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La Parola di Vita


aprile 1998

«Pregate, per non entrare in
tentazione»
(Lc 22, 46).


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In quella tragica notte nell'orto degli ulivi, Gesù sprona i suoi alla preghiera, con accenti accorati e usando per ben due volte le stesse parole: «Pregate, per non entrare in tentazione».
Questo passo del Vangelo, come del resto tutta la vita e l'insegnamento di Gesù, è un invito alla preghiera come qualcosa di indispensabile, di essenziale all'essere stesso di ogni uomo e di ogni donna.
Essendo stati creati a immagine di Dio, noi siamo in grado di allacciare una relazione con lui, di avere una comunione con lui. E questo è evidente anche nel pensiero e negli atteggiamenti dei fedeli delle più varie religioni.
Gandhi diceva che è più necessaria la preghiera all'anima che il cibo al corpo, perché il corpo può digiunare, l'anima no.
La preghiera cristiana, tuttavia, ha qualcosa di caratteristico.
Gesù pregava il Padre suo e ci ha insegnato a fare altrettanto, rivolgendoci a Dio come Abbà, Padre, papà, babbo mio, babbo nostro, con la certezza della sua protezione, con la sicurezza, con il cieco abbandono al suo amore, con quella forza e quell'ardore che ci permettono di affrontare ogni situazione della vita.


«Pregate, per non entrare in tentazione»

Sono parole che riecheggiano quelle del Padre nostro «non ci indurre in tentazione» che andrebbero meglio rese, secondo una recente esegesi¹, con «fa' che non entriamo in tentazione» e cioè con le stesse parole che Luca mette in bocca a Gesù nell'orto degli ulivi.
Perché questo forte richiamo di Gesù? Perché, conoscendo egli la natura umana, sa che, una volta scattata la molla della tentazione, essendo la «carne debole», c'è il pericolo che si ceda.
Siamo in mezzo al mondo e, da qualsiasi parte ci giriamo, troviamo qualcosa che è in antitesi con Cristo e con la sua mentalità. Nel Mondo si respira aria di consumismo, di edonismo, di materialismo, di secolarismo dappertutto.
Come difendersi da queste insidie sempre pronte a colpirci e poi a scoraggiarci?
Gesù ci indica il mezzo per eccellenza: la preghiera, ma poiché sa che da soli, in un mondo come il nostro, sarebbe difficile farcela, si offre lui stesso di darci una mano. In che maniera?
Pregando insieme, uniti nel suo nome e concordi nell'amore. Infatti, in questo modo, è lui stesso, presente fra noi secondo la sua promessa: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20), la nostra più grande risorsa nelle prove della vita. Infatti: «grande è la forza proveniente dall'essere riuniti... perché, stando riuniti insieme, cresce la carità; e, se cresce la carità, necessariamente cresce (fra noi) la realtà di Dio»².


«Pregate, per non entrare in tentazione»

Sono le parole angosciate dell'uomo-Dio, che vive il preludio della sua passione e vorrebbe evitare ai suoi discepoli dolori indicibili e dure lotte.

Per raccogliere e far nostre le parole di Gesù dobbiamo, dunque, rivolgerci, come lui, al Padre, con la coscienza della nostra fragilità, ma anche con estrema fiducia. E far questo sia con la preghiera personale, sia con quella comunitaria, dove Gesù è fra noi.


Chiara Lubich

¹ EMILE PUECH, Alle sorgenti della preghiera del Signore. Il mondo della Bibbia n. 5, 1990, p. 40.
² GIOVANNI CRISOSTOMO, in Epist. Ad Hebr., 10, 25, Hom. 19, 1; PG 63, 140.


Il presente commento ad un brano tratto dalla liturgia del mese e proposto per informare la vita quotidiana viene tradotto in 84 lingue e idiomi, e raggiunge oltre 14 milioni di persone in tutto il mondo, attraverso stampa, radio, televisione ed internet. Viene anche pubblicato sul periodico Città Nuova.

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