga per scoprire, mentre chi crede di sapere non si pone alla ricerca e rimane inevitabilmente lontano dalla verità e dalla virtù: "sapere di non sapere è l’inizio della scienza e la base della verità".
Perché questa premessa di carattere filosofico?< Perché menti illuminate hanno progettato di smembrare, di mutilare un monumento tra i più belli e significativi d’Italia e del mondo: trattasi dell’antica Abbazia cistercense di Fossanova del XIII secolo nel Comune di Priverno in provincia di Latina, alla quale ci si dovrebbe accostare con profondo rispetto e con il sacro timore di poterla profanare. Di fronte a un progetto che intende manomettere una struttura così mirabile e significativa sorge il sospetto che amministratori e progettisti "non sanno di non sapere" socraticamente e quindi non si sono posti il problema della ricerca del valore storico-religioso-etico-estetico e sociale della Abbazia di Fossanova. Hanno, di conseguenza, osato mettere le mani su una struttura che in ogni pietra, che in ogni angolo, in ogni luogo di essa parla di valori religiosi, estetici, morali e civili; su una struttura che è stata, a partire dall’XI secolo, centro della "Renovatio" della fede e dei costumi scaduti sia nell’ambito della vita religiosa, sia nella società civile. Se appena fossero stati sfiorati dal dubbio che forse "sapevano di non sapere" e che era necessaria una ricerca, per scoprire la storia e il valore di quella vetusta abbazia (sul piano religioso e sociale) il "progetto di recupero e adeguamento funzionale ai fini ricettivi di un settore del monastero - legge 25/12/96 n. 561 Giubileo del 2000" non sarebbe mai stato partorito. Ci si sarebbe fermati di fronte al rispetto che merita una struttura famosa per la storia e per i valori che ha espresso per 1300 lunghissimi anni, ossia per ben 13 secoli, a partire dal lontano VII secolo d.C. Ma non solo le menti degli amministratori e degli esecutori si sarebbero fermate in forza di quella "socratica saggezza", ma anche la Sovrintendenza alle Belle Arti non avrebbe osato dare il suo benestare ad un’operazione che sa tanto di irrazionalità, per non parlare di pura follia..... E si sarebbero già dati una.... mossa gli Organi e le Autorità dello Stato a cui il WWF e l’Organizzazione Italia Nostra hanno inoltrato sollecito ricorso, onde bloccare l’assurdo progetto. La saggezza di Aristotele definiva come "la disciplina razionale delle faccende umane" e "la virtù che determina ciò che è bene o male per l’uomo" evidentemente non rientra più tra le virtù dell’uomo. Prevalgono così da un lato la presunzione che tutto ciò che facciamo non è soggetto ad errore e dall’altro la presunzione di poter agire impunemente e senza il minimo dubbio, il famoso dubbio metodico che attraversa quasi tutta la filosofia greca, ma che fu valorizzato, come sistema di ricerca della verità, da Agostino, vescovo di Ippona e Padre della Chiesa e dal grande razionalista Descartes (Cartesio). Ecco molto sinteticamente la parte essenziale del progetto:
1.. ricavare da parte delle strutture dell’Abbazia cistercense CAMERE doppie con bagno con 40 posti (I stralcio), aumentati con la futura ristrutturazione dell’Antica FORESTERIA;
2.. allocare un ascensore funzionante e visibile dall’esterno;
3.. costruire una reception, bar, sala per colazione ecc.
Di fronte all’assurdità di tale progetto chiediamoci: hanno gli amministratori e i tecnici la coscienza di ciò che ha rappresentato nei secoli e continua a rappresentare sul piano religioso, estetico, etico e sociale l’Abbazia cistercense di Fossanova? Hanno questa coscienza storico-sociale e religiosa, riguardo all’Abbazia, la dirigenza delle Belle Arti e le Autorità che assistono indifferenti alla "profanazione" irresponsabile e irrazionale di un monumento sacro e ricco di valori umani e sociali? Ed allora il WWF, come una persona comune che "sa di non sapere", si è attivato e ha promosso una ricerca attenta e approfondita sulla natura e il valore dell’Abbazia di Fossanova; sente perciò sorgere spontaneo l’impulso di risvegliare dal "sonno dogmatico", di Kantiana memoria, menti e coscienze. Presenta qui in sintesi la storia dell’Abbazia cistercense di Fossanova sia sul piano della nascita, sia su quello della sua importanza religiosa, etica e civile. L’Abbazia di Fossanova, quella attuale di stile gotico-cistercense, sorse nel XIII secolo sulle rovine di un’altra Badia, quella di S. Stefano fondata nel VII secolo dai seguaci e discepoli del grande asceta di Norcia, S. Benedetto. Erano quelli gli anni bui, succeduti alla caduta rovinosa dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.). Da Agostino a Orosio, a Prospero d’Aquitania, a molti altri testimoni degli eventi del V-VI secolo, tutti nei loro scritti, comunque originali e occasionati e a qualsiasi fine redatti, tutti ebbero e conservarono nel tempo questa impressione di un’Italia investita dall’onda barbarica e da essa lesa e diminuita in quanto toccata nella virtù per eccellenza che era Roma, la caput mundi, sede dell’Impero e insieme quella rinnovata dall’essere sede papale. La barbarie era tale soprattutto per questo suo invadere l’ambito sacro, oltre che la civiltà in tutte le sue manifestazioni, non richiamabile a una terra generica, ma ad una ben qualificata città, depositaria dei valori della civiltà classica, ma anche dei valori religiosi. Con l’invasione decadevano da un lato la "romanità" e i "principi della classicità" e dall’altro perivano "i valori religiosi e la società che questi valori avevano determinato". Sembrava che davanti all’avanzata dei barbari invasori e distruttori di ogni civiltà, concepiti come forza del male, il mondo italico niente sapesse trarre dal suo seno, onde contrastare la minaccia e l’orrore del pericolo mortale incombente. In effetti la fuga dell’Imperatore Valentiniano da Roma e il proposito suo di abbandonare l’Italia per la Gallia, l’impotenza del capo militare Ezio a fronteggiare l’invasore, la via aperta per Roma e quindi per il Lazio, oltre che per l’intera Penisola, apparivano gli anelli facili di una catena alla fine della quale si profilava la fine medesima dell’Italia. In questo scenario oscuro, di desolazione e di morte due figure si stagliano nitide: Papa Leone I, a buon diritto salutato con il nome di Magno, e di Benedetto da Norcia. Il primo, pur considerando pura leggenda quella della sua presenza miracolosa davanti al barbaro re, salvò Roma e l’Italia con il suo prestigio; il secondo salvò la civiltà Romana con l’Istituzione monastica. Infatti, segno caratteristico dei tempi tribolatissimi di allora fu la diffusione del Monachesimo in occidente, soprattutto in Italia nei secoli VI e VII per opera di Benedetto da Norcia (480-543); la Regola che fissava la vita del chiostro fu importante perché improntata a un giusto equilibrio tra vita attiva e vita contemplativa, tra fede e società civile: ora et labora. L’ordine benedettino salvò elementi importanti dell’antica civiltà, preparò energie e germi di risveglio e, raccogliendo insieme nell’uguaglianza della Regola romani e barbari, contribuì enormemente a quella fusione tra Germanismo e Romanità sotto l’egida cristiana, che fu la base della civiltà moderna. Benedetto, in mancanza di una vita integrale, raccolse in tutta la sua purezza e intensità l’ancor nuovo principio cristiano, non ancora del tutto affermato, e lo portò fuori del vecchio mondo romano imperiale corrotto e formò in libertà i nuclei della società nuova. Ora et labora: l’esperienza del divino e, insieme, allineamento su di essa di quella empirica chiamata al mondo e trasformare il secolo, contrassegnato dalla pesante presenza barbarica, in una rinnovata figura e luce di civiltà. Nella società italiana, compromessa e decaduta nei valori religiosi e della civiltà, occorreva una reazione, una lenta e graduale conversione ad un ideale di pratica cristiana radicale, maturata da Benedetto attraverso la sua educazione romana, ma anche in quella nursina severitas tradizionale e proverbiale. Occorreva, idea geniale, un’organizzazione monastica ricca di incidenze immediate e di implicazioni destinate a palesarsi, nei secoli futuri, nella penisola Italica in particolare. Benedetto era animato da uno spirito nuovo: non l’adattamento al preesistente, la continuazione fiacca del vecchio vivere quotidiano, ma l’energia di una vita nuova e di una ricostruzione totale.... Era essenziale rinnovare i costumi con una Regola nuova e severa. Con questa idealità nel VII secolo nacque in una zona da riscattare non solo spiritualmente, ma anche materialmente (dalla palude) la Badia di S. Stefano nel luogo che, qualche secolo dopo, prenderà il nome di Fossum Novum (Fossanova). Alla nascita del monastero Benedettino di S. Stefano è legata la Renovatio, ossia la rinascita della civiltà religiosa e sociale su basi nuove: ora et labora. I valori di quella "rinascita" hanno inciso anche sulla società civile per ben quattro secoli (fino alla rinascita dell’anno Mille) e trasformato una terra e una società incolte in "faro di civiltà". Con Montecassino la Badia di S. Stefano ha tenuto alta la fiaccola dei valori cristiani e umani universali. Tuttavia quella "carica" rinnovatrice, quella forza rigeneratrice aveva perso nel tempo la formidabile spinta iniziale e progressivamente il malcostume, la decadenza morale, religiosa e civile tornarono ad ammorbare la vita religiosa e sociale del Paese. Per sincerarsene basta rileggere l’Occupatio di Oddone di Cluny; si può riascoltare così vivida e inquieta la impellenza e la proposta della Restauratio (rinnovamento) contro il vizio, la corruzione, la degradazione dei costumi. E’ sufficiente rileggere la "vita Guadalberti" per cogliere il disagio di una società che ripiombava nel vizio, nella corruzione e che tornava a smarrire la strada dei valori universali ed etici. Dalla Occupatio di Oddone emergono con forza le linee imprescindibili della necessaria riforma. Negli anni più pesanti della storia della chiesa e della società la Renovatio partiva ancora una volta da quelle comunità che nel loro silenzio e nel loro isolamento avevano saputo intendere e giudicare la tristezza dei tempi alla luce di una rinnovata lotta contro il malcostume in nome di uno spirito nuovo di povertà e di purezza evangelica. Anche in questo periodo buio del cosiddetto "secolo di ferro" (il sec. X) la rinascita è benedettina. La spiritualità neo-monastica trovava conferma nella violenta condanna di ciò che è per se contro lo spirito, nella riemergente istanza della rinascita nella vita cristiana e sociale. E’ questa la nuova spiritualità all’indomani dell’anno Mille , dopo la grande paura: spiritualità incentrata sulla Renovatio, accesa e consumata nell’ideale della riforma, dettata da una splendida e generale "reinvenzione" della regola benedettina. Lo spirito della rinascita questa volta viene dalla Francia, da Cluny (Oddone II) e da Cistercium (Bernardo di Clairvaux-Chiravalle): Vilitas et Extremitas Secundum Consilium Regulae. E’ questo il principio base della RIFORMA espressa nella "vita Guadalberti". Ma, attenzione, è qui il punto: la forza vitale della riforma viene trapiantata a Fossanova per opera di Bernardo di Chiaravalle, l’animatore del movimento della Renovatio cistercense in Italia. Fossanova diventa così il centro primo della rinascita per mezzo della Regola cistercense. Fu Innocenzo II che donò il territorio e la Badia di S. Stefano a Bernardino di Chiaravalle, perché la ripopolasse con i suoi monaci. Ma Bernardino opera il miracolo non solo della rinascita spirituale, ma, sulle vestigia della vecchia Badia benedettina, fa innalzare quel capolavoro purissimo di arte gotica, il primo esempio dell’arte cistercense in Italia: l’Abbazia di Fossanova. Lo spirito riformatore di Norcia, attraverso Cluny e Cistercium, ritorna ancora una volta a Fossanova, che diventa il centro fulgido e determinante della rinascita, insieme a Camaldoli e Vallombrosa. Nel momento in cui più intenso e con nettezza si avvertiva l’intollerabilità della secolarizzazione radicale del "regime ecclesiastico" (potere temporale", il deficit penoso dello spirito evangelico e l’adulterazione della testimonianza cristiana, si avviava a Fossanova impetuoso il clima della Rinascita. A Fossanova inizia il nuovo medioevo-cristiano, dopo la crisi che culminerà nel "secolo di ferro". Rifioriscono lo spirito e l’ardore di una regola rivisitata, rivitalizzata e riadattata come pietra angolare nella costruzione della nuova società più giusta e solidale, più cristiana nel senso genuino e originario. La spinta veniva dalla Borgogna (Cluny) e, paradossalmente, fu Alberico, figlio di Marozia, che si pose in contatto con il centro di Cluny e chiamò a Roma l’Abbate Oddone II. Per questo ebbe il titolo di "princeps romanorum et cultor monasteriorum". Fossanova assurse a centro della Renovatio e oscurò, in quel periodo, lo stesso Monastero di Montecassino; ma la cosa non può turbare più di tanto, perché Montecassino non partecipa direttamente alla Renovatio, ma in un certo senso la subisce. Di fronte a quello che ha rappresentato l’Abbazia di Fossanova nei secoli, la rinascita operata nel silenzio e nella meditazione, è possibile pensare a un progetto che ne snaturerebbe oggi la funzione che ha esercitato per secoli? La risposta (che del resto si immagina puramente retorica) al lettore e agli amministratori direttamente interessati. Ed ora passiamo a considerare il valore estetico. L’Abbazia di Fossanova è il primo esempio di arte gotico-cistercense in Italia. Nell’arte cistercense tutto è ridotto all’essenziale. Il risultato è la "linearità" degli elementi costruttivi e la semplicità delle linee. Tutto è ridotto alla "nudità" e alla "semplicità" delle strutture. Purezza di idee, purezza di costumi, purezza di elementi costruttivi: è questa l’idea dominante del mondo monastico nei secoli XI-XIV e nell’arte cistercense. I principi teorici sono stati calati in modo mirabile nella struttura dell’Abbazia di Fossanova (e delle altre consorelle). In questa struttura è finalizzata la realizzazione del milieu storico e delle idee professate. Abbiamo così un "lucidus ordo" distintivo di ogni abbazia, frutto del "liberusuum" di Bernardo di Chiaravalle. Quel liber usuum è rimasto intatto nel tempo. Fossanova ne è il primo esempio pratico. Ogni cosa, nell’Abbazia, ha una sua funzione peculiare, ma il tutto deve rispettare anche l’esigenza estetica, oltre che pratica. Ora, un progetto che intende snaturare quel "lucidus ordo", ossia la disposizione razionale delle componenti dell’Abbazia, toglie al cultore e al semplice visitatore la possibilità di conoscere de visu la struttura particolare dell’Abbazia di Fossanova, cioè di un’Abbazia frutto dell’opera e dell’arte cistercense, che ha lasciato una traccia indelebile in quella costruzione mirabile. Quindi, oltre che attentare alla struttura sul piano storico-sociale e dei valori che ha espresso con la Riforma di Oddone e di Bernardino di Chiaravalle, il progetto offende la "razionalità", la quale vorrebbe che si lasciasse al pellegrino e al visitatore il gusto di ammirare nella sua "originalità la struttura abbaziale".
Se il progetto andasse in porto, i pellegrini vedrebbero una struttura moderna, ideata in funzione consumistica, con tanto di ascensore visibile, attaccata a una struttura che ha significato tutt’altro nel corso di tanti secoli. Dal punto di vista estetico poi sarebbe un’offesa all’arte in generale e a quella cistercense in particolare. Ma immaginate voi che una struttura moderna possa essere realizzata come parte integrante nell’Abbazia di Assisi o di Notre Dame a Parigi o a Montecassino? L’Abbazia di Fossanova rappresenta e impersona una religiosità e una storia di valori non inferiore alle costruzioni su citate. Merita tutto il rispetto.